Cerca

Attualità

Minacce al figlio dell’assessore, ma l’opposizione non ci sta: “Basta strumentalizzazioni per zittirci!”

Il clima si infiamma, opposizioni all’attacco. Debernardi accusa sui social, le minoranze: “Usate il cervello voi”

Il post del sindaco Claudio Castello sui social che condanna l'accaduto, i consiglieri Prestìa, Marta e Buo

Il post del sindaco Claudio Castello sui social che condanna l'accaduto, i consiglieri Prestìa, Marta e Buo

“Le parole sono importanti, più sei violento e più troverai un deficiente che le fa proprie e le mette in pratica. Di deficienti ce ne saranno sempre, quindi prima di aprire la bocca usiamo il cervello.” Firmato Fabrizio Debernardi, l'assessore di Sinistra Ecologista sempre attivissimo sui social, sulla sua bacheca Facebook.

Ancora una volta, il social diventa il megafono preferito per un messaggio che suona come un’accusa. A chi è rivolto, è chiaro: all’opposizione. Accusata neanche troppo velatamente di alimentare il clima di tensione che avrebbe portato a un presunto episodio di intimidazione verbale contro il figlio di un assessore, reo soltanto di essere parente di chi ha approvato l’aumento della TARI.

Il caso è esploso dopo l’ultima seduta del Consiglio comunale, quando un gruppo nutrito di commercianti aveva contestato duramente la Giunta guidata da Claudio Castello per l’aumento della tassa rifiuti.

Un aumento che colpisce in modo significativo proprio la categoria dei piccoli imprenditori.

Nei giorni successivi, la maggioranza ha diffuso un comunicato dai toni gravi, parlando di “minacce pesanti in strada” ai danni del figlio di un assessore, colpevole soltanto – si legge nella nota – di essere “il figlio di uno di quelli che hanno aumentato la TARI”.

Il post dell'assessore Debernardi

Il comunicato, firmato da Partito Democratico, Noi per Chivasso, Sinistra Ecologista Chivasso e Chivasso in Movimento, condanna l’episodio e lancia un’accusa precisa: il clima d’odio sarebbe alimentato dalla “demagogia sparsa a piene mani da alcuni consiglieri della minoranza, ed amplificata a dismisura sui social”. Secondo la maggioranza, le opposizioni avrebbero fomentato il malcontento per puro populismo, ignorando il fatto che gli aumenti siano determinati da ARERA e non dalla volontà politica della singola amministrazione. “Ai singoli Comuni è consentita soltanto una minima autonomia di gestione tariffaria”, si legge ancora nella nota, che conclude con un appello: “auspichiamo che i toni della polemica politica rientrino al più presto nell’alveo del confronto civile e democratico”.

Ma le opposizioni non ci stanno. E passano al contrattacco. Il gruppo consiliare Per Chivasso, guidato da Bruno Prestìa, non usa giri di parole: “Usare però questo triste episodio per scaricare inesistenti colpe all’opposizione è vile almeno quanto quello che è successo”. Il comunicato parte da una premessa netta: “Il gruppo Per Chivasso esprime la massima solidarietà al figlio di un assessore e alla sua famiglia”, ma si scaglia con forza contro la narrazione della maggioranza. “FACCIANO I NOMI, invece di accusare alla cieca…”, scrive Prestìa. Poi ricostruisce quanto accaduto in Consiglio: una sala gremita di cittadini, in gran parte commercianti, trovatisi di fronte quattro agenti della Polizia Municipale schierati davanti agli scranni della Giunta. “Quasi a voler dire non avvicinatevi”. Una scena che, secondo Prestìa, ha avuto un effetto intimidatorio sui presenti. Alla prima contestazione, l’Amministrazione avrebbe minacciato di sgomberare l’aula, causando l’immediato abbandono da parte del pubblico. Per Prestìa, la colpa non è dell’opposizione: “Non è certo colpa delle opposizioni che fanno esclusivamente il lavoro per cui sono stati legittimamente delegati dai cittadini, se un o una ignorante ha insultato il figlio di un assessore”. E conclude: “Se questo serve a distrarre da quanto è successo l’altra sera, allora la città perde ancora una volta”.

