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26 Maggio 2025 - 11:33
Grazie all’IA e a uno studio internazionale, nasce la speranza di farmaci più forti e duraturi
Potrebbe essere l’inizio di una svolta storica nella battaglia contro una delle malattie più letali e persistenti al mondo. La malaria, provocata ogni anno da oltre 200 milioni di infezioni e circa 500.000 decessi, trova oggi un nuovo potenziale punto debole grazie a una scoperta scientifica rivoluzionaria: un gruppo di ricercatori del Francis Crick Institute di Londra ha individuato una famiglia di proteine fondamentali per la sopravvivenza del parassita Plasmodium falciparum, responsabile delle forme più gravi della malattia. Si chiamano fikk, e potrebbero rappresentare il bersaglio terapeutico definitivo per farmaci più efficaci, duraturi e soprattutto in grado di aggirare la temutissima resistenza farmacologica.
La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Microbiology, porta la firma di un team internazionale guidato da Moritz Treeck, in collaborazione con l’Istituto Gulbenkian di Medicina Molecolare a Lisbona e l’Università Laval in Canada. Gli scienziati hanno messo sotto la lente una classe di proteine “armate” che il parassita utilizza per infiltrarsi nelle cellule umane e alterare il funzionamento delle cellule infette. Una vera e propria strategia di sabotaggio molecolare, che consente al plasmodium di sfuggire al sistema immunitario e moltiplicarsi con successo.
Il punto cruciale della scoperta è che le proteine fikk, pur avendo funzioni diverse, condividono strutture molecolari costanti, cioè regioni invariate che non mutano da una proteina all’altra. Questo è un dettaglio che cambia le regole del gioco. Finora, i farmaci antimalarici puntavano a singole proteine, bersagli facilmente “eludibili” dal parassita grazie alla sua capacità di mutazione e adattamento. Il nuovo approccio, invece, potrebbe consentire di bloccare l’intera famiglia fikk con un solo farmaco, colpendo le parti comuni e riducendo drasticamente il rischio di sviluppare resistenze.
Un altro elemento dirompente è l’impiego di AlphaFold 2, l’intelligenza artificiale sviluppata da Google DeepMind, che ha permesso di prevedere con estrema precisione la struttura tridimensionale delle proteine. Grazie a questa tecnologia, i ricercatori hanno potuto mappare le regioni funzionali di ogni proteina fikk e isolare le zone invariate da colpire farmacologicamente. In pratica, l’IA ha fornito una mappa dettagliata del campo di battaglia, consentendo di progettare armi su misura.
“La nostra ambizione è creare una nuova classe di farmaci che agisca su più fronti contemporaneamente, impedendo al parassita di adattarsi e resistere,” ha spiegato Hugo Belda, coautore dello studio. “Se riusciremo a bloccare tutte le proteine fikk insieme, potremo impedire al plasmodium di compiere il suo ciclo vitale, offrendo un’alternativa terapeutica valida e stabile nel tempo.”
La scoperta arriva in un momento particolarmente delicato nella lotta alla malaria, in cui le resistenze ai trattamenti tradizionali si stanno diffondendo in molte regioni dell’Africa e del Sudest asiatico. Il vaccino RTS,S, approvato recentemente, rappresenta un passo avanti, ma da solo non basta: la malaria continua a mietere vittime, soprattutto tra i bambini sotto i cinque anni. L’urgenza di nuove armi è dunque evidente.
Quello delle proteine fikk non è solo un traguardo scientifico, ma una finestra aperta sul futuro della medicina tropicale. Lo studio del Francis Crick Institute dimostra che la tecnologia e l’intelligenza artificiale possono accelerare la scoperta di soluzioni concrete, e che anche contro i più antichi flagelli dell’umanità si può ancora fare scienza di frontiera.
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