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Volo Ryanair Torino-Dublino in ritardo di oltre tre ore: il giudice dà ragione al passeggero, 250 euro di risarcimento

La compagnia non ha fornito prove sufficienti sulle cause del disservizio. Italia Rimborso vince il ricorso: un precedente importante per i diritti dei viaggiatori

Ritardi aerei

Volo Ryanair Torino-Dublino in ritardo di oltre tre ore

Tre ore e diciotto minuti di attesa possono valere 250 euro. È quanto ha ottenuto un passeggero del volo Torino Caselle – Dublino del 29 agosto 2023, partito con ritardo significativo e arrivato a destinazione ben oltre i limiti di tolleranza previsti dal regolamento europeo. A stabilire l’indennizzo è stato il giudice di pace di Torino, che ha accolto il ricorso presentato dall’associazione Italia Rimborso, in prima linea nella difesa dei diritti dei viaggiatori.

Il volo in questione, schedulato per le 11:35, è decollato con forte ritardo e ha toccato terra a Dublino alle 16:23, sforando il tetto delle tre ore oltre il quale il Regolamento UE 261/2004 prevede un risarcimento automatico di 250 euro per i voli a breve e medio raggio, salvo cause eccezionali e imprevedibili.

Ryanair ha provato a opporsi, ma senza successo. “Il giudice – spiega Italia Rimborso – ha sottolineato come il vettore non abbia fornito prove concrete e dettagliate che dimostrassero l’inevitabilità del ritardo. Le circostanze eccezionali devono essere fuori dal controllo del vettore e non riscontrate nel caso specifico”. Insomma, non basta una generica dichiarazione di “problema operativo” per evitare l’indennizzo: serve documentazione solida, cosa che Ryanair – secondo la sentenza – non è stata in grado di produrre.

Questo caso, seppur riferito a un singolo passeggero, assume un valore più ampio nel panorama dei diritti del consumatore. Il settore del trasporto aereo, soprattutto nel low cost, è spesso segnato da ritardi cronici, mancate comunicazioni, lungaggini burocratiche, e molti viaggiatori rinunciano a far valere i propri diritti per scoramento o mancanza di informazioni. Ecco perché il risultato ottenuto in tribunale assume i contorni di un precedente simbolico: dimostra che è possibile ottenere giustizia anche senza avvocati costosi, affidandosi ad associazioni come Italia Rimborso, che operano a success fee o a costo zero per il passeggero.

Nel caso specifico, l’importo di 250 euro rappresenta l’indennizzo standard previsto dalla normativa europea per voli entro i 1.500 chilometri con ritardi superiori alle 3 ore. Ma le cifre salgono fino a 400 euro per voli più lunghi e addirittura a 600 euro per intercontinentali, con poche eccezioni. Il principio è semplice: il tempo perso ha un valore, e le compagnie devono rispondere dei propri disservizi.

Il passeggero, la cui identità non è stata resa nota, ha quindi ricevuto una somma fissa, indipendentemente dal prezzo pagato per il biglietto, che in molti casi sulle tratte low cost è irrisorio. Un dettaglio che spesso porta i vettori a sottovalutare il rischio di contenzioso, puntando tutto sulla poca propensione dell’utente medio a reclamare. Ma questa sentenza dimostra il contrario.

Intanto, l’associazione Italia Rimborso invita tutti coloro che abbiano subito ritardi o cancellazioni negli ultimi anni a verificare se abbiano diritto a un indennizzo. “Molti non lo sanno, ma il diritto al rimborso vale fino a 2 anni dopo l’evento – spiegano – e spesso le compagnie approfittano della disinformazione per non riconoscere quanto dovuto”.

Nel caso del volo Torino-Dublino, la documentazione raccolta, l’evidenza dell’orario di arrivo e l’assenza di giustificazioni convincenti hanno fatto pendere l’ago della bilancia dalla parte del passeggero. Una piccola vittoria che fa rumore, e che ricorda a tutti – viaggiatori e compagnie – che volare non significa rinunciare ai propri diritti.

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