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Maxi-allevamento nel Vercellese, Slow Food all’attacco: “Modello sbagliato”

Previsti 274mila capi, 20mila metri quadri di suolo consumati e 19 tonnellate di ammoniaca all’anno. Il 22 giugno presidio a Cigliano

Maxi-allevamento nel Vercellese, Slow Food all’attacco

Maxi-allevamento nel Vercellese, Slow Food all’attacco: “Modello sbagliato” (foto di repertorio)

Slow Food alza la voce contro il progetto del maxi-allevamento di galline ovaiole ad Arborio, in provincia di Vercelli. Secondo quanto dichiarato da Slow Food Italia, Piemonte, Valle d'Aosta e dalla condotta di Vercelli, si tratta di una scelta sbagliata sotto ogni punto di vista, che rischia di lasciare un’impronta ambientale duratura e negativa sul territorio.

Lo stabilimento, che dovrebbe ospitare 274.000 esemplari, prevede un impatto significativo: oltre 20.000 metri quadrati di suolo agricolo verranno convertiti per uso industriale, saranno prelevati 23.000 metri cubi d’acqua e ogni anno verranno rilasciate in atmosfera circa 19 tonnellate di ammoniaca, con possibili ricadute gravi sulla qualità dell’aria, la salute pubblica e la biodiversità locale.

La posizione di Slow Food, però, non è solo una critica al singolo impianto o alla sua collocazione, ma una presa di posizione contro un modello di produzione industriale che viene definito “obsoleto e insostenibile”. L’associazione promuove invece una visione diversa: meno consumo di carne, più spazio a filiere locali e sistemi di allevamento sostenibili, in grado di garantire benessere animale, tutela ambientale e qualità per il consumatore.

Per dare concretezza a questa alternativa, domenica 22 giugno, nel pomeriggio, Slow Food Vercelli organizzerà un presidio simbolico a Cigliano, presso l’allevamento biologico La Verdella Piccola. L’azienda, che già adotta pratiche virtuose di allevamento, aprirà le sue porte al pubblico per mostrare un modello diverso, “dal basso”, incentrato sulla qualità e sul rispetto del ciclo naturale.

Un gesto, quello di Slow Food, che punta a trasformare la protesta in proposta. E a far riflettere sul futuro dell’agricoltura italiana.

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