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Cronaca
23 Maggio 2025 - 17:26
Michele Racanelli
Non è più questione di qualche birra rubata con strafottenza o di piccoli furti consumati tra le corsie. E non si tratta nemmeno di un episodio isolato, come qualcuno potrebbe ancora ostinarsi a credere. Quella che da mesi si sta consumando al supermercato Lidl di via Sant’Ulderico, a Ivrea, è una vera e propria emergenza. Silenziosa, ma esplosiva. Una spirale fatta di minacce, violenze, aggressioni, paure taciute e complicità passiva, che ha trasformato un luogo di lavoro in un perimetro di rischio quotidiano, dove l’unico vero argine alla deriva resta il sangue freddo – e la rassegnazione – di chi ogni giorno si mette la divisa. In tanti li chiamano "maranza", per molti sono solo dei "delinquenti"
A rompere il silenzio è la Filcams CGIL di Torino, che il 16 maggio ha formalizzato una diffida contro Lidl Italia S.r.l., indirizzata non solo alla sede legale dell’azienda ma anche al sindaco di Ivrea Matteo Chiantore e al comandante della polizia municipale. A firmarla è Michele Racanelli, funzionario sindacale. Descrive una situazione gravissima, “che non può più essere ignorata”.
“Il personale si è trovato esposto a ripetuti episodi di minacce, aggressioni verbali e fisiche, nonché ad atteggiamenti potenzialmente riconducibili a condotte penalmente rilevanti”, scrive Racanelli. Parole chiare, precise, puntuali. No! Non siamo davanti a singole bravate, ma a un clima generale degenerato, che ha reso invivibile il punto vendita, compromettendo ogni forma di serenità, sicurezza e tutela.
Il riferimento va a una lunga catena di episodi, cresciuti nel tempo per frequenza e violenza. Il supermercato, stando a quel che racconta, sarebbe diventato una meta abituale per soggetti che entrano, provocano, spaventano e spesso se ne vanno senza conseguenze, come se tutto fosse lecito.
Non è solo un problema di ordine pubblico, ma – come sottolinea il sindacato – una responsabilità aziendale in materia di sicurezza sul lavoro, in palese violazione del Decreto Legislativo 81/2008. La tensione è continua, e il pericolo ha ormai travolto ogni routine. Il rischio per l’incolumità fisica e psicologica dei lavoratori è, secondo la CGIL, “inaccettabile”.
Da qui la richiesta di interventi immediati. La CGIL pretende un potenziamento della sicurezza interna, un rafforzamento della videosorveglianza e un presidio delle forze dell’ordine nelle fasce orarie più a rischio. Non solo. Il sindacato vuole anche un’indagine interna, che raccolga le testimonianze dei dipendenti e ricostruisca nel dettaglio cosa sia accaduto – e cosa stia continuando ad accadere – tra quelle corsie.
Lidl ha ora dieci giorni di tempo per fornire una risposta formale e documentata. Altrimenti, si legge nella diffida, “ci riserviamo di intraprendere ogni opportuna azione nelle sedi competenti, ivi inclusa la presentazione di un esposto alle autorità giudiziarie e/o agli organi ispettivi preposti”.
Una frase che non lascia spazio a interpretazioni: non si tratta di un appello morale, ma di un atto giuridico. E come tale, impone una reazione.
Un mese fa fece scalpore il blitz di alcuni giovani a volto coperto: entrarono con una pistola (presumibilmente finta) e rubarono birre sotto gli occhi impietriti di lavoratori e clienti. Allora sembrava un gesto isolato. Oggi appare per quello che era: il sintomo più visibile di una patologia più profonda. “Vengono sempre gli stessi, arraffano e se ne vanno”, aveva raccontato una lavoratrice. Una frase che oggi suona come una conferma, non più come un’allarmata impressione.
Francesco Sciarra Uil
E non è nemmeno la prima volta che i sindacati alzano la voce. Ad aprile era stato Francesco Sciarra, della Uil, a denunciare lo stato di abbandono vissuto dai dipendenti, soprattutto le lavoratrici, bersaglio preferito di molestie e atteggiamenti sessisti. “Non c’è rispetto verso il personale femminile. La percezione di insicurezza è fortissima”, aveva detto, chiamando in causa l’azienda.
Oggi Sciarra conferma e rilancia: “Lidl ci ha confermato che sta valutando alcuni aspetti della sicurezza. Abbiamo un incontro tra il 9 e il 10 giugno per approfondire e vedere come si può arrivare ad avere un ambiente più sicuro”.
Ad aprile, però, Lidl non aveva voluto commentare. Ora il silenzio potrebbe non bastare più. Perché la diffida della CGIL è un passo formale, non solo simbolico. Un atto che mette l’azienda davanti a responsabilità precise. La questione non può più essere ignorata o derubricata a “problema di quartiere”.
"Quel che sta capitando al Lidl - commenta amaro il consigliere comunale Massimiliano De Stefano - È il risultato di un fallimento collettivo, di un territorio che si gira dall’altra parte mentre chi lavora chiede solo di essere protetto...".
E resta, come un peso sulle spalle di tutti, quella domanda che rimbalza tra i corridoi, tra uno scaffale e l’altro, ogni volta che si chiude il turno: quanto ancora dovrà essere sopportato prima che qualcuno si decida ad ascoltarli davvero?
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