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Foglizzo, i ragazzi ottengono il “patentino per lo smartphone”: un segnale concreto contro i rischi invisibili della rete

Una connessione consapevole: a Foglizzo, un "patentino per lo smartphone" educa i giovani all'uso responsabile della tecnologia, tra sfide digitali e rischi sociali.

Foglizzo

Foglizzo, i ragazzi ottengono il “patentino per lo smartphone”: un segnale concreto contro i rischi invisibili della rete

Una patente speciale, senza ruote ma con enormi responsabilità: gli alunni delle classi prime della scuola di Foglizzo hanno ricevuto il loro “Patentino per lo Smartphone”, simbolo tangibile di un percorso di educazione digitale avviato con convinzione dall’istituto scolastico e promosso dall’ASL TO4. Non è solo una cerimonia: è un gesto culturale e formativo, in un’epoca in cui la connessione è continua ma la consapevolezza spesso assente.

La consegna è avvenuta alla presenza del Sindaco di Foglizzo e del Dott. Florio, psicologo esperto in dinamiche adolescenziali, che ha incontrato famiglie e studenti per affrontare i lati oscuri e le potenzialità di uno strumento tanto potente quanto fragile: lo smartphone.

L’iniziativa, che la scuola porta avanti da anni, si inserisce oggi in un contesto sempre più preoccupante: secondo una recente indagine condotta dall’Università della California di San Francisco (UCSF), i social media contribuiscono allo sviluppo della depressione nei giovani. I dati, pubblicati su JAMA Network Open, parlano chiaro: in soli tre anni il tempo medio trascorso online dai ragazzi tra i 9 e i 13 anni è passato da 7 a 73 minuti al giorno, e parallelamente i sintomi depressivi sono aumentati del 35%.

Il nemico invisibile non è lo smartphone in sé, ma l’uso inconsapevole che se ne fa. E tra i pericoli più gravi spiccano il cyberbullismo, le interferenze sul sonno, e l’esposizione a contenuti distorti che alimentano ansie, insicurezze e modelli irraggiungibili. Un ulteriore studio pubblicato su The Lancet Regional Health – Americas ha collegato il cyberbullismo a un aumento di oltre 2,5 volte del rischio di ideazione suicidaria, e a una maggiore propensione verso nicotina, alcol e marijuana tra gli adolescenti.

In questo scenario, il patentino non è un punto d’arrivo ma un punto di partenza. Serve a dare dignità e forma a un percorso educativo che coinvolge scuola, famiglia e territorio. "Dire a un ragazzo di spegnere il telefono non basta", ha spiegato in aula il Dott. Florio. "Serve un dialogo aperto, senza giudizio. Serve che ci siano momenti quotidiani condivisi, lontani dagli schermi, come i pasti o il momento prima di dormire. Solo così si costruisce una relazione sana con la tecnologia".

Nel piccolo comune del Canavese, la lezione è chiara e potente: non basta saper usare uno smartphone, bisogna sapere quando e perché usarlo. E per questo serve educazione, confronto e responsabilità. Il patentino per lo smartphone non è un pezzo di carta: è un investimento sul futuro dei nostri figli.

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