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No al maxi allevamento: oltre 33.000 firme contro il progetto da 300.000 galline

Il Comitato R.I.S.O. lancia la protesta contro la struttura intensiva della Società Agricola Bruzzese: “A rischio salute, ambiente e il nome del Riso Arborio”

No al maxi allevamento:

No al maxi allevamento: oltre 33.000 firme contro il progetto da 300.000 galline

Ad Arborio, tra le risaie simbolo del Made in Italy, non c’è solo profumo di riso. Da settimane si respira preoccupazione, tensione e mobilitazione. Al centro della protesta c’è il progetto di un maxi allevamento intensivo di 300.000 galline ovaiole, promosso dalla Società Agricola Bruzzese e già in fase avanzata di costruzione. Una struttura imponente, destinata a sorgere a soli 1.500 metri dalle prime abitazioni del paese e a 3 chilometri da un parco e una riserva naturale.

A guidare la contestazione è il Comitato R.I.S.O.Rete Indipendente Solidarietà e Opposizione – formato da cittadini e associazioni locali, che ha lanciato una petizione online su Change.org raccogliendo oltre 33.000 firme in pochi giorni. L’obiettivo è chiaro: fermare il progetto e chiedere a Comune di Arborio, Provincia di Vercelli e Regione Piemonte la sospensione immediata dell’iter autorizzativo.

Nel testo della petizione si leggono dati che, secondo i promotori, delineano un quadro allarmante: 20.450 metri quadrati di suolo agricolo consumati irreversibilmente, 23.000 metri cubi d’acqua prelevati ogni anno in un territorio già esposto a stress idrico, e 19 tonnellate di ammoniaca immesse in atmosfera annualmente, con un impatto odorigeno non quantificato sulle residenze vicine.

Ma la questione non è solo ambientale. Il Comitato denuncia anche i rischi per la salute dei cittadini, la diminuzione del valore di case e terreni, la compromissione del nome e della qualità percepita del Riso Arborio, noto in tutto il mondo. Senza dimenticare la sorte dei 300.000 animali destinati a vivere in un ambiente intensivo, in condizioni criticate da molte associazioni per i diritti degli animali.

Questa struttura non è compatibile con la vocazione del nostro territorio”, scrivono gli attivisti. Non può essere il profitto di pochi a determinare il sacrificio dell’ambiente, della salute pubblica e della dignità animale. Questo allevamento rischia di compromettere l’immagine stessa del nostro riso, da sempre simbolo di qualità e sostenibilità”.

Il Comitato chiede un confronto pubblico con le autorità, rimasto finora assente, e si dice pronto a proseguire la mobilitazione con azioni sul territorio e pressioni istituzionali.Le firme raccolte dimostrano che la cittadinanza non è indifferente. Chiediamo che venga rispettata la volontà popolare e che il progetto venga sospeso prima che sia troppo tardi”.

La vicenda ha già superato i confini del Vercellese, attirando l’attenzione di ambientalisti, esperti, associazioni animaliste e cittadini da tutta Italia, preoccupati per un modello produttivo che continua a moltiplicarsi in diverse zone del Paese nonostante le crescenti critiche sul piano ambientale ed etico.

A oggi, nessuna risposta ufficiale è ancora arrivata da parte degli enti coinvolti. Ma ad Arborio la battaglia è appena cominciata. Il messaggio è chiaro: proteggere le persone, gli animali e l’ambiente è una priorità che vale più di ogni profitto. E il territorio non ha intenzione di restare in silenzio.

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