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11 Giugno 2025 - 14:05
Casale e Balangero, lavori in corso sull’amianto: la Regione aggiorna, ma serve chiarezza
Si è svolta ieri la riunione del Comitato Strategico Amianto presso il Grattacielo Piemonte, alla presenza degli assessori regionali Federico Riboldi (Sanità) e Matteo Marnati (Ambiente ed Energia). Durante l’incontro è stato approvato un progetto per l’ottimizzazione della gestione dell’iter diagnostico-terapeutico-assistenziale e dell’attività di ricerca nei pazienti con sospetto di mesotelioma. Un documento che, secondo l’assessore Riboldi, rappresenterebbe un passo avanti significativo, anche in virtù della sua esperienza da ex sindaca di Casale Monferrato. «La Regione è fortemente impegnata sul fronte della ricerca del mesotelioma con la Rete Oncologica, con l’AOU Alessandria, con l’Asl di Alessandria e con tutte le istituzioni e le associazioni del territorio», ha dichiarato. Si è parlato anche dell’IRCCS Alessandria-Casale Monferrato, struttura dedicata alle patologie polmonari, il cui iter di istituzione è partito nel 2023 ma che, al momento, è ancora in fase di sviluppo.
Sul piano ambientale, la Regione ha annunciato un nuovo bando da 3 milioni di euro per il triennio 2025-2027, destinato alla bonifica di edifici pubblici contenenti amianto. La cifra, spalmata su tre anni, appare limitata rispetto alla mole di interventi da affrontare sul territorio. Per il settore privato si ipotizzano incentivi che uniscano la rimozione delle coperture in amianto con l’installazione di impianti fotovoltaici, ma al momento non sono stati forniti dettagli su tempi, modalità o soglie di accesso ai contributi.
«Stiamo proseguendo con la mappatura dell’amianto», ha dichiarato Marnati, che ha accennato all’utilizzo di nuove tecnologie e alla redazione di un nuovo Piano Regionale Amianto. È stato annunciato anche un settore dedicato all’interno della struttura regionale, ma non è chiaro quando inizierà operativamente a lavorare né quali strumenti avrà a disposizione.
Sul fronte delle bonifiche nei Siti di Interesse Nazionale, a Casale Monferrato proseguono gli interventi, in particolare su quelli definiti “polverini”, scarti delle lavorazioni Eternit. A Balangero, le operazioni riguardano impianti e aree da mettere in sicurezza. Anche qui, però, il quadro è in continua evoluzione e manca una valutazione chiara sull’efficacia degli interventi già realizzati.
Molti annunci, insomma. Ma restano da capire le tempistiche, la reale portata delle azioni promesse e il grado di coinvolgimento effettivo delle comunità locali. I cittadini che da anni convivono con l’amianto – e con le sue conseguenze – aspettano risposte concrete.
Nel 2024, secondo le stime dell’Osservatorio Nazionale Amianto, in Italia si sono registrati oltre 7.000 decessi legati all’esposizione all’amianto. Un primato negativo che colloca il nostro Paese al primo posto in Europa per numero di vittime da mesotelioma, una malattia professionale che colpisce soprattutto ex lavoratori dell’edilizia, della cantieristica navale e di numerose industrie pesanti. Secondo Doctor33 - il portale di informazione medica -, le morti per patologie asbesto-correlate nel mondo superano ormai le 200.000 l’anno, ma si tratta di una cifra probabilmente sottostimata.
In Italia, tra il 2010 e il 2020, le morti sono state quasi 17.000: una media di 1.545 l’anno, con un’incidenza nettamente più alta tra gli uomini.
Intanto, rimangono circa 40 milioni di tonnellate di amianto ancora presenti sul territorio nazionale.
Bonifiche lente, fondi insufficienti e piani regionali spesso solo abbozzati rendono la situazione poco rassicurante. Nonostante gli annunci, la gestione dell’emergenza sembra ancora parziale.
Anche la Regione Piemonte, che negli ultimi giorni ha approvato un nuovo progetto operativo per il mesotelioma e promesso un bando da 3 milioni per la bonifica di edifici pubblici, non ha fornito un cronoprogramma preciso né strumenti chiari per affrontare le urgenze.
In questo contesto, tornano alla memoria casi simbolo come quello di Cavagnolo, nel Chivassese.
Qui sorgeva la Saca Eternit, uno degli stabilimenti legati alla multinazionale svizzera responsabile di decenni di produzione incontrollata di amianto. Una delle storie più emblematiche è quella di Giulio Testore, operaio morto nel 2008 dopo aver lavorato per 27 anni tra le polveri senza protezioni adeguate. La sua storia si inserisce in un processo successivo al più ampio filone giudiziario noto come Eternit 1, avviato dal pool della Procura di Torino coordinato da Raffaele Guariniello, che per primo in Italia aveva trattato l’amianto non come semplice incidente sul lavoro, ma come disastro doloso continuato.
Nel 2018, il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, ex proprietario del gruppo Eternit, era stato condannato in primo grado a 4 anni di carcere. La sentenza venne poi ridimensionata in appello a un anno e otto mesi con pena sospesa. Infine, nel marzo 2025, la Cassazione ha annullato per la seconda volta la condanna, rinviando tutto a una nuova sezione della Corte d’Appello di Torino. Un ulteriore colpo per i familiari delle vittime e per chi si batte da decenni per ottenere giustizia.
Il caso Cavagnolo, come quello ben più noto di Casale Monferrato, rappresenta una ferita ancora aperta. E pone una domanda scomoda: è davvero possibile tutelare le persone quando le responsabilità industriali si diluiscono nel tempo, tra prescrizioni, competenze sfumate e riforme che cancellano i processi?
Nel frattempo, l’amianto continua a uccidere. In silenzio. O quasi.
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