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Canavese, trovato un pitone reale sulla provinciale: gravemente ferito, ora è curato al Canc di Grugliasco

Il serpente, magrissimo e con lesioni da schiacciamento, è stato soccorso da passanti. Mistero sulle circostanze dello smarrimento. L'ipotesi: abbandono o fuga accidentale

Villanova Canavese

Villanova Canavese, trovato un pitone reale sulla provinciale

Apparizione surreale, quasi inquietante, in un angolo della campagna canavesana. Sulla strada provinciale 24, all’altezza dell’intersezione con la provinciale 25, un pitone reale è stato avvistato da alcuni automobilisti nella giornata del 29 maggio 2025. Non era un gioco, né un’invenzione estiva: il rettile, esile fino alla trasparenza e con gravi lesioni da schiacciamento, si trovava immobile sul ciglio della carreggiata. Chi lo ha notato per primo ha pensato fosse già morto. E invece no: respirava ancora.

L’allarme è stato lanciato immediatamente, e grazie al tempestivo intervento di volontari e veterinari, il pitone è stato recuperato e trasferito d’urgenza al Canc di Grugliasco, la struttura dell’Ospedale Veterinario dell’Università di Torino specializzata nella cura di animali selvatici e domestici non comuni. Le sue condizioni sono gravi, ma stabili: presenta segni compatibili con un trauma da schiacciamento, probabilmente causato dal passaggio di un’auto o dal peso di un oggetto caduto. A questo si aggiunge uno stato di denutrizione avanzato, che fa pensare a una prolungata mancanza di cure.

Il pitone reale, noto anche come Python regius, è una specie originaria dell’Africa centro-occidentale, molto diffusa in cattività per il carattere docile e la taglia contenuta. Ma come sia arrivato un esemplare del genere a Villanova Canavese, nel cuore della provincia torinese, resta un mistero. L’ipotesi più plausibile è lo smarrimento accidentale, magari da parte di un privato cittadino che lo teneva in casa. Ma non si esclude nemmeno l’abbandono deliberato, magari perché il rettile si era ammalato o stava diventando ingestibile.

Il caso solleva interrogativi importanti sul possesso di animali esotici in Italia, un fenomeno in crescita ma spesso regolato in modo lacunoso. Sebbene il pitone reale non rientri tra le specie vietate, chi decide di adottarne uno dovrebbe essere consapevole delle esigenze specifiche, delle responsabilità legali e del pericolo potenziale in caso di fuga. Il rischio, come in questo caso, è che l’animale finisca in un ambiente completamente inadatto, esposto a lesioni, freddo, predatori, fame.

Il Canc di Grugliasco, dove il pitone è attualmente ricoverato, non è nuovo a storie del genere. La struttura, punto di riferimento per tutta la Città Metropolitana di Torino, cura ogni anno centinaia di animali esotici, selvatici o “fuori standard”, trovati in condizioni critiche o sequestrati per maltrattamenti. Tra i pazienti passati di recente: tartarughe d’acqua con plastica nello stomaco, pappagalli denutriti, iguane ustionate da lampade inadeguate.

Il fenomeno — spesso sottovalutato — è l’altra faccia dell’esotismo da salotto, dove l’acquisto di animali non convenzionali viene promosso come “originale” o “affascinante”, ma raramente accompagnato da una vera cultura della responsabilità. E allora serpenti, aracnidi, anfibi tropicali finiscono nelle mani sbagliate, nei vivai online, in gabbie improvvisate, fino a sparire nel nulla o — come in questo caso — sulla strada provinciale in agonia.

Intanto, a Villanova, il caso del pitone ha lasciato il segno. Nei bar del paese si discute ancora: “Lo abbiamo visto tra le foglie, pensavamo fosse finto.” racconta una donna che ha chiamato i soccorsi. “Invece era lì, mezzo morto. Ma chi lo tiene un animale del genere?

È una domanda più che legittima. Perché un serpente come il pitone reale, sebbene non velenoso, non è un animale da compagnia per tutti. Richiede ambienti riscaldati, alimentazione specifica, competenze minime di etologia e gestione sanitaria. Ma soprattutto, non è un giocattolo né un passatempo da esibire per stupire gli amici.

Il pitone, per ora, resta in prognosi riservata. I veterinari stanno facendo il possibile per rimetterlo in forze e curarne le ferite. Se riuscirà a sopravvivere, potrebbe essere affidato a una struttura idonea o, in caso si scopra il proprietario, potrebbe tornare a casa — a patto che siano rispettate tutte le condizioni di legge.

Ma la domanda di fondo resta aperta: quanti altri pitoni, iguane, serpenti o animali “fuori catalogo” sono tenuti oggi in Piemonte — e in Italia — senza alcuna garanzia di benessere? E quanti finiranno — prima o poi — sulla strada, nel fango, nella paura?

La prossima volta potrebbe non esserci un passante attento. Potrebbe esserci una macchina in corsa. O un bambino. E allora, la fascinazione per l’esotico potrebbe diventare un problema ben più serio.

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