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Sanità
29 Maggio 2025 - 12:44
“Prostata Amica” raddoppia le sedute operatorie e riduce le attese: la sanità piemontese fa squadra per il benessere degli uomini
In un panorama sanitario dove si parla spesso di criticità, il San Luigi Gonzaga di Orbassano riesce a offrire una storia diversa: una buona notizia concreta, fatta di numeri, organizzazione e attenzione al paziente. Da febbraio 2025 è attivo il progetto Prostata Amica, pensato per affrontare con determinazione una delle patologie più comuni tra gli uomini over 50: l’Ipertrofia Prostatica Benigna (IPB).
Il cuore dell’iniziativa è un cambio di passo organizzativo: una cabina di regia clinico-assistenziale, composta dal team di urologi dell’Ospedale, valuta ogni settimana i pazienti in lista d’attesa e i nuovi casi, per assegnare loro il percorso più appropriato in base allo stato clinico e alle innovazioni disponibili. E i risultati sono immediati: dal mese di marzo, le sedute operatorie sono raddoppiate, e i tempi di attesa si sono ridotti del 20%.
L’IPB, spesso sottovalutata perché inizialmente silenziosa, è in realtà una patologia cronica progressiva. Colpisce circa il 60% degli uomini dopo i 50 anni, compromettendo la qualità della vita: frequente bisogno di urinare, difficoltà nel sonno, senso di incompleto svuotamento. La prima linea terapeutica è farmacologica, ma quando i sintomi si aggravano, si rende necessario un intervento disostruttivo. E oggi, la tecnologia consente di affrontare questi interventi in modo sempre più mirato, efficace e mininvasivo.
Il progetto Prostata Amica nasce proprio dalla necessità di offrire un approccio personalizzato, sfruttando l’intero ventaglio tecnologico oggi disponibile: chirurgia tradizionale, tecniche laser, ablazione con acqua o vapore, fino alle procedure robotiche. Tutto questo grazie anche alla ristrutturazione e rilancio del reparto Day Week Surgery, ora diretto dall’urologo Stefano De Luca, che consente di gestire in pochi giorni interventi chirurgici complessi, abbattendo le attese e ottimizzando l’uso delle sale operatorie.
«L’Urologia dell’Ospedale San Luigi Gonzaga offre un approccio terapeutico completo, tecnologicamente avanzato e organizzato in modo virtuoso», spiega il prof. Francesco Porpiglia, Direttore della Struttura Complessa di Urologia. E a fare eco alle sue parole è il Direttore Generale dell’ASL, Davide Minniti: «Abbiamo integrato le risorse del Day Hospital, Week Surgery e ricoveri ordinari, per un percorso fluido e personalizzato del paziente urologico».
Il modello funziona, e il successo locale punta già a diventare best practice per altre aziende sanitarie piemontesi. Lo auspica l’assessore alla Sanità regionale, Federico Riboldi, che loda l’iniziativa: «Una migliore organizzazione delle risorse disponibili è l’approccio che tutte le aziende sanitarie dovrebbero adottare. Complimenti al San Luigi: il progetto Prostata Amica è un esempio concreto di sanità efficiente e attenta al paziente».
Oltre ai numeri e agli aspetti organizzativi, però, c’è anche il valore sociale e culturale del progetto. Parlare di prostata, in Italia, è ancora spesso tabù, specie per gli uomini meno giovani. L’IPB viene vista come un fastidio inevitabile, da sopportare finché possibile. Ma questo atteggiamento porta a ritardi diagnostici e a un peggioramento della qualità della vita che si potrebbe evitare. Il San Luigi, con questo approccio proattivo, manda un messaggio chiaro: intervenire prima, e con strumenti adeguati, conviene.
Inoltre, il progetto consente di recuperare i pazienti già in lista da mesi o anni, offrendo loro finalmente una possibilità concreta di trattamento. In un tempo in cui le liste d’attesa sono spesso sinonimo di immobilismo e frustrazione, questa cabina di regia rappresenta una risposta intelligente e umana, che guarda non solo al numero delle prestazioni, ma alla dignità e al percorso del singolo paziente.
La sfida, ora, è far sì che Prostata Amica non resti un caso isolato, ma che diventi il modello di una sanità pubblica che sa ascoltare, organizzarsi e rispondere in modo tempestivo e personalizzato. Un modello dove l’innovazione non è solo tecnologica, ma anche gestionale e culturale.
Perché una buona sanità non è solo questione di fondi, ma anche di visione, coraggio e capacità di fare squadra. E al San Luigi Gonzaga, almeno su questo fronte, la lezione sembra averla imparata bene.
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