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Cronaca
07 Aprile 2025 - 16:30
Maranza e birra
Una scena da film, ma senza finzione e senza effetti speciali. Solo paura vera, negli occhi dei lavoratori e dei clienti.
E' successo al supermercato Lidl di via Sant’Ulderico a Ivrea, lo scorso venerdì sera, pochi minuti prima della chiusura.
Alcuni giovani "maranza" nordafricani – probabilmente gli stessi che già da tempo frequentano l’area – sono entrati con la maglietta alzata, il volto travisato e una pistola ben visibile infilata alla cintura.
Senza fretta, con atteggiamento spavaldo, hanno raggiunto il reparto bevande, afferrato alcune bottiglie di birra e se ne sono andati come se niente fosse, lanciando perfino qualche battuta, come a rivendicare un ruolo da intoccabili. Nessuno ha reagito. Nessuno ha osato.
Qualche minaccia verbale, l'atteggiamento aggressivo e di sottofondo un “Lasciateci fare”. E così è stato.
Francesco Sciarra Uil
Il personale è rimasto allibito, sotto shock. Una dimostrazione di forza, più che una semplice rapina.
I ragazzi – a detta di chi era presente poco più che adolescenti – hanno agito con una calma inquietante, ignorando telecamere, dipendenti e clienti.
“Vengono e arraffano quasi tutti i giorni, ma con una pistola non era mai successo”, racconta una lavoratrice ancora scossa.
L’episodio ha immediatamente fatto scattare l’allarme interno: le cassiere hanno avvertito la direzione e poco dopo è stata formalizzata una denuncia. Fortunatamente non ci sono stati feriti, né momenti di panico, ma la tensione è rimasta alta anche nei giorni successivi.
I lavoratori hanno subito informato i sindacati, chiedendo maggiore tutela e protocolli di intervento chiari in caso di minacce. Il timore, ormai fondato, è quello di un’escalation. Il punto vendita, a due passi dall’ospedale, si trova in un quartiere che di sera si svuota e diventa vulnerabile.
In quella fascia oraria, secondo chi ci lavora, “arrivano sempre gli stessi, arraffano e se ne vanno”.
Negli ultimi mesi si sono verificati numerosi episodi di piccoli furti e tensioni, spesso tollerati o sottovalutati.
Ma questa volta si è superato un limite: la pistola – vera o finta che fosse – è bastata per paralizzare tutti.
Insomma la città si ritrova ancora una volta a fare i conti con una microcriminalità giovanile sempre più sfacciata e impunita, che prende di mira supermercati, aree sensibili, ragazze, giovani e lavoratori spesso soli e indifesi.
Da noi contattato, Francesco Sciarra della Uil conferma la gravità della situazione.
“Sapevano perfettamente dove si trovano le telecamere, si sono coperti il volto - commenta - I nordafricani arrivano, rubano e se ne vanno. E il problema non è nuovo: qui la situazione è fuori controllo da tempo.”
Sciarra sottolinea anche un altro aspetto preoccupante: “Al Movicentro, così come al Lidl, lavorano molte donne. E non c’è grande rispetto, da parte di questi soggetti, verso il personale femminile. La percezione di insicurezza è forte.”
La Uil chiederà ufficialmente alla direzione del supermercato l’attivazione di un servizio di sicurezza nelle ore serali, per tutelare i dipendenti e i clienti.
La birra sottratta vale pochi euro. La paura lasciata tra quegli scaffali pesa molto di più. E probabilmente resterà a lungo.
Per dovere di cronaca aggiungiamo che la direzione Lidl ha preferito non rilasciare dichiarazioni.
REAZIONI
"È fondamentale superare slogan e iniziative spot. La nostra città necessita di un'Amministrazione comunale che sviluppi progetti concreti e chiari, evitando il trasferimento delle responsabilità. Più illuminazione, più videosorveglianza e più polizia locale per le strade della città a tutte le ore del giorno...".
Massimiliano De Stefano, Azione Italia Viva
***
“Come Fratelli d’Italia abbiamo portato all’attenzione del Consiglio Comunale il problema delle baby gang un anno fa, suscitando perfino l’ilarità della maggioranza di fronte a un tema (a detta loro) “inesistente”. Le conseguenze di un simile atteggiamento, nonostante i campanelli d’allarme fossero già più che evidenti al tempo, sono sotto gli occhi di tutti. Massima solidarietà ai lavoratori che, giustamente, chiedono di poter lavorare in condizioni che non minaccino la loro incolumità. Anche di questo dovrebbe occuparsi la Politica e, nello specifico, l’Assessore al Lavoro Gabriella Colosso, decisamente più interessata al benessere e all’integrazione delle donne sinti (e non “sinte”, come da vocabolario Garzanti, in quando invariabile).”
Andrea Cantoni, FDI
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