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Il Comune fa dietro-front su Tari e strisce blu nei viali: ecco cosa è cambiato e perché

Dopo la bufera, sindaco e Giunta ritrattano (parzialmente). Soddisfatta l'Ascom. Brutta figura per il Partito Democratico...

Il Comune fa dietro-front su Tari e strisce blu nei viali: ecco cosa è cambiato e perché

Il Comune fa dietro-front su Tari e strisce blu nei viali: ecco cosa è cambiato e perché

Sembrava impossibile. Invece è successo. L’Amministrazione Castello, che fino a ieri blindava mozioni, minacciava sgomberi e giurava sulla necessità di punire i commercianti morosi come fossero criminali, oggi cambia tono. Cambia anche qualche regola. E, almeno in parte, fa retromarcia. Dopo le proteste di piazza, le urla in Consiglio comunale, i fischi, le accuse di arroganza e insensibilità, qualcosa si muove.

Succede che lunedì 17 giugno, in un incontro ufficiale a Palazzo Santa Chiara, il Comune e Ascom Confcommercio Chivasso si siedono attorno a un tavolo. Parlano. Discutono. E annunciano novità. Novità che sanno tanto di pentimento. Di correzione tardiva. Di consapevolezza che la linea dura tenuta finora non reggeva più. Troppo il rumore. Troppa la distanza con la realtà. E troppo evidente la figuraccia politica.

A prendere parte all’incontro ci sono Claudio Castello, Pasquale Centin (vicesindaco), l’assessora Chiara Casalino e il presidente Carlo Nicosia. Un tavolo istituzionale, certo. Ma anche una resa dei conti, mascherata da confronto costruttivo.

Svolta sul regolamento anti-evasione:
stop alle licenze sospese per debiti da 500 euro

Partiamo dal punto più critico: il famigerato “Regolamento disciplinante misure preventive per sostenere il contrasto dell'evasione dei tributi locali”, approvato il 3 aprile 2024. Una norma che, fino a ieri, prevedeva la possibilità di sospendere la licenza a chi avesse un debito TARI superiore a 500 euro. Una follia. Una misura punitiva sproporzionata, che aveva fatto gridare allo scandalo l’intero comparto commerciale.

Cinque. Cento. Euro. Bastava questo per essere trattati da evasori seriali. Per perdere il diritto a lavorare. Per vedersi chiudere il negozio. Per ritrovarsi, dall’oggi al domani, senza alcuna possibilità di replica.

Ebbene, dopo la bufera, il Comune cambia musica. A partire da luglio, quella soglia sarà innalzata a 3.000 euro, almeno per il prossimo biennio. Non è la rivoluzione, certo. Ma è un passo. Un riconoscimento implicito che la linea tenuta finora era, a dir poco, eccessiva.

E qui vale la pena ricordarlo ancora: a Torino, città anch’essa amministrata dal Partito Democratico, le revoche delle licenze si valutano solo per debiti superiori a 50.000 euro. Cinquantamila. Non tremila. E neppure cinquecento. Questa è la differenza tra chi usa la legge come strumento di giustizia e chi la brandisce come clava punitiva.

Rateizzazioni più lunghe: 84 mesi per respirare (forse)

Altra novità annunciata: l’aggiornamento del Regolamento generale delle Entrate. Verrà estesa la possibilità di rateizzare i pagamenti fino a 84 mesi, cioè sette anni. Ma attenzione: solo se si rispettano determinati requisiti. In altre parole, non è detto che tutti possano beneficiarne. Ma è comunque un segnale. Un piccolo varco nella porta blindata dell’austerità comunale.

Strisce blu

Sosta a pagamento: il pomeriggio diventa gratuito nei viali

E poi c’è il capitolo strisce blu. Anche qui arriva un cambio di rotta. Il Comune annuncia che dalle ore 16:00 alle 19:30, nei giorni feriali, la sosta sarà gratuita nelle aree dei viali. Una decisione figlia delle contestazioni durissime piovute nelle scorse settimane dopo l’introduzione della sosta a pagamento su viale Vittorio Veneto.

