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Ciriè, la piscina dell’assurdo: spalti chiusi, spogliatoi sulle gradinate e borsoni evaporati

Il Comune chiude le tribune “per motivi di sicurezza”, ma intanto gli atleti si cambiano sugli spalti e i genitori restano fuori. L’opposizione interroga: “Che fine ha fatto il decoro?”.

Ciriè, la piscina dell’assurdo: spalti chiusi, spogliatoi sulle gradinate e borsoni evaporati

Davide D'Agostino

Ma sì, dai. Chi ha bisogno delle tribune in una piscina comunale? Chi vuole davvero sedersi comodo a guardare il figlio che fa nuoto? È roba da privilegiati. A Ciriè si punta all’innovazione: gli spalti si trasformano in spogliatoi, i genitori vengono gentilmente accompagnati all’uscita, e se qualche borsone sparisce… pazienza. Sarà stata colpa del karma.

L’ultima perla arriva da un’interrogazione protocollata il 29 maggio e firmata dai consiglieri di minoranza Davide D’Agostino e Mattia Palermo del gruppo Centrodestra – Insieme per la Città. Oggetto: “Piscina comunale – tribune o spogliatoi?”. Già il titolo è un programma. Perché sì, a quanto pare, le tribune sono state chiuse al pubblico. Perché? Perché qualcuno ha avuto la brillante idea di usarle come zona spogliatoio, borsoni compresi. Una specie di open space del cambio costume.

piscina

Risultato? Borsoni spariti, genitori fuori dai piedi, e atleti che si cambiano tra una piastrella e una gradinata. Il tutto in nome della “carenza di spazi”, come se fosse una novità. E così D’Agostino & Co. domandano all’Amministrazione guidata dalla sindaca Loredana De Vietti se sia al corrente dell’ennesima trovata gestionale, e soprattutto che intenzioni abbia verso la società che gestisce l’impianto, sempre più simile a un parco giochi senza regole.

Certo, non è la prima volta che la piscina di Ciriè balza agli onori delle cronache. Come dimenticare l’epico caso dell’apertura riservata solo alle donne, con tanto di divieto d’accesso agli uomini e pure al personale maschile? Un’idea partorita nel 2024, promossa dal gestore UISP Bra-Cuneo, che voleva attirare anche le donne musulmane più osservanti e in generale chi non si sentiva a proprio agio in un ambiente misto. Intento nobile? Forse. Risultato? Un vespaio politico-mediatico che manco a Montecitorio.

Allora Fratelli d’Italia gridò al “ritorno al Medioevo”, Italia Liberale e Popolare parlò di “apartheid al cloro” e D’Agostino, sempre lui, chiese se Ciriè fosse diventata l’anteprima del Qatar 2032. Alla fine, tutto finì con una bella conferenza stampa, tante perplessità e il sindaco Loredana Devietti che assicurava: ci stiamo pensando.

Oggi, invece, non ci sono questioni culturali o religiose in gioco. Niente quote rosa né sciami polemici sul patriarcato in costume. No. Oggi il problema è più basico: mancano gli spogliatoi. E allora si usano le tribune. Geniale, no? Mancano le aule a scuola? Usiamo i corridoi. Ah no, giusto, questo capita in un altro Comune.

Il bello è che a pagare, come sempre, sono gli utenti. Famiglie escluse dalle gradinate. Ragazzi che si cambiano alla meno peggio. E uno scenario che assomiglia più a un campeggio improvvisato che a un impianto sportivo comunale. Altro che “decoro” e “corretta fruibilità”, come si legge nell’interrogazione. Qui il decoro si è messo il salvagente ed è scappato a nuoto.

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