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29 Maggio 2025 - 17:00
Fusione tra IIS 8 Marzo e Galileo Ferraris: Promesse, Confusione e Incertezze a Fine Anno
A settembre era stata presentata come una svolta strategica. L’unione tra l’Istituto di Istruzione Superiore “8 Marzo” e il “Galileo Ferraris” prometteva di razionalizzare le risorse, favorire sinergie didattiche e rilanciare l’offerta formativa in una chiave più moderna ed efficace. Parole come “innovazione”, “efficienza”, “potenziamento” avevano dominato i comunicati ufficiali e gli incontri istituzionali. Ma a distanza di mesi, la realtà appare ben diversa.
Dal 1° settembre 2024, la fusione è formalmente entrata in vigore: è nato il nuovo istituto, denominato in via provvisoria “Settimo Torinese”, nell’ambito del piano di dimensionamento scolastico promosso dalla Regione Piemonte e dalla Città Metropolitana di Torino. Un’operazione in linea con le politiche nazionali di accorpamento degli istituti scolastici, pensata per migliorare l'efficienza gestionale e ampliare l'offerta formativa, anche con l'introduzione di un nuovo Liceo Sportivo.
Passeggiando davanti alle due sedi scolastiche, tuttavia, nulla sembra essere cambiato. Le targhe restano al loro posto, ciascuna col proprio nome, senza simboli condivisi, senza segni visibili di un’unità avvenuta o in corso. Sotto la superficie, si ha l'impressione che le scuole continuino ad agire come entità distinte, con dirigenze autonome, percorsi separati e una quotidianità scolastica che ignora completamente l’operazione annunciata mesi fa.
Già al momento dell’annuncio, la notizia aveva spaccato in due l’opinione pubblica. Una parte del corpo docente e del personale scolastico aveva espresso timori concreti: dal possibile caos gestionale alla perdita di autonomia, fino al rischio di compromettere la qualità della didattica. Anche tra le famiglie erano emerse perplessità, soprattutto sul fronte dell’identità educativa e dell’effettivo miglioramento per studenti e studentesse. In particolare, diversi rappresentanti dell’IIS “8 Marzo” avevano contestato l’unione, ricordando che l’istituto registrava numeri in crescita (con 878 alunni iscritti) e una struttura ben consolidata, tanto da ritenere la fusione non necessaria e potenzialmente dannosa.
La nuova dirigente, Cristina Reinero, ha cercato di rassicurare la comunità scolastica sottolineando che gli studenti continueranno a frequentare le lezioni nei rispettivi edifici, senza stravolgimenti. Tuttavia, ha ammesso che la centralizzazione delle segreterie comporterà un sovraccarico per il personale amministrativo, almeno nella fase iniziale.
A mancare, in tutto questo tempo, è stata però una comunicazione chiara e trasparente. Nessuna circolare definitiva, nessuna conferenza stampa, nessuna nota esplicativa rivolta alla comunità scolastica. Neanche un aggiornamento ufficiale sull’iter della fusione. Il risultato? Un senso diffuso di spaesamento. In molti si chiedono se la fusione sia già operativa, se sia stata sospesa o se si tratti, come sospettano in tanti, solo di un’operazione amministrativa che non ha ancora trovato applicazione concreta.
Nel frattempo, le criticità si accumulano. All’IIS “8 Marzo”, ad esempio, i genitori continuano a segnalare la mancanza di armadietti per gli studenti. Un problema apparentemente banale ma che ha effetti diretti sul benessere quotidiano degli alunni, costretti a trascinare zaini pesanti da una lezione all’altra. Si parla di modernizzazione, ma mancano le basi, fanno notare molti genitori, indignati di fronte a un’inerzia che contrasta con le dichiarazioni d’intenti.
Il nodo più preoccupante resta però il silenzio istituzionale. Nessuna voce autorevole che si assuma la responsabilità di spiegare, chiarire, fare il punto. La domanda che si rincorre nei corridoi, nelle assemblee dei genitori e sui gruppi WhatsApp è sempre la stessa: che fine ha fatto la fusione?
Nel vuoto di risposte, cresce il malcontento. E cresce anche il sospetto che si stia andando avanti “alla giornata”, senza una regia condivisa, senza un piano operativo, senza l’ascolto della comunità scolastica. Eppure, una fusione tra due istituti non è solo un passaggio formale: è una scelta che tocca profondamente l’identità di una scuola, il benessere di chi la vive, la qualità dell’istruzione.
Serve una governance vera, partecipata e competente. Altrimenti, l’ambiziosa promessa di creare un polo scolastico più forte rischia di ridursi a un’operazione di facciata, priva di contenuto. Un esercizio di retorica che tradisce la fiducia di centinaia di famiglie, studenti e insegnanti.
Con l’anno scolastico agli sgoccioli, è urgente che le autorità preposte – dalla dirigenza scolastica fino agli uffici regionali e comunali – rompano il silenzio. Serve chiarezza sullo stato dell’unificazione, sui tempi, sui prossimi passi. Ma soprattutto serve ascoltare. Perché una scuola non si costruisce con gli slogan. Si costruisce ogni giorno, con organizzazione, coerenza e rispetto verso chi la vive.
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