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Guasto alla pompa e binari allagati: paralisi ferroviaria tra Porta Susa e Rebaudengo

Gabusi promette nuove corse, ma il nodo resta: servono investimenti strutturali, non soluzioni tampone

Guasto alla pompa e binari allagati

Guasto alla pompa e binari allagati: paralisi ferroviaria tra Porta Susa e Rebaudengo (foto di repertorio)

Il giovedì dei pendolari torinesi si è trasformato in un’odissea urbana. Tutto è iniziato all’alba, quando un guasto tecnico improvviso ha mandato in tilt la circolazione ferroviaria tra due delle stazioni più importanti del capoluogo: Porta Susa e Rebaudengo Fossata. Il motivo? La rottura di una pompa di drenaggio per l’acqua di falda, che ha causato un allagamento parziale dei binari e l’interruzione del passante ferroviario. Alle sei del mattino, l’intera arteria del trasporto su rotaia del nodo torinese è collassata.

Nel giro di mezz’ora, la rete è andata in sovraccarico. Una quarantina di treni regionali cancellati o limitati, ritardi fino a 70 minuti anche sull’Alta Velocità. Colpite le tratte verso Caselle, Chivasso, Pinerolo, Rivarolo, Chieri, e in generale l’intero Servizio ferroviario metropolitano (SFM), lasciando a piedi centinaia di viaggiatori. A Rebaudengo, snodo chiave per le connessioni con l’aeroporto e verso est, i passeggeri hanno perso coincidenze vitali, come il SFM 26604 da Asti, fermato a metà corsa. Il Canavese è rimasto isolato, con treni soppressi o spezzati a metà tratta. Scene da romanzo post-industriale: telefoni in mano, volti esasperati, annunci vaghi, tabelloni spenti, rabbia che esplode online.

La risposta ufficiale è arrivata da RFI: “L’intervento dei tecnici si è concluso alle 7,30”, spiegano, ma il ripristino completo ha richiesto ore. Il tempo necessario a smaltire l’acqua, riattivare i sistemi, rimettere in marcia una macchina che si era bloccata all’improvviso. Ma a quel punto, il danno era fatto.

È bastato il guasto a una pompa per far crollare il castello di carte, rilanciando con prepotenza la polemica sulla fragilità del sistema. A parlare, con toni durissimi, è la consigliera Pd Nadia Conticelli, che già nei giorni scorsi aveva sollevato la questione dei disservizi sulla Torino-Milano. “È l’ennesimo disagio annunciato. I viaggiatori continuano a pagare biglietti e abbonamenti per un servizio che non funziona. Solo negli ultimi mesi ci sono stati almeno dieci guasti importanti sulla linea”.

Il caso arriverà in aula la prossima settimana. Intanto l’assessore regionale ai Trasporti Marco Gabusi cerca di mettere pezze: ha annunciato il possibile ripristino di due corse notturne sulla Torino-Cuneo e ha chiesto a Trenitalia di valutare i costi, circa un milione di euro annui. Un’operazione simile a quella avviata per la Torino-Milano, che dal 15 giugno avrà due treni in più.

Ma l’amarezza resta. La direzione tecnica di Trenitalia ha inizialmente parlato di “problema alla linea elettrica”, poi corretto con la versione ufficiale di RFI sulla pompa rotta. Poco importa. Per chi era lì, in attesa, impotente e frustrato, il risultato non cambia: una città bloccata, un sistema che si inceppa troppo spesso, una fiducia tradita.

E mentre le istituzioni dibattono, i pendolari restano ostaggio di un servizio che promette efficienza europea ma si inceppa come il peggior orologio rotto. A Torino, il treno si è fermato ancora. E la domanda resta sempre la stessa: quando smetteremo di chiamarli imprevisti?

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