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03 Giugno 2025 - 11:04
Montagna addio? La sfida dei piccoli Comuni contro lo spopolamento
La montagna italiana, quella vera, fatta di paesi a quota mille e campanili al vento, non è più solo un luogo di memoria o villeggiatura, ma un campo di battaglia sociale. A dirlo, con parole ferme, è Mauro Carena, sindaco di Moncenisio e presidente dell’Unione montana Alta Valle di Susa, intervenuto ieri all’Ecomuseo Le Terre di Confine per la Festa della Repubblica. Il suo intervento è stato tutto fuorché celebrativo: “I Comuni montani affrontano una delle sfide più pressanti del nostro tempo: il progressivo spopolamento delle aree interne”, ha detto davanti a cittadini e amministratori. Un grido d’allarme che vale per l’intero Piemonte alpino e non solo.
Il problema, ormai noto ma sempre ignorato nei fatti, è chiaro: i giovani se ne vanno, le nascite crollano, i servizi si spengono uno dopo l’altro, e in molti paesi montani le scuole chiudono, i negozi spariscono, i medici non si trovano più. I numeri parlano chiaro: in alcuni comuni come Moncenisio, i residenti sono meno di cinquanta. Un dato che da solo basterebbe a definire l’urgenza. Ma Carena non si limita al lamento. Chiede azioni concrete, strategie, risorse. “I sindaci devono implementare strategie innovative – spiega – per trattenere i giovani e attrarre nuovi residenti attraverso incentivi abitativi, opportunità lavorative e servizi di qualità”. Parole che vanno ben oltre i proclami da convegno.
In cima all’agenda, secondo il sindaco, devono esserci politiche mirate alla residenzialità reale, non occasionale. Incentivi per chi sceglie di vivere stabilmente in montagna, non solo per chi cerca la seconda casa. E poi smart working, coworking, artigianato digitale, ma anche mobilità sostenibile, scuole e asili funzionanti, sanità territoriale vera. Perché senza servizi, la montagna diventa una trappola, non una scelta.
Accanto a questo, però, Carena individua un altro pilastro: il turismo sostenibile, quello “lento e consapevole”, capace di valorizzare le tradizioni senza consumare il territorio. “I sindaci devono promuovere un turismo che coinvolga le comunità locali senza compromettere l’integrità ambientale”, ha dichiarato. Basta con i modelli aggressivi, le piste da sci costruite dove manca la neve, gli impianti mastodontici calati dall’alto. Serve un turismo che si integri con il ritmo dei luoghi, che dia lavoro, ma non svenda il paesaggio.
Un equilibrio difficile, certo, ma necessario. Perché senza un ripensamento del rapporto tra economia, territorio e comunità, i piccoli borghi alpini sono destinati a diventare musei a cielo aperto, popolati solo da visitatori domenicali e residenti di passaggio. Ed è proprio contro questo destino che sindaci come Carena cercano di combattere ogni giorno, spesso con mezzi limitati e scarso ascolto da parte delle istituzioni superiori.
L’appello che arriva da Moncenisio è chiaro: la montagna ha bisogno di politiche serie, non di romanticismi. Non bastano le sagre, i mercatini o le foto con le ciaspole. Servono risorse strutturali, visione di lungo periodo e un’alleanza vera tra enti locali, Regione e Stato. Perché tenere vivi questi luoghi significa garantire presidio del territorio, tutela ambientale, cultura e coesione sociale.
Nel giorno in cui si celebrava la Repubblica, Mauro Carena ha scelto di parlare di ciò che rischia di scomparire: i borghi di confine, le scuole elementari con una sola maestra, le case in pietra con il tetto in lose, le stalle ancora attive, le vite semplici ma dignitose. E ha ricordato che la Repubblica non è solo nei palazzi, ma anche nelle borgate in cui ancora qualcuno accende la stufa e attende il postino.
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