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Belmonte, il ristorante chiuso può riaprire: c'è un imprenditore interessato

Dopo l’inchiesta mafia, i pellegrini sognano la riapertura del ristorante

Belmonte, il ristorante chiuso può riaprire: c'è un imprenditore interessato

Belmonte, il ristorante chiuso può riaprire: c'è un imprenditore interessato

C’è una luce, finalmente. Fioca, ma c’è. Dopo anni di silenzio, voci e reticenze, il ristorante accanto al Santuario di Belmonte – quello chiuso all’improvviso, avvolto nel gelo della burocrazia e nella polvere di un’inchiesta per mafia – potrebbe tornare a vivere. A riaprire. A cucinare.

Sì, perché un imprenditore sembra intenzionato a rilevarlo. Un segnale concreto, non l’ennesima voce passeggera. Lo confermano dal Santuario stesso, attraverso un post sui social. Il locale è di proprietà dell’Ordine dei Frati Minori, e per troppo tempo è rimasto sbarrato: prima per problemi gestionali, poi per via di un nome – quello di Mario Vazzana, detto Franco – finito dentro l’inchiesta “Platinum” sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel Canavese.

Era il 2018 quando i fratelli Vazzana, già ritenuti affiliati alla cosca di Volpiano legata alle ‘ndrine di Platì, investivano 200 mila euro nel ristorante ai piedi del Sacro Monte. Ma gli affari non decollavano. Troppo pochi i pellegrini, scarsi i clienti. E allora si muovevano nel sottobosco: contatti politici, intermediazioni sospette, addirittura pressioni per far comprare alla Regione Piemonte l’intera struttura del Santuario da una contessa. Il tutto, per riqualificarla e dar fiato al loro ristorante. Un affare di facciata, come raccontano le carte dell'inchiesta.

La trattativa non è mai andata in porto. Ma le intercettazioni, i nomi altisonanti, le pressioni – a partire da quelle di Salvatore “Sasà” Gallo – sono finite tutte nero su bianco, nelle carte della Direzione Investigativa Antimafia. Il resto è cronaca giudiziaria.

Oggi, invece, si torna a parlare di futuro. E lo si fa con discrezione e prudenza, senza dimenticare il passato. Le trattative sono «a buon punto» ma la burocrazia – come sempre – rallenta. Il Santuario prega la Regina di Belmonte perché il percorso si appiani. Intanto, per far fronte all’afflusso crescente di fedeli e visitatori, il piccolo punto ristoro – ricavato nei locali dell’ex negozietto di articoli religiosi – si potenzia. Un forno a microonde, qualche piatto pronto, e la possibilità per i pellegrini di consumarlo gratuitamente in loco. Un gesto semplice, ma denso di significato.

E poi, a chiusura del mese mariano, l’appuntamento: venerdì 30 maggio, alle 21, tutte le 21 parrocchie dell’Unità pastorale 34 convergeranno a Belmonte per il Rosario meditato. Un momento di fede. Un’occasione per ritrovare il senso di comunità che questo luogo sa offrire, nonostante tutto.

Riaprire il ristorante, oggi, non sarebbe solo un atto economico. Sarebbe un atto di riscatto. Di pulizia. Di memoria. Sarebbe tornare a vivere davvero. Senza ombre.

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