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09 Giugno 2025 - 16:21
Un tuffo nel cacao: Torino conquista anche l’ambasciatore del Belgio (foto di repertorio)
Non è solo una questione di gusto. Quando si parla di cioccolato, entrano in gioco identità, storia, cultura e diplomazia economica. Lo ha dimostrato chiaramente la visita dell’Ambasciatore del Belgio in Italia, Pierre-Emmanuel De Bauw, che lo scorso 4 giugno ha attraversato le sale del Museo del Cioccolato e del Gianduja Choco-Story di Torino, primo museo della rete internazionale ad aprire nel nostro Paese, diventando il quindicesimo nel mondo.
Ad accoglierlo, insieme al Console Onorario del Belgio a Torino, Giovanni Vittorio Giunipero di Corteranzo, c’erano Alberto Molinari, general manager di Puratos Italia, Pierangelo Rossetto per Puratos Rossetto e Beatrice Cagliero, direttrice del Museo. L’iniziativa porta la firma e la passione visionaria di Eddy Van Belle, già presidente del gruppo Puratos e collezionista d’eccezione. È lui l’ideatore del concept “Choco-Story”, una rete di musei dedicati alla storia del cioccolato presenti in Belgio, Francia, Repubblica Ceca, Libano e Messico. Quello di Torino, aperto meno di un anno fa in via Paolo Sacchi 38, è oggi un piccolo gioiello nel cuore del Piemonte, terra che con il cacao ha un legame antico e profondissimo.
Il percorso espositivo – interattivo, multilingua, adatto a tutte le età – racconta il viaggio del cacao dalle civiltà precolombiane ai maestri cioccolatieri contemporanei, passando per Torino, città che nel 1678 ottenne la prima licenza per la vendita di bevande al cioccolato. E che a metà Ottocento vide nascere il Gianduiotto, primo cioccolatino incartato al mondo e oggi prodotto IGP. Una narrazione che non dimentica l’anima artigianale: parte dell’esposizione è dedicata alle macchine storiche di inizio Novecento, provenienti dai laboratori della pasticceria Pfatisch, oggi finalmente visibili al pubblico.
«In me questa visita suscita un sentimento di orgoglio – ha detto l’Ambasciatore De Bauw – per i legami tra il Belgio e il Piemonte resi possibili dal cioccolato. Vedere Puratos così attiva in Italia è motivo di grande soddisfazione». Gli ha fatto eco Alberto Molinari, che ha sottolineato come il Museo rappresenti «il frutto di mesi di lavoro e il simbolo di un’unione profonda tra la tradizione belga del cacao e l’eccellenza italiana, piemontese in particolare, nel mondo della pasticceria».
Il progetto, fortemente sostenuto da Puratos Group, multinazionale belga con sede in Italia a Parma, si inserisce in un rapporto economico bilaterale in continua espansione. Il Belgio è oggi uno dei partner commerciali più strategici dell’Italia: nel solo 2024, l’interscambio ha toccato i 45,5 miliardi di euro, con un saldo negativo per il nostro Paese di circa 6,9 miliardi. Le importazioni belghe in Italia comprendono non solo materie prime ma anche prodotti finiti di alta qualità come cioccolato, birra artigianale e specialità gastronomiche. Le esportazioni italiane, invece, si concentrano su farmaceutica, macchinari, alimentari, metalli e trasporti.
Il museo torinese rappresenta anche un avamposto simbolico in questa cooperazione, capace di raccontare storie e prodotti, ma anche di costruire relazioni istituzionali, economiche e culturali. «È un esempio virtuoso – ha dichiarato Francesco Ciocatto, titolare della storica pasticceria Pfatisch – di come la memoria, l’impresa e il territorio possano dialogare in un unico spazio. Aver donato al museo i nostri macchinari è un atto di amore verso la nostra storia».
Oggi il Choco-Story di Torino è più di un museo: è un laboratorio aperto, una finestra sul passato e una passerella sul futuro, dove cioccolato e diplomazia si incontrano, raccontando un’Europa che costruisce ponti anche attraverso il gusto.
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