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16 Giugno 2025 - 10:19
Blackout a Torino, l’attacco di Giachino: “Lo Russo chieda scusa ai cittadini"
Città al buio, cittadini esasperati, e un’ondata di polemiche che raggiunge Palazzo Civico. I blackout elettrici che nelle ultime ore hanno colpito diversi quartieri di Torino si trasformano in un caso politico. A sollevare il tema è Mino Giachino, responsabile piemontese dei trasporti per Fratelli d’Italia, che in una nota accusa apertamente l’amministrazione Lo Russo e invita il sindaco a fornire spiegazioni urgenti in Consiglio Comunale.
«In questi giorni ripetuti blackout hanno messo in difficoltà diverse zone della città – scrive Giachino – dai cittadini più anziani a bar, ristoranti, pizzerie che hanno dovuto chiudere, perdendo clientela e incassi. Spero che oggi il sindaco spieghi cosa è successo e mi auguro che chieda ai dirigenti di Iren di porgere almeno le scuse per i disservizi».
Il riferimento è alla raffica di guasti che si è abbattuta tra la tarda serata di domenica e il mattino di lunedì, colpendo duramente Mirafiori, Nizza Millefonti, San Paolo e zona Venchi Unica. A farne le spese sono state oltre 10.000 utenze, tra abitazioni, esercizi commerciali e uffici. Il disagio ha coinvolto anche l’illuminazione pubblica e i semafori, con ripercussioni evidenti sulla circolazione. A segnalare criticità anche la metropolitana torinese, che nella mattinata si è fermata per ben due volte, a causa di cali di tensione che hanno interessato la linea GTT.
Iren, la multiutility che gestisce la rete elettrica cittadina, ha fatto sapere che il problema è riconducibile a circa venti guasti sui cavi di media tensione, provocati probabilmente dalle alte temperature di questi giorni, che avrebbero surriscaldato il terreno compromettendo l’integrità dei condotti. Una seconda ipotesi riguarda l’uso massiccio dei condizionatori, accesi simultaneamente in case, negozi e uffici, con un conseguente picco nella domanda energetica. Entro mezzogiorno, spiegano dall’azienda, il numero delle utenze coinvolte era già sceso a 500, grazie al lavoro di venti squadre di emergenza messe in campo in via straordinaria.
Ma per Giachino non basta. L’esponente di Fratelli d’Italia punta il dito contro le scelte politiche del Comune, tornando anche su una questione di fondo: la gestione della rete elettrica torinese e la storia delle sue ex eccellenze industriali. «Torino – ha detto – è stata per decenni un modello di efficienza grazie alle sue aziende elettriche, dalla SiP alla Aem, strategiche per la crescita industriale e civile della regione. La Sip, nazionalizzata nel ’62, divenne poi un gigante delle telecomunicazioni. La Aem è diventata Iren, oggi partecipata anche dai Comuni di Genova e Parma».
Sotto la lente anche le scelte recenti dell’amministrazione torinese, che ha deciso di rafforzare la partecipazione del Comune in Iren, considerando la società una risorsa in grado di produrre utili per le casse cittadine. «Ma a fronte di dirigenti ben pagati – accusa Giachino – oggi i torinesi si trovano al buio, senza servizi e senza spiegazioni». Da qui la richiesta: «Serve un cambio di passo, serve competenza, servono amministratori capaci di gestire sanità, lavoro, trasporti ed energia. Basta con le poltrone a chi non sa affrontare l’emergenza».
Il blackout di queste ore è il primo importante dell’estate 2025, ma non è un caso isolato. Già nell’estate del 2023 Torino aveva dovuto affrontare più di dieci episodi simili. L’anno scorso, invece, il numero era stato più contenuto. Ma i cambiamenti climatici e le ondate di calore sempre più frequenti potrebbero rendere questo tipo di criticità più comuni anche nei mesi a venire. Ecco perché il nodo dell’affidabilità della rete elettrica diventa sempre più urgente da affrontare.
Iren ha promesso di avviare nelle prossime ore una serie di verifiche sui cavi per accertare con precisione l’origine dei guasti e intervenire in modo preventivo. Ma la sensazione, per molti cittadini, è che si sia già arrivati tardi. Frigoriferi spenti, condizionatori inutilizzabili, dispositivi scarichi, semafori in tilt: le ore trascorse al buio sono diventate per migliaia di torinesi l’ennesima dimostrazione di una fragilità strutturale.
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