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Riapre la leggendaria strada del Canavese: ora si lavora per un turismo sostenibile

Alta quota e sostenibilità: ecco il piano per regolare l’accesso al Nivolet

Riapre la leggendaria strada del Canavese: ora si lavora per un turismo sostenibile

Riapre la leggendaria strada del Canavese: ora si lavora per un turismo sostenibile

Dalle 8.30 di questa mattina, giovedì 19 giugno, si torna a respirare l’aria sottile e frizzante del Colle del Nivolet percorrendo in auto, in moto o in bici l’intera Strada Provinciale 50. Il tratto ad alta quota, quello che dal Lago Serrù (km 11+550, quota 2.275) conduce fino al Rifugio Savoia (km 18+460, quota 2.534), è ufficialmente riaperto al transito, dopo settimane di interventi e controlli da parte del personale del Circolo di Pont Canavese della Direzione Viabilità 1 della Città Metropolitana di Torino.

Un lavoro certosino, iniziato con lo sgombero della neve e proseguito con la verifica dello stato dell’asfalto, della segnaletica e dei paracarri. Sono state rimosse anche le masse nevose che ancora si staccavano dai muri bianchi ai lati della carreggiata. Insomma, la SP50 è di nuovo percorribile in sicurezza, pronta ad accogliere escursionisti, cicloturisti e automobilisti in cerca di paesaggi da cartolina.

Non è una strada qualunque. Il Nivolet è leggenda per gli amanti della montagna e per i fan del ciclismo. Indimenticabile la tappa del Giro d’Italia del 24 maggio 2019, con arrivo ai piedi della diga del Lago Serrù. Un trionfo di fatica e spettacolo, che ha proiettato il colle canavesano su una ribalta internazionale. Non a caso, negli ultimi anni, sono stati installati cartelli che forniscono ai ciclisti indicazioni preziose: distanza percorsa da Ceresole Reale, chilometri ancora da fare, pendenza e quota raggiunta. Simboli internazionali, ma emozioni tutte nostrane.

La SP 50 del Colle del Nivolet

Intanto, mentre la stagione estiva riparte, gli occhi sono puntati anche sulla regolamentazione dell’accesso. Perché se è vero che il Nivolet è un paradiso naturale, è altrettanto vero che va tutelato. A maggior ragione in un’epoca in cui la sostenibilità non è più un’opzione, ma un’urgenza.

La strada verso una mobilità più dolce è tracciata. È stato firmato da tutti gli enti coinvolti – Città Metropolitana di Torino, Regione Valle d’Aosta, Comuni di Ceresole Reale e Valsavarenche – il verbale della riunione della Commissione tecnica del 15 maggio scorso. Il documento approva l’impostazione di un progetto ambizioso: una Carta dei Servizi per regolare l’accesso alla SP50 nei periodi di maggiore affluenza, con l’introduzione di un numero chiuso di veicoli e il pagamento di un ticket che darà diritto non solo a parcheggiare lungo la strada, ma anche a usufruire di servizi informativi, visite guidate e iniziative per una fruizione consapevole.

Il Parco Nazionale del Gran Paradiso, promotore dell’iniziativa, ha già trasmesso oggi stesso una bozza di Accordo Quadro di Collaborazione. Obiettivo: partire già quest’estate, magari con una fase sperimentale. Si parla infatti di chiusura della SP50 nei due weekend finali di luglio e dal 2 al 31 agosto, tutti i giorni. A meno che – come auspicano in molti – i Comuni e le Regioni coinvolte non decidano di fare squadra e dare subito il via alla fase operativa.

Nel frattempo, sabato 21 giugno, un assaggio concreto di questa filosofia: la strada sarà chiusa al traffico motorizzato dalle 9.00 alle 15.00 per ospitare la nuova edizione della Biking Gal. Un evento ormai entrato nel cuore degli appassionati di bici e montagna, che quest’anno ha già raccolto oltre 300 adesioni. Numeri che testimoniano un interesse crescente verso una fruizione più sostenibile e rispettosa dell’ambiente.

Il paradosso è tutto qui: rendere accessibile un luogo straordinario, senza snaturarne l’identità. Perché il Nivolet è bellezza, ma anche equilibrio fragile. Un ecosistema che soffre l’eccessiva antropizzazione, ma che allo stesso tempo ha bisogno di essere vissuto, scoperto, raccontato.

La scommessa, allora, è culturale. Non si tratta soltanto di vietare o chiudere, ma di educare a un nuovo modo di vivere la montagna. Non più come parcheggio panoramico, ma come esperienza. Un passo avanti lo ha fatto proprio la Città Metropolitana di Torino con l’installazione dei cartelli per i ciclisti. Un altro lo farà, se il progetto decollerà, con l’introduzione della Carta dei Servizi. Ma servirà il contributo di tutti: amministrazioni, enti, operatori turistici e – soprattutto – cittadini.

Perché il Nivolet non è solo una strada. È un simbolo. E come tutti i simboli, va protetto, raccontato, rispettato. A partire da oggi. A partire da chi lo percorre.

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