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Treni in ritardo e pendolari a piedi: la linea Torino-Milano è un caso

Rfi promette 75 milioni di investimenti, ma i pendolari restano fermi

Treno rock

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Il treno per Milano non arriva. Ma ci dicono che va tutto bene...

Disagi? Solo percezioni. Ritardi? Eventi eccezionali. Pendolari lasciati a piedi? Ma Trenitalia ha dato il kit di ristoro. Sul fronte della linea Torino-Milano, l’assessore Gian Luca Vignale ha risposto all’interrogazione urgente del consigliere di Fratelli d’Italia Carlo Riva Vercellotti nel corso del question time, e ci ha tenuto a rassicurare tutti: “Rfi ha in programma lavori di potenziamento infrastrutturale e tecnologico”. Tutto sotto controllo, insomma. O quasi.

Peccato che il 14 maggio, mentre l’assessore si preparava a queste parole, centinaia di pendolari fossero bloccati in stazione a Milano. “Gravi disservizi”, ha denunciato Riva Vercellotti, citando anche il comitato Comis, che da mesi segnala “ritardi cronici standard del 10% e una velocità media di circa 60 km/h”. Altro che Alta Velocità. Qui si marcia a passo d’uomo.

Linea ferroviaria

Il guasto – tecnico, ovviamente – ha coinvolto un treno Rock nei pressi di Novara, e ha bloccato la linea per 3 ore. “La squadra tecnica è arrivata in 30 minuti”, ha detto Vignale, “abbiamo richiesto bus sostitutivi, fornito taxi e 500 kit di ristoro”. Non è chiaro se tra i pendolari ci sia stato chi ha trovato conforto in un succo di frutta e una merendina mentre perdeva il lavoro o un appuntamento importante.

Ma c’è anche una buona notizia: si investiranno 75 milioni di euro per installare il sistema Ertms, la tecnologia europea di supervisione e distanziamento dei treni. Inoltre, circolano già 53 nuovi treni elettrici, 20 dei quali arrivati recentemente. Con 1200 posti e 36 postazioni bici, almeno sulla carta, il futuro è brillante.

E ancora: dal 15 giugno tornerà il collegamento Milano-Torino delle 5.15 e quello serale Torino-Milano delle 21.54. Un ritorno al passato che fa notizia come se fosse un passo verso il futuro.

Intanto, i pendolari restano lì. In attesa. Con un kit di ristoro in mano e la solita, eterna domanda: “Quando parte il prossimo?”.

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