Anche LiberaMente Democratici, con la consigliera Claudia Buo, interviene duramente, pubblicando un manifesto dal titolo emblematico: “Succede a Chivasso. Ma cosa accade per davvero?”. Dopo aver espresso “solidarietà piena al ragazzo e alla famiglia”, il testo attacca frontalmente: “Ma strumentalizzare un episodio per zittire le legittime critiche è inaccettabile”. Il comunicato è un j’accuse in piena regola. Elenca punto per punto tutto ciò che – secondo Buo – non funziona nell’attuale amministrazione: “Succede a Chivasso che un nutrito gruppo di commercianti venga accolto dallo schieramento della Polizia Locale per aver contestato pacificamente l’aumento della TARI”. E ancora: “Succede a Chivasso che di fronte alle proteste legittime di un’intera categoria, il sindaco scelga ancora una volta il silenzio”. Parole pesanti anche contro il presidente del Consiglio Comunale, accusato di aver trasformato l’aula in “uno spazio ostile ai cittadini”, e contro il capogruppo del PD che – scrive Buo – avrebbe insinuato “che commercianti e imprenditori siano evasori abituali”. L’affondo più amaro arriva con la constatazione che “una giunta di centrosinistra riesca nell’impresa di compattare contro di sé tutte le sigle sindacali”, a dimostrazione – secondo Buo – di una gestione improvvisata, isolata e in contraddizione con le parti sociali. Il manifesto si chiude con un’immagine forte: “Succede a Chivasso che ci sia una grande assente: un’amministrazione capace di governare con competenza, trasparenza e rispetto”.

Alle voci di protesta si aggiunge quella di Clara Marta, capogruppo di Forza Italia in Consiglio comunale. Anche lei condanna senza riserve l’episodio, ma mette in guardia dal rischio di usare un fatto grave per scopi politici. “Il gesto di minacciare un ragazzo in strada solo perché ‘figlio di un assessore’ è profondamente preoccupante. È un fatto grave, che va condannato senza esitazioni. A lui e alla sua famiglia va la nostra piena solidarietà”.

Ma proprio per la serietà dell’episodio, chiarisce subito: “Non si può strumentalizzare un atto così doloroso per mettere a tacere il dissenso o screditare chi solleva questioni legittime. Le critiche politiche – anche forti – fanno parte del confronto democratico. La violenza, invece, va isolata, condannata e mai confusa con il diritto di parola”. Marta richiama alla lucidità e alla responsabilità, anche nel leggere il malessere che serpeggia tra i cittadini: “Comprendere il malessere dei cittadini non significa giustificare chi travalica ogni limite. Ma nemmeno trasformare il dibattito politico in terreno minato, dove ogni voce fuori dal coro viene etichettata come pericolosa”.

E chiude con un impegno concreto: “Continueremo a lavorare con rispetto e determinazione, anche quando non condividiamo certe scelte – come l’aumento della TARI. Lo faremo con proposte concrete, visione e senso delle istituzioni. Perché crediamo che la buona politica si faccia così: con responsabilità, umanità e coraggio”.

In questo clima teso, il post dell’assessore Debernardi non fa che aggiungere benzina sul fuoco. L’invito a “usare il cervello prima di aprire la bocca” suona come una condanna moralistica che non lascia spazio al confronto, ma solo a nuove fratture. Ad ulteriore benzina sul fuoco. A Chivasso la temperatura politica resta alta, e il rischio è che i cittadini – ancora una volta – si ritrovino spettatori disillusi di una battaglia che non ha realmente al centro gli interessi della collettività. I loro interessi.

Anzi, più che un rischio, una conferma... Come cantava Paolo Rossi - ahinoi - "era meglio morire da piccoli, suicidarsi col tappa-turaccioli, soffocarsi con tanti batuffoli, che vedere 'sto schifo da grandi!".

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori