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Così la sindaca Elena Piastra insulta il "Grande Torino"

Degrado e ironia nel parco degli Invincibili: a Settimo l'erba cresce, ma la cura langue

Così la sindaca Elena Piastra insulta il "Grande Torino"

Elena Piastra

Settimo Torinese, primavera 2025. In piena stagione vegetativa, la natura esplode. Ma nel piccolo parco dedicato agli Invincibili del Grande Torino (e tutt'intorno) dalle parti di via Galileo Ferraris, esplode solo l’incuria. Inaugurato in pompa magna il 7 giugno dello scorso anno, accanto alla scuola materna Silvio Pellico, oggi è ridotto a una selva incolta.

Altro che “parco”: i residenti lo chiamano “la giungla”. E qualcuno ironizza: “Abbiamo perso i cani. Sono entrati e non sono più tornati”. Ma c’è poco da ridere.

L’erba è alta fino alle ginocchia, in alcuni punti sfiora i rami bassi degli alberi. I marciapiedi sono inghiottiti dalle sterpaglie. Lì dove doveva esserci uno spazio sicuro per bambini e famiglie, ora c’è solo verde selvaggio che cresce senza controllo.

C'è pure un fico selvatico che spunta ai bordi, come se fossimo in campagna e non in un quartiere residenziale della seconda città della cintura torinese.

A pochi passi, ogni giorno, passano genitori con bambini diretti alla materna Silvio Pellico. Alcuni si fermano e scuotono la testa. Altri cercano di farsi largo tra la vegetazione. Qualcuno scatta una foto, qualcuno chiama in Comune. Ma dal Municipio tutto tace. E allora la domanda sorge spontanea: dov’è finita la sindaca Elena Piastra? Forse si è persa anche lei nel parco. Forse sta ancora cercando un varco tra i cespugli, magari per controllare lo stato di salute degli impollinatori, tanto cari alla sua Giunta.

Perché, ricordiamolo, a Settimo il Comune giustifica regolarmente il mancato taglio dell’erba con la tutela della biodiversità. È successo anche l’anno scorso, quando l’assessore Alessandro Raso invocò il rispetto per gli insetti impollinatori, guadagnandosi risate e commenti acidi dai cittadini. Quest’anno si replica: l’erba cresce, il verde invade ogni spazio, e le api – si presume – ringraziano.

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Ma i cittadini no. Chi vive lì vuole decoro, sicurezza, rispetto. Nessuno chiede parchi giochi all’avanguardia o piste ciclabili danesi. Si chiede solo che l’erba venga tagliata, che i marciapiedi siano liberi, che i bambini possano correre senza scomparire nel fogliame. Si chiede che uno spazio inaugurato meno di un anno fa non venga già abbandonato al degrado.

Nel frattempo, dal Comune arrivano i soliti post: “Stiamo monitorando”, “Interverremo a breve”, “Siamo attenti al verde”. Ma basta un giro al parco del Grande Torino per capire che a Settimo si monitora più col drone che con la zappa. E che le risposte istituzionali, ormai, crescono meno dell’erba.

Insomma, da promessa urbana a parco fantasma il passo è stato breve. Settimo continua a parlare di città del futuro, di sostenibilità, di rigenerazione urbana. Ma dimentica che una città si giudica anche da come cura un’aiuola accanto a una scuola materna.

E se questo è il modo in cui si onora la memoria del Grande Torino, allora sarebbe meglio togliere quella targa e chiedere scusa. Perché gli Invincibili erano campioni di stile, di rigore, di esempio. Vedere il loro nome immerso nell’abbandono fa più male di una sconfitta. E Settimo, oggi, ha perso. Di nuovo. Malamente.

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