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Il Canavese riscopre il suo tesoro d’acqua: il Canale di Caluso tra storia, energia e turismo

Il sopralluogo congiunto di Vignale e Bartoli rilancia il ruolo strategico del canale: sicurezza, turismo, energia e ambiente si intrecciano lungo un asse d’acqua che attraversa i secoli e guarda al futuro

Il Canavese riscopre il suo tesoro d’acqua

Il Canavese riscopre il suo tesoro d’acqua: il Canale di Caluso tra storia, energia e turismo

Un’opera idraulica del 1550, capace di produrre energia elettrica, irrigare campi, sostenere il turismo slow e raccontare quattro secoli di storia. Il Canale demaniale di Caluso torna oggi protagonista grazie al sopralluogo istituzionale dell’Assessore regionale Gian Luca Vignale e del Presidente della Commissione Ambiente Sergio Bartoli, che ieri hanno visitato i tratti di San Giorgio Canavese e le gallerie storiche Bioleto e Fenoglio, simboli di un’ingegneria preindustriale che ancora muove il territorio.

Gestito da un Consorzio che coinvolge 18 comuni, il Canale di Caluso non è solo un’antica infrastruttura agricola: è un motore idroelettrico da 15 centrali, capace di produrre 6 Megawatt, un’arteria paesaggistica che si snoda tra storia e natura. Le istituzioni, accompagnate dal sindaco di San Giorgio Marco Baudino, dai vicesindaci Algostino Sergio e Luca Chiaro, dal presidente del Consorzio Lodovico Actis Perinetto e dalla direttrice Alessandra Conti, hanno verificato anche gli interventi necessari a garantire la messa in sicurezza della struttura contro i danni provocati dalle recenti alluvioni.

Ma non si è parlato solo di rischio idrogeologico: il Canale, secondo Vignale, può diventare parte di un circuito turistico integrato con il progetto VENTO, la ciclovia turistica che collega Torino a Venezia. «Le sponde del Canale – ha dichiarato – possono accogliere percorsi ciclopedonali, attività educative e turistiche, mantenendo intatta la funzione agricola e produttiva dell’acqua».

La giornata si è conclusa presso la sede consortile di Caluso, dove è emerso con chiarezza il bisogno urgente di manutenzione, ma anche il potenziale inespresso di un’infrastruttura capace di unire valore storico, agricolo, ambientale ed energetico. Un’opera che, come ha sintetizzato Bartoli, merita di essere riscoperta e valorizzata, con uno sguardo condiviso e sostenibile verso il futuro del Canavese.

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