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Cronaca
07 Giugno 2025 - 14:55
Augusta Montaruli (FDI)
Un commando composto da una trentina di antagonisti, volti coperti e attrezzi da scasso alla mano, ha preso di mira nella serata di ieri la sede di Fratelli d’Italia e Gioventù Nazionale nel quartiere Barriera di Milano, a Torino. Un assalto violento, organizzato, mirato. Prima hanno tentato di forzare la serranda con picconi e piedi di porco. Poi, non riuscendo a entrare, hanno lanciato olio esausto e volantini minatori con la scritta: “Fratelli d’Italia primi della lista”.
Non era una provocazione qualunque. Non una bravata notturna. Ma un atto di intimidazione politica, chiaro, crudo, inquietante. A pochi minuti dalla chiusura, la sede era ancora presidiata dai militanti del partito, che fortunatamente non sono rimasti feriti. Ma la tensione è esplosa di nuovo, a distanza di poche settimane da quanto accaduto il 25 aprile, quando un corteo di estrema sinistra aveva costretto i presenti a barricarsi all’interno della sede per evitare il contatto diretto.
L’attacco di ieri è l’ennesimo episodio che riporta la tensione politica cittadina su un terreno pericolosamente scivoloso. Le modalità dell’azione — rapide, coordinate, violente — ricordano da vicino le incursioni del passato firmate dalla galassia antagonista torinese, radicata nei centri sociali e già nota per azioni simili. Una parte radicale che, secondo i vertici di Fratelli d’Italia, “vuole riportare l’Italia agli anni bui del terrorismo”.
“La spirale di violenza che ha messo nel mirino la nostra sede a Barriera di Milano è inquietante” hanno dichiarato in una nota congiunta Augusta Montaruli, vicecapogruppo di Fdi alla Camera, e Maurizio Marrone, assessore della Regione Piemonte. “Serve una presa di posizione forte da parte di tutto il mondo politico. Troppo spesso, in questa città, si è concessa agibilità ai centri sociali che della violenza fanno la loro arma. Ma la nostra sede resterà aperta, viva e presente. Non lasceremo Torino in mano a chi semina odio”.
Oltre agli attrezzi da scasso, i militanti hanno lasciato una scia di messaggi intimidatori, messi nero su bianco su volantini distribuiti e lasciati sul posto. Una dichiarazione di guerra simbolica, ma chiarissima. “Fratelli d’Italia primi della lista”: un’allusione minacciosa che rimanda ai tempi della lotta armata, ai bersagli ideologici tracciati dai gruppi estremisti negli anni ’70. È su questo rischio che si concentrano le reazioni più dure.
“Non è vandalismo: è un attacco alla democrazia” ha dichiarato il senatore questore Gaetano Nastri. “Chi usa la violenza per intimidire un partito politico non sta protestando: sta scegliendo deliberatamente la strada della sopraffazione. Ed è compito delle istituzioni — tutte — reagire con fermezza. Non ci troviamo di fronte a un gesto isolato, ma a una strategia precisa: creare paura e limitare la libertà di agire di chi la pensa diversamente.”
Il senatore questore Gaetano Nastri
Anche il deputato e questore della Camera Paolo Trancassini ha parlato di “atto infame”, rivendicando con decisione il diritto di Fdi a essere presente sul territorio senza doversi difendere dalla violenza: “Non arretriamo di un passo. Mentre aspettiamo una condanna trasversale da tutte le forze politiche, noi continueremo a esserci, nei quartieri, tra la gente, a testa alta. La democrazia non si piega davanti all’intolleranza cieca di chi non ha argomenti, ma solo rabbia.”
Una presa di posizione netta, che chiede — e pretende — solidarietà istituzionale. Non solo parole, ma scelte concrete: contrastare con decisione chi tenta di soffocare il confronto democratico con la minaccia fisica.
"L'assalto alla sede di Fratelli d'Italia a Torino, nel quartier Barriera di Milano, è un'azione che rievoca la stagione più buia dello squadrismo extraparlamentare di sinistra. Occorre una censura unanime, una prova di maturità politica per isolare la violenza e lasciarsi alle spalle ogni residuo di complicità con i sedicenti eredi del terrore rosso". Lo ha dichiarato il Ministro della Cultura, Alessandro Giuli.
L’assalto in Barriera di Milano segna un punto di non ritorno nel confronto politico torinese. A preoccupare non è solo l’atto in sé, ma il silenzio di chi finge di non vedere, o peggio, minimizza. Perché quando la politica viene assalita con picconi, non si tratta più di dissenso, ma di violenza organizzata. E in gioco non c’è solo la sicurezza di una sede di partito. C’è il diritto di tutti — a sinistra come a destra — di esistere, parlare e agire in libertà.
