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Tartufi, il Piemonte insorge contro la nuova legge nazionale: “A rischio la cerca libera, tradizione secolare dei trifolao”

Isnardi, Calderoni e Ravetti (PD) interrogano la Regione: “Cirio si attivi subito per difendere un patrimonio riconosciuto dall’UNESCO. La legge penalizza i territori, la cerca non è un reato”

Tartufi, il Piemonte insorge

Tartufi, il Piemonte insorge contro la nuova legge nazionale: “A rischio la cerca libera, tradizione secolare dei trifolao”

Difendere i trifolao significa difendere l’identità culturale del Piemonte. È questo il messaggio forte e chiaro lanciato dai consiglieri regionali del Partito Democratico Fabio Isnardi (Asti), Mauro Calderoni (Cuneo) e Domenico Ravetti (Alessandria), che hanno presentato un’interrogazione urgentissima in Consiglio regionale per chiedere alla Giunta un’azione immediata a tutela della cerca e cavatura del tartufo, messa in pericolo da una proposta di legge nazionale attualmente in discussione al Senato.

La miccia è stata accesa dall’incontro tra il senatore leghista Giorgio Bergesio e le associazioni dei cercatori di tartufi, riunite ad Alba presso il Centro Nazionale Studi Tartufo, dove è emersa una forte contrarietà verso il disegno di legge che, secondo i trifolao, stravolge i presupposti della cerca libera, cuore pulsante di una tradizione riconosciuta nel 2021 dall’UNESCO come patrimonio immateriale dell’umanità.

Il testo normativo in discussione vieterebbe l’accesso a tartufaie coltivate, alvei fluviali e terreni incolti da meno di dieci anni. Una restrizione che, secondo i promotori dell’interrogazione, svuoterebbe di senso e di pratica la cerca tradizionale, trasformando in potenziali trasgressori i cercatori che da generazioni custodiscono e tramandano saperi, tecniche e rispetto per la natura.

«Non possiamo lasciare che una legge decisa a Roma penalizzi i nostri territori senza nemmeno ascoltarli», ha dichiarato Ravetti, vicepresidente del Consiglio regionale, sottolineando che non si tratta solo di tutelare un’attività economica, ma di difendere un equilibrio fragile tra uomo, territorio e biodiversità.

Isnardi ha chiesto al presidente Alberto Cirio di intervenire presso il Governo e il Parlamento, promuovendo un tavolo di confronto con i trifolao, i parlamentari piemontesi e il Ministero dell’Agricoltura, e riferendo puntualmente in Aula sull’evoluzione della vicenda.

«La cerca del tartufo è una tradizione secolare, viva, partecipata, parte del paesaggio culturale piemontese», ha ribadito Calderoni. «Non possiamo accettare una norma che la svuoti di significato, limitandone l’accesso e restringendone la pratica. Il Piemonte deve far sentire la sua voce, ora più che mai».

A dimostrare quanto il tema sia sentito, c’è anche la manifestazione annunciata per il 14 giugno, che vedrà i trifolao scendere in piazza per difendere il diritto alla cerca libera. Ma, come precisano i tre consiglieri del PD, la battaglia non può ricadere solo sulle spalle dei cercatori. È la Regione a dover fare la prima mossa, senza ambiguità e senza ritardi.

La cerca del tartufo, custodita nei boschi, tra albe silenziose e cani addestrati, non è solo folklore: è storia viva, economia, sostenibilità e cultura. E in Piemonte, questa storia non ha intenzione di essere interrotta da una legge calata dall’alto.

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