Ricordiamo tutti quel Consiglio comunale: urla, striscioni, indignazione. E il sindaco Castello che, con tono professorale, parlava di “coefficiente di rotazione degli stalli” e “riorganizzazione della mobilità urbana” mentre i negozianti lamentavano l’assenza dei clienti e la morte lenta del centro storico. Ora il Comune ci ripensa. E, forse, comincia a capire che l’urbanistica non può prescindere dall’economia reale.

Ci saranno anche correttivi per chi ha già pagato l’abbonamento annuale, anche se non è ancora chiaro come verranno calcolati e restituiti.

Nicosia: “Segnali importanti di ascolto”

A dare il tono conciliatorio all’incontro è Carlo Nicosia, che si dice soddisfatto delle aperture. Ecco le sue parole, riportate integralmente come da comunicato:

“Accogliamo con soddisfazione i provvedimenti annunciati dal Sindaco e dagli Assessori competenti. Si tratta di segnali importanti di ascolto e apertura verso le necessità delle imprese, in un momento complesso, segnato dalla contrazione del potere d’acquisto dei consumatori e dall’aumento dei costi fissi. Proseguiremo il nostro impegno in tutte le sedi, a partire dal Distretto Urbano del Commercio, per valorizzare ogni iniziativa utile a sostenere il commercio locale.”

Una dichiarazione che suona come un “abbiamo rotto il muro”. E che certifica, nero su bianco, che le proteste hanno ottenuto un risultato. Almeno parziale.

Castello: “Evitare concorrenza sleale, recuperare morosità”

Più tecnico il commento dell’Amministrazione, che non rinuncia a ribadire la linea legalitaria. Ecco il virgolettato completo dell’esecutivo:

“Questo confronto rappresenta un passo significativo nel rapporto tra amministrazione e categoria commerciale, volto a sostenere concretamente le imprese di Chivasso attraverso misure mirate. Ne è testimonianza la revisione dell’applicazione della norma antievasione, che servirà ad evitare la concorrenza sleale tra operatori economici causata dall’omesso pagamento dei tributi, oltre a contribuire al recupero della consistente morosità che grava sul bilancio comunale. Riteniamo che lavorando insieme, possiamo fare molto perché ciò avvenga”.

Una presa d’atto elegante. Ma che, sotto sotto, sa tanto di resa.

Sbugiardati Mazzer e Perfetto:
brutta figura per Pd e presidenza del Consiglio

Se oggi Castello e giunta annunciano aperture, chi esce con le ossa rotte da questa vicenda è soprattutto Stefano Mazzer, capogruppo del Partito Democratico, che solo pochi giorni fa aveva bocciato la mozione Buo-Prestìa-Falbo senza se e senza ma, rifugiandosi nei tecnicismi e nella retorica del “pagare tutti per pagare meno”. Quella stessa mozione che oggi viene in parte attuata, sia pure con altri tempi e altre parole.

Mazzer aveva negato ogni possibilità di modifica al regolamento TARI, aveva fatto muro sulla soglia dei 500 euro, e aveva in sostanza accusato i commercianti di voler aggirare le regole. Oggi viene clamorosamente smentito dai fatti. Una figuraccia politica.

Ancora peggio è andata a Alfonso Perfetto, presidente del Consiglio comunale, che in quella famosa seduta ha pensato bene di minacciare lo sgombero dell’aula e di zittire i cittadini in protesta con frasi degne di uno stadio e non di un’istituzione: “Questo è tifo da stadio, siamo nella sala del Consiglio”. Oggi quelle urla, quei fischi, quel disagio, vengono di fatto legittimati dalle decisioni dell’Amministrazione. Altro che tifo da stadio.

Una vittoria parziale. Ma pur sempre una vittoria

Sia chiaro: l’aumento della TARI resta. I commercianti continuano a pagare una quota sproporzionata rispetto alla produzione dei rifiuti. Le richieste più ampie – come la convocazione di SETA in Commissione o l’introduzione della TARI puntuale – restano sullo sfondo. Ma qualcosa è successo. Qualcosa si è incrinato nel muro di gomma del Comune. Le proteste, alla fine, hanno portato a una prima inversione di rotta.

La strada è lunga. Ma ora si sa che premere, protestare, scrivere, parlare… serve. Serve eccome. Soprattutto a Chivasso.

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