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Agricoltura
19 Maggio 2025 - 10:09
Ciliegie, un raccolto in ginocchio: Coldiretti denuncia il crollo del 70% e lancia l’allarme “invasione estera”
Il profumo delle ciliegie, quest’anno, ha lasciato spazio all’amarezza. In Puglia, e in particolare nel sud est della provincia di Bari, la stagione cerasicola 2024-2025 è una disfatta annunciata. A denunciarlo è Coldiretti Puglia, che parla senza mezzi termini di crollo produttivo tra il 70 e il 100%, a seconda delle zone. Le cause? Le gelate tardive di marzo e aprile, che hanno colpito in pieno la fase di fioritura delle varietà più precoci e pregiate, distruggendo le gemme e azzerando le possibilità di fruttificazione.
Il gelo ha avuto un impatto devastante su Georgia e Bigarreau, ma soprattutto ha colpito al cuore la ciliegia Ferrovia, vera regina dell’agricoltura pugliese, una varietà autoctona che ha saputo imporsi sul mercato nazionale e internazionale per qualità, resistenza e dolcezza. Una ciliegia che, nei territori di Conversano, Turi, Casamassima, Sammichele e dintorni, non è solo agricoltura, ma cultura identitaria, tradizione familiare e presidio economico.
Secondo i dati della Rete d’Informazione Contabile Agricola, la Puglia produce da sola circa il 30% delle ciliegie italiane, con oltre 18mila ettari coltivati, di cui ben 17.230 nel solo Barese. Un patrimonio che oggi appare vulnerabile come non mai, messo in crisi da un clima sempre più instabile, da una siccità crescente e da costi di produzione insostenibili per gli agricoltori.
Ciliegie a peso d'oro
Ma il disastro nei campi ha prodotto anche una distorsione sul mercato, con conseguenze dirette per i consumatori. A Milano, denuncia Coldiretti, le ciliegie vengono vendute fino a 23,3 euro al chilo, un prezzo da gioielleria, e non sempre con indicazioni chiare sull’origine. Il rischio, secondo l’associazione, è che in molti casi si tratti di frutti importati da Nord Africa o Turchia, spacciati per prodotto nazionale. E la contraffazione di provenienza, in un momento in cui il Made in Italy è in emergenza, suona come una beffa dolorosa.
Coldiretti non si limita a chiedere lo stato di calamità, ma lancia un appello urgente ai controlli, invocando l’intervento anche dei Vigili dell’Annona e di tutte le autorità preposte alla tracciabilità e alla vigilanza alimentare. L’obiettivo è quello di stanare le speculazioni nei passaggi intermedi della filiera, dove i margini si moltiplicano e i prezzi si gonfiano, mentre i produttori restano con i campi vuoti e i debiti in crescita.
Il risultato di questa crisi è che molti piccoli agricoltori stanno valutando di non raccogliere nemmeno, per evitare di lavorare in perdita. E c’è chi punta tutto sulla vendita diretta in azienda, alternativa che Coldiretti incoraggia per rafforzare il legame tra chi produce e chi acquista, offrendo frutta tracciata, sana e italiana, senza passaggi opachi.
La tragedia silenziosa delle ciliegie pugliesi è lo specchio di un’agricoltura lasciata sola a fronteggiare il cambiamento climatico, senza adeguati strumenti di difesa, né garanzie economiche. È il fallimento di un sistema che non tutela il prodotto d’eccellenza, ma che rischia di favorire chi importa a basso costo, mentre le campagne italiane si svuotano e i frutti marciscono sugli alberi.
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