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25 Maggio 2025 - 18:45
MATTEO PIANTEDOSI, MINISTRO DEGLI INTERNI
“Serve un’alternativa allo scioglimento dei Comuni per infiltrazioni mafiose”. Le parole del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, pronunciate a margine del Festival dell’Economia di Trento, scatenano un vero e proprio terremoto politico. Il titolare del Viminale ha lanciato l’ipotesi di un “terzo genere tra scioglimento e non scioglimento”, da attuarsi tramite prefetture e forme di affiancamento ai sindaci.
“Non si tratta di introdurre nuove norme”, ha precisato Piantedosi, “è una metodologia già praticata. Esistono degli istituti in vigore per cui, allorquando le formule di contaminazione sono occasionali o circoscritte e soprattutto c’è stato il rinnovo della gestione dell’ente, è possibile immaginare che ci sia un accompagnamento ad un percorso che valorizzi le istituzioni democratiche. Quindi i sindaci e le amministrazioni. È già successo, potrei citare dei casi in cui questo è avvenuto. Ho letto di qualche polemica ma non capisco su cosa”.
VINCENZA ENZA RANDO SENATRICE PD
Un’uscita che ha provocato la dura reazione dell’opposizione. La senatrice Enza Rando del Partito Democratico, responsabile Legalità e lotta alle mafie, ha tuonato: “Non ci sono vie di mezzo per contrastare le infiltrazioni mafiose nei Comuni. Le parole del ministro sono gravi perché lasciano presagire il tentativo di modifica di uno strumento antimafia fondamentale per colpire le organizzazioni criminali che ramificano le proprie attività illecite negli enti locali”.
FILIBERTO ZARATTI AVS
Ancora più netto Filiberto Zaratti di Avs, che accusa: “Piantedosi fa il gioco delle tre carte: dice testualmente che è ‘possibile immaginare che ci sia un accompagnamento ad un percorso che valorizzi le istituzioni democratiche’; noi diciamo che deve immaginare meno e stare alla legge. Se una commissione ministeriale ha stabilito che una amministrazione comunale è infiltrata dalle mafie, ‘immaginare’, come dice Piantedosi, vie di mezzo è impossibile, anzi sarebbe grave se lo si facesse”.
Dal 1991 al 19 aprile 2025, sono 401 i decreti di scioglimento per infiltrazioni mafiose emessi in Italia: in media uno al mese, secondo il rapporto di Avviso Pubblico. Il 72% dei Comuni sciolti ha meno di 20mila abitanti, e il 96% degli scioglimenti si concentra in Calabria, Campania, Sicilia e Puglia. L’ultimo caso è quello di Caserta, sciolta il 18 aprile: una decisione contestata dal sindaco Carlo Martino, che ha parlato di “atto abnorme”.
Ma il malcontento degli amministratori locali è noto al ministro. Piantedosi sembra voler avviare una riflessione sull’efficacia della misura, senza negare la gravità del fenomeno, ma distinguendo tra casi estesi e contaminazioni occasionali. Il dibattito è destinato a infiammarsi.
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