"Ho manifestato tramite i consiglieri comunali Giovanni Crosetto, Enzo Liardo e Ferrante De Benedictis la mia solidarietà a Fratelli d'Italia per l'attacco alla loro sede in Barriera di Milano, che evidenzia solo la stupidità dei violenti". E' quanto scrive sui social, da Torino, il consigliere comunale Silvio Viale (Più Europa).
Per Viale "tutti questi episodi, come questo, come quello contro il circolo Banfo di via Cervino e quello contro la sede dell'associazione radicale Adelaide Aglietta, dimostrano solo la stupidità dei violenti che li compiono". "Mi auguro - conclude il consigliere - che la condanna sia unanime".
Uno degli episodi a cui allude Viale è l'ordigno fatto esplodere l'11 gennaio scorso al circolo Arci intitolato ad Antonio Banfo, in via Cervino.
"Nel settembre 2022, con un'istanza al sindaco di Torino Stefano Lo Russo, chiedevamo che la Città avviasse progetti di cooperazione e di gemellaggio con città dell'Ucraina, proposta poi estesa a tutti i Comuni italiani per sostenere la ricostruzione ucraina e aprire fondamentali canali di collaborazione culturale, economica, sociale". Così, in una nota, Igor Boni, coordinatore di Europa Radicale, e Silvja Manzi, storica esponente Radicale, a seguito del recente viaggio a Kiev del presidente della Regione Piemonte e del sindaco della Città di Torino.
"Da allora - dicono - molti passi avanti sono stati fatti (è, per esempio, del novembre scorso il patto di collaborazione tra Torino e Lviv) e siamo oggi particolarmente grati al presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e al sindaco Lo Russo che hanno voluto recarsi in Ucraina per verificare personalmente e senza intermediazioni le condizioni di un Paese che vive da oltre 11 anni una guerra che non ha scelto".
"Auspichiamo - concludono Boni e Manzi - che l'iniziativa di Cirio e Lo Russo diventi esempio per altri amministratori di Regioni e Città, nel sostegno alla resistenza, alla ricostruzione e a un'informazione scevra da una propaganda russa troppo pervasiva nel nostro Paese. Infine, invitiamo Cirio e Lo Russo a organizzare un incontro pubblico affinché possano raccontare le sensazioni e gli esiti di questo importantissimo viaggio".
L'ANTEFATTO
Iniziative di comitati di cittadini promosse da ex esponenti dell'estrema destra per chiedere "più sicurezza", regolarmente preavvisate alla questura, alle quali si oppongono anarchici, autonomi, collettivi studenteschi. È in questa cornice che, con ogni probabilità, si inserisce l'attacco di sera alla sede di Fratelli d'Italia nel quartiere Barriera di Milano, a Torino. La Digos, che monitora costantemente la situazione, sta svolgendo accertamenti.
Il 5 giugno si è svolta una manifestazione di un comitato contro "il degrado" del quartiere e il progetto di costruirvi una moschea; fra i partecipanti c'erano anche attivisti di Avanguardia Torino. Circa 200 antagonisti si sono raccolti per impedire la dimostrazione e le forze dell'ordine in assetto antisommossa hanno dovuto impedire che arrivassero a contatto con i dimostranti.
Ieri sera alcune decine di antagonisti si sono radunati per un corteo "antifascista", gridando slogan contro Fratelli d'Italia. Hanno anche esposto un drappo con la scritta 'Fasci appesi' e il disegno di un impiccato.
In precedenza, il 29 maggio, un corteo "più sicurezza meno degrado" è stato contestato da alcune decine di persone. La polizia ha evitato gli scontri, ma alcuni cittadini hanno sostenuto di essere stati bloccati dagli oppositori mentre cercavano di unirsi alla manifestazione.
Sul versante "antifascista", gli attivisti del centro culturale Ost Barriera (presenti la sera del 5 giugno) hanno segnalato nei propri canali social che la struttura è stata bersaglio di minacce e atti vandalici, l'ultimo dei quali il 4 giugno: si tratta, in questo caso, di una svastica tracciata con vernice spray davanti alla porta. Una sigla comparsa di recente in città è quella degli Sharp - Skinhead against racism and pregiudice, che in un volantino hanno definito il corteo del 29 maggio per la sicurezza del quartiere "una manifestazione promossa da una accozzaglia di razzisti abilmente mascherati dietro il comitato Noi di Barriera'".
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