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Castellamonte sommersa dai rifiuti, ma i cittadini non si arrendono e lanciano l’hashtag #taggailmaiale

Nuovo episodio di discarica abusiva a Castellamonte: indagini in corso per identificare i responsabili

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Castellamonte sommersa dai rifiuti, ma i cittadini non si arrendono e lancia l’hashtag #taggailmaiale

Nel verde del Canavese torna a esplodere un problema che sembra immune a sanzioni, appelli e campagne di sensibilizzazione: l’abbandono selvaggio dei rifiuti. A Castellamonte, e in particolare nella frazione di Sant’Anna Boschi, l’ennesimo atto di inciviltà ha riacceso l’indignazione dei cittadini e rilanciato un simbolo digitale di protesta che ormai è diventato virale: l’hashtag #taggailmaiale.

Nei pressi del piccolo cimitero della frazione, qualcuno ha scaricato materiali di ogni tipo, trasformando lo spazio pubblico in una discarica improvvisata. L’elenco è surreale: un sedile di auto, quadri, cuscini, coperte. Oggetti buttati come se nulla fosse, nel cuore di un’area verde e tranquilla. Non è solo spazzatura: è un’offesa a una comunità intera, un attacco al senso civico, alla dignità dei luoghi e delle persone.

L’episodio è stato subito fotografato e diffuso in rete, dove le immagini hanno raccolto decine di commenti, condivisioni, denunce. E ancora una volta il grido collettivo è passato da quello slogan ormai consolidato: tagga il maiale, un invito a non restare indifferenti, a documentare, a denunciare. Perché anche un post su Facebook o una storia su Instagram possono diventare strumenti di pressione, di vergogna pubblica, di difesa attiva del territorio.

Ma i social da soli non bastano. Le forze dell’ordine e l’amministrazione comunale sono già entrate in azione. L’area è stata ispezionata, i rifiuti catalogati, e sono in corso verifiche per risalire agli autori del gesto. Le indagini non sono semplici, ma non è la prima volta che a Castellamonte si cerca di individuare chi offende il paesaggio con i propri scarti. In passato, la collaborazione tra il Comune – guidato da Palazzo Antonelli – la polizia locale diretta dal comandante Marco Maggio e le guardie ambientali ha già portato alla sanzione di più trasgressori. Un lavoro che prosegue tra burocrazia e ostacoli, ma che ha dimostrato che identificare i responsabili è possibile, se c’è determinazione e rete tra cittadini e istituzioni.

Abbandono rifiuti

Perché il punto, oggi, non è solo punire. È prevenire. È educare. È non arrendersi all’idea che tutto sia perduto. L’abbandono dei rifiuti non è una fatalità: è una scelta deliberata di chi preferisce il proprio comodo al rispetto per gli altri. Chi abbandona oggetti ingombranti in un campo, ai piedi di una cappella, accanto a un fiume o a un cimitero, sta scegliendo di colpire il bene comune.

Ecco perché serve di più. Serve che ogni cittadino si senta parte attiva, non solo spettatore scandalizzato. Serve che la denuncia non resti digitale, ma si trasformi in pressione politica, in comportamenti quotidiani virtuosi, in attenzione concreta. Serve che chi assiste a uno scarico illecito chiami i vigili, che chi vede qualcuno caricare una lavatrice in macchina con destinazione ignota si faccia domande. Serve che la rete di controllo sia ovunque, sempre, e che la vergogna sociale arrivi prima della multa.

Perché dietro un sacco nero gettato di notte può esserci una storia di pigrizia, di ignoranza, ma anche di arroganza. E contro l’arroganza non bastano le multe: serve una cultura del rispetto che parta da scuola, da casa, dalla comunità.

A Castellamonte questa cultura esiste, resiste e si organizza. Lo dimostra la velocità con cui l’ultimo episodio è stato denunciato, la prontezza dell’intervento delle autorità, l’eco raccolta online. Eppure, non basta ancora. Ogni nuovo cumulo di rifiuti è una ferita aperta, un segnale che qualcosa ancora non funziona.

E allora la vera sfida è non abituarsi. Non dire “succede ovunque”. Non chiudere gli occhi. Fare di ogni sacco abbandonato una battaglia, e di ogni angolo del paese un presidio di civiltà. Solo così il Canavese potrà tornare a respirare la bellezza che merita.

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