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Via Torino è una trappola: auto sulla ciclabile, ciclisti in fuga. E i vigili? Guardano i monopattini

Ogni giorno si sfiorano incidenti: automobilisti che invadono la pista ciclabile per evitare i dossi, residenti esasperati, controlli inesistenti. L’amministrazione tace, i cittadini pedalano con la paura addosso

Via Torino, ciclisti a rischio vita: auto sulla pista ciclabile per evitare i dossi. La rabbia dei cittadini contro l’immobilismo del Comune

Via Torino, ciclisti a rischio vita: auto sulla pista ciclabile per evitare i dossi. La rabbia dei cittadini contro l’immobilismo del Comune

Via Torino, Settimo Torinese. Una delle arterie più trafficate della città, si sta trasformando in un campo minato per chi si muove a piedi o in bicicletta. Il problema non è nuovo, ma negli ultimi mesi la situazione è precipitata fino a sfiorare livelli intollerabili. I dossi stradali, installati per calmierare la velocità, hanno ottenuto un risultato diametralmente opposto: molti automobilisti, pur di non rallentare, deviano senza scrupoli sulla pista ciclabile, trasformandola in una corsia preferenziale di fatto – e illegale.

Federico, giovane ciclista che percorre la zona quotidianamente, racconta un episodio che avrebbe potuto trasformarsi in tragedia.

“Stavo pedalando sulla ciclabile, come faccio ogni giorno”, spiega, “quando un’auto ha sterzato all’improvviso nella mia direzione per evitare il dosso. Ho fatto appena in tempo a scartare. Me la sono vista brutta”. Ma il peggio arriva dopo. “Ho detto al conducente che aveva commesso un’infrazione grave, che avrebbe potuto uccidermi. Lui? È sceso dall’auto e ha provato ad aggredirmi. Una follia.”

Una testimonianza che non resta isolata. I residenti parlano di una quotidianità fatta di pericoli evitabili, di infrazioni continue, di assenza totale di controlli. Una volta, riferiscono, una pattuglia della Polizia Municipale, impegnata in controlli sui monopattini, ha assistito a una scena emblematica: un’auto che taglia la ciclabile senza rallentare. Alla richiesta d’intervento, la risposta degli agenti ha lasciato tutti senza parole: “Non possiamo farci nulla. Chiamate un’altra pattuglia. Noi siamo qui per i monopattini.”

Un paradosso che ha dell’incredibile, soprattutto se si considera che l’incrocio incriminato – quello con vicolo Rossini – si trova in prossimità della palestra e della biblioteca comunale, in una zona frequentata ogni giorno da decine di bambini. Eppure le auto continuano a sfrecciare, ignorando limiti e attraversamenti, in una totale assenza di deterrenti efficaci.

Dall’amministrazione comunale, per ora, solo silenzi e interventi simbolici. L’unica azione concreta – si fa per dire – è stato il ripristino dei paletti di separazione tra carreggiata e pista ciclabile. Ma, denunciano i residenti, si tratta di una toppa ridicola. “È come mettere un cerotto su una ferita da granata”, ironizza ancora Federico. “Sono paletti leggeri, bastano pochi giorni e un paio di manovre sbagliate per vederli a terra. E succede puntualmente.”

Le proposte non mancano. C’è chi chiede l’installazione di telecamere per sanzionare automaticamente chi invade la ciclabile. Chi suggerisce di estendere i dossi anche sulla pista, rendendo fisicamente impossibile tagliarci sopra. “Sarebbe un disagio anche per noi ciclisti”, ammette Federico, “ma almeno servirebbe da deterrente. Oggi, chi guida ha carta bianca.”

La questione va ben oltre la semplice viabilità: si parla di sicurezza pubblica, di responsabilità civica, di tutela della mobilità sostenibile. Ogni giorno senza un intervento strutturale è un giorno in cui qualcuno rischia di non tornare a casa. Ma l’impressione diffusa tra i cittadini è quella di un’amministrazione che chiude gli occhi, che preferisce rattoppare piuttosto che affrontare il problema alla radice.

Le soluzioni ci sarebbero. Alcune semplici, altre più complesse. Tutte fattibili. Ma manca, come spesso accade, la volontà politica. E così i cittadini restano soli. Armati di caschi, pazienza e paura. E chi pedala su via Torino, ogni mattina, non sa se riuscirà ad arrivare alla fine del tragitto.

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