AGGIORNAMENTI
Cerca
Attualità
03 Giugno 2025 - 12:03
La notte che cambiò Torino: 8 anni dopo piazza San Carlo si ferma
Otto anni. Otto anni esatti da quella notte che ha strappato l’innocenza a una città intera, trasformando la gioia di una partita in un incubo collettivo. Il 3 giugno 2017, in piazza San Carlo, quasi 1.600 persone rimasero ferite nella calca esplosa nel cuore di Torino, durante la finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid. Una serata nata come festa, vissuta come tragedia. Due donne, Marisa Amato ed Erika Pioletti, hanno pagato con la vita. Le loro storie, le loro famiglie, i loro nomi, sono diventati simboli di ciò che non deve più succedere.
E oggi, 3 giugno 2025, Torino si è fermata. Una cerimonia sobria ma intensa, nella stessa piazza, per dire che il dolore non ha una scadenza. A guidare il ricordo, il sindaco Stefano Lo Russo, che ha parlato davanti ai cittadini, ai familiari, alle autorità. “Siamo qui per un doveroso ricordo – ha detto – Quella serata ha segnato Torino e siamo qua per rendere omaggio alle persone scomparse e a tutti coloro che sono stati feriti. Oggi è il giorno del ricordo, ma anche della responsabilità”.
Le sue parole sono rimbalzate tra le arcate eleganti della piazza, lì dove otto anni fa si gridava, si piangeva, si correva senza sapere dove andare. Oggi si cammina piano, si accendono candele, si srotolano abbracci. C’è anche Chiara Appendino, all’epoca sindaca della città, coinvolta per anni nel processo giudiziario che ha cercato di fare luce su quanto accaduto. Ma il peso più forte, come sempre, è quello dei familiari delle vittime, che non hanno mai smesso di chiedere verità, di ricordare, di rimettere insieme i pezzi.
Viviana D’Ingeo, figlia di Marisa Amato, ha condiviso pubblicamente un ricordo che ancora oggi le spezza la voce. “Il ricordo di quella notte è molto nitido e terribile – ha detto – Io ero stata informata dei fatti con una telefonata di mio papà che mi diceva: ‘sto morendo, corri a salvarmi’. È stato un momento che non potrò mai dimenticare”. La madre, rimasta tetraplegica per i traumi riportati nella calca, è morta mesi dopo. La battaglia per ottenere giustizia è stata lunga, dolorosa, segnata da rinvii, sentenze, appelli. Ma il vero processo è quello che si celebra ogni giorno nella memoria di chi resta.
E poi c’è Erika Pioletti, 38 anni, di Domodossola. Lei, in piazza quella sera per accompagnare il compagno, è stata travolta, calpestata, ferita a morte. Anche per lei la città ha acceso un pensiero, un nome che non può essere dimenticato, perché racconta quanto sia fragile la sicurezza, quanto basti poco – uno spray urticante, un panico improvviso, una gestione sbagliata – per cambiare tutto.
Oggi, otto anni dopo, quella notte è ancora viva. Non solo nel dolore, ma nella consapevolezza. Torino ha imparato, Torino ha cambiato. O almeno ci prova. La sicurezza nei luoghi pubblici è diventata una priorità, soprattutto in occasione di eventi con grandi afflussi. Ma il ricordo delle responsabilità, delle mancanze, delle barriere insufficienti e della confusione gestionale, non deve essere messo sotto il tappeto.
Perché ogni 3 giugno Torino deve tornare a chiedersi: abbiamo fatto abbastanza? Abbiamo costruito davvero una città dove la voglia di stare insieme non può più diventare pericolo? La risposta, forse, è nelle parole di Viviana D’Ingeo: “Si fa questa commemorazione per ricordare mia mamma, Erika e i feriti, ma anche per ricordare l’importanza della sicurezza. Perché quello che è successo non succeda mai più”.
Torino ci prova, Torino si stringe. Torino piange, ma guarda avanti. Con i fiori lasciati sui sampietrini, con le foto portate dai familiari, con le mani che si stringono forte tra chi ha vissuto e chi ha solo immaginato quella notte. Il tempo passa, ma non basta a guarire. Quella del 3 giugno non è una data da archiviare. È un monito eterno, una voce che continua a risuonare tra le pietre della piazza più bella e più ferita della città.
Edicola digitale
I più letti
Ultimi Video
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.