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Piemonte sommerso: nella relazione dell’assessore Gabusi la fotografia impietosa dell’alluvione di aprile. E per i ristori ai privati...

Campi devastati, strade interrotte: la mappa dei danni dopo l’alluvione. Ecco che cosa ha funzionato e cosa no

Piemonte sommerso: nella relazione dell’assessore Gabusi la fotografia impietosa dell’alluvione di aprile. E per i ristori ai privati...

Piemonte sommerso: nella relazione dell’assessore Gabusi la fotografia impietosa dell’alluvione di aprile. E per i ristori ai privati...

Le carte parlano chiaro. Il Piemonte, tra il 15 e il 17 aprile 2025, è stato colpito da un evento meteo estremo, con caratteristiche alluvionali degne delle peggiori pagine della storia recente. A dirlo non è solo l’acqua che ha spazzato via strade, ponti, colture e abitazioni. A dirlo è la relazione presentata ieri dall’assessore Marco Gabusi durante la seduta congiunta della II Commissione (Opere pubbliche e Viabilità) e della V Commissione (Ambiente e Protezione civile), presiedute rispettivamente da Mauro Fava e Sergio Bartoli.

“Abbiamo vissuto un evento straordinario per intensità, durata e diffusione dei fenomeni. Una crisi idrogeologica e idraulica con effetti su larga scala, che ci obbliga a riflettere su ciò che è stato fatto e su ciò che non è più rinviabile”, ha sottolineato Gabusi, tracciando il quadro di un Piemonte duramente messo alla prova.

L’evento: una tempesta da manuale

La perturbazione, che ha preso forma il 15 aprile e si è protratta fino al 17, ha colpito con violenza il Torinese, il Biellese, il Vercellese e il Verbano. Le precipitazioni cumulate hanno superato localmente i 550 mm in 72 ore. A Boccioleto, in Valsesia, si sono registrati 417 mm in 24 ore e 260 mm in 12 ore: numeri da tempo di ritorno di oltre 200 anni. Il Po, a valle di Torino, ha sfiorato i livelli dell’ottobre 2000: 10.300 m³/s di portata contro i 10.500 m³/s del grande alluvione di allora.

A Isola Sant’Antonio, nell’Alessandrino, il fiume ha toccato gli 8,7 metri, superando di quasi un metro la soglia di pericolo. La Dora Baltea, il Chiusella, il Malone, l’Elvo, il Cervo e altri corsi d’acqua minori sono esondati in più punti, devastando case, campi e infrastrutture.

Frane, smottamenti e valanghe fuori stagione

Non solo acqua. La neve abbondante, caduta a quote elevate nel Pinerolese, nell’Ossola e nella Val Soana – con accumuli fino a 280 cm sul ghiacciaio Ciardoney – ha innescato numerose valanghe spontanee, alcune delle quali hanno raggiunto i fondovalle, coinvolgendo anche abitazioni e strade.

Le frane – molte delle quali già note e monitorate – si sono riattivate. Il sistema di controllo regionale dei movimenti franosi ha segnalato riprese di attività potenzialmente pericolose anche nelle settimane successive. Le fotografie aeree e le riprese con droni, eseguite nei giorni successivi dai tecnici regionali e da Arpa Piemonte, confermano la vastità dei dissesti.

Una delle tante frane del Canavese

I danni: milioni di euro e intere comunità in ginocchio

La stima provvisoria dei danni sfiora i 500 milioni di euro. Ma il conto definitivo arriverà solo dopo il completamento dei sopralluoghi da parte degli uffici regionali. Intanto sono oltre 5.000 i volontari della Protezione Civile mobilitati dal 16 al 24 aprile, impegnati tra evacuazioni, assistenza, rimozione fango, svuotamento di locali e presidio del territorio.

Sono stati attivati 256 Centri Operativi Comunali (COC), di cui 157 nel Torinese, e sono stati coinvolti Carabinieri, Vigili del Fuoco, Croce Rossa, squadre di Protezione Civile regionale e associazioni convenzionate.

La viabilità ha subito interruzioni diffuse. Strade provinciali, comunali e perfino tratti ferroviari risultano inagibili. Le opere idrauliche, la rete fognaria e quella elettrica hanno riportato danni ingenti. Numerosi ponti sono crollati o sono stati dichiarati inagibili.

Campi devastati: il conto amaro dell’agricoltura

Un capitolo a parte merita il mondo agricolo. Le acque del Po e dei torrenti minori hanno devastato oltre 1.000 ettari di coltivazioni nel Canavese, nella bassa Val di Susa, nella Val Sangone e nel Pinerolese. Mais, girasole, patate e pomodori sono stati spazzati via. Nel Vercellese, ettari di risaie già seminate sono stati sommersi. Alcuni campi dovranno essere completamente riseminati.

La Regione ha già attivato la procedura per la delimitazione dei danni agricoli in base al D.Lgs. 102/2004, pubblicando un bando per raccogliere le segnalazioni da parte dei Comuni e delle aziende agricole.

Le richieste al Governo e i primi fondi

Il 18 aprile, con una nota urgente, il presidente della Regione Piemonte ha chiesto al Governo la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale per le province di Torino, Biella, Vercelli e Verbano Cusio Ossola. Una settimana dopo, con un secondo documento, la richiesta è stata estesa anche a Cuneo, Alessandria, Asti e Novara.

Nel frattempo la Giunta regionale ha deliberato un primo stanziamento d’urgenza di 5 milioni di euro, prelevati dal fondo di riserva. “Una goccia nel mare, che serve però ad avviare gli interventi più urgenti”, ha detto Gabusi.

Ma attenzione: questi fondi non possono essere utilizzati per rimborsare i privati. Servono esclusivamente per il ripristino delle infrastrutture pubbliche.

La solidarietà non si è fatta attendere

Tra i primi a mobilitarsi, la Fondazione La Stampa - Specchio dei Tempi, che ha stanziato 10.000 euro per fornire beni di prima necessità e assistenza immediata alle famiglie colpite nei comuni di San Raffaele Cimena, Monteu da Po, Brusasco, Lauriano e altri centri del Canavese.

Le conclusioni: alluvione storica, ma qualcosa ha funzionato

Il confronto con gli eventi del passato è inevitabile. Aprile 2025 è da considerare uno dei 10 eventi pluviometrici più intensi degli ultimi 70 anni. Solo il 2000, con punte di 740 mm, ha superato certi picchi. Ma rispetto al 1994 e al 2000, qualcosa è cambiato.

“I danni sono stati gravi, ma contenuti rispetto al passato. Questo è anche merito del lavoro di prevenzione svolto negli ultimi anni: nuove opere idrauliche, consolidamenti spondali, mappature aggiornate dei rischi”, ha precisato Gabusi.

Tuttavia, resta aperta la questione delle risorse. La Regione può intervenire per l’urgenza, ma il ristoro vero e proprio spetta al Governo. E il tempo stringe: i comuni colpiti chiedono certezze, i cittadini vogliono sapere quando riceveranno i primi aiuti. Le attività economiche rischiano di non rialzarsi.

Il monito finale dell’assessore è chiaro: “Il Piemonte deve farsi trovare pronto. Gli eventi estremi non sono più l’eccezione, ma la regola. Serve un piano straordinario di resilienza e messa in sicurezza del territorio. Ora.”

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