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Confesercenti lancia l’allarme: l'Italia non è un paese per giovani imprenditori

Tra il 2019 e il 2024 chiusi oltre 35.600 negozi, bar e attività turistiche under 35. Età media degli imprenditori sale a 51 anni. Gronchi: “Più formazione, meno fisco, il sistema è al collasso”

Giovani imprenditori

Giovani imprenditori (foto di repertorio)

“L’Italia non è più un Paese per giovani imprenditori?”. È la domanda che Confesercenti si pone con amarezza nell’ultimo rapporto basato su dati camerali, che fotografa una realtà preoccupante: tra il 2019 e il 2024, sono scomparse oltre 35.600 imprese giovanili attive nei comparti chiave di commercio, ricettività e ristorazione, con un calo del -22,9%. Una percentuale più che tripla rispetto al calo registrato nelle attività guidate da over 35 (-5%) e molto più grave rispetto alla riduzione complessiva delle imprese in Italia (-7,2%).

“Nei comparti strategici del commercio, della ricettività e della ristorazione, l’impresa giovanile è in caduta libera”, avverte Confesercenti, segnalando un quadro in cui “è sempre più difficile resistere: una su tre (34,4%) chiude prima di compiere cinque anni di vita”. Nel solo settore della ristorazione e dei servizi bar, la mortalità raggiunge il 43,1%.

L’età media degli imprenditori nei tre settori considerati ha superato i 51 anni (51,3), e “solo un’impresa su dieci è guidata da giovani: il 10%, una quota in netto calo rispetto al 12,1% del 2019”. Questo, secondo Confesercenti, conferma un processo di invecchiamento strutturale dell’imprenditoria italiana.

Anche la geografia del calo è significativa: “Il calo di attività under 35 è più veloce nei centri urbani intermedi”. Nei comuni tra 15.000 e 50.000 abitanti la riduzione è del -23%, mentre nei comuni tra 50.000 e 250.000 arriva al -24,2%. A livello regionale, le aree più colpite sono Umbria, Sardegna, Calabria, Abruzzo, Sicilia e Toscana, tutte con diminuzioni superiori al -24%. La flessione raggiunge il -25,2% nelle regioni del Centro, il -28,4% nelle Isole, il -25,5% nel Mezzogiorno, contro il -17,8% nel Nord-Ovest e il -14,3% nel Nord-Est.

Anche dove il calo è più marcato, l’età media rimane lievemente più bassa: in Puglia (49,8 anni), Campania (50,7), Sicilia (50,8) e Lazio (50,4). Ma resta il dato strutturale: “L’età media in cinque anni è passata da 50 a poco più di 51 anni (51,3): è più alta in Liguria (54,1 anni), seguita da Valle d’Aosta (53,4), Toscana e Friuli-Venezia Giulia (entrambe 53,1)”.

Il vicepresidente vicario di Confesercenti e presidente di Assoterziario, Nico Gronchi, sottolinea le cause profonde di questa emorragia di iniziativa imprenditoriale: “Sulle imprese di commercio e turismo pesano l’eccesso di competizione, amplificato dall’ascesa dell’economia delle piattaforme web, una domanda interna ancora debole e l’elevato carico fiscale e burocratico. Un mix di ostacoli che colpisce tutte le attività, ma che diventa quasi insormontabile per quelle giovanili”.

Il risultato, spiega Gronchi, è “un tessuto imprenditoriale sempre più anziano e assottigliato: un paradosso per un Paese che un tempo era considerato la patria dell’impresa diffusa e delle ditte individuali”. E l’appello è diretto e senza giri di parole: “Se non vogliamo archiviare questa Italia, servono azioni concrete a sostegno dell’impresa indipendente e dei territori: meno fisco, più formazione e, soprattutto, più governo dello sviluppo”.

Gronchi critica anche l’assenza di pianificazione locale: “Un tempo i comuni redigevano piani commerciali e urbanistici, programmando servizi e attività economiche. Oggi a dettare le regole è il web: si chiudono le città al traffico privato, ma si aprono le porte a un flusso incessante di corrieri, che consegnano ormai un miliardo di pacchi l’anno. Le case vacanze spuntano come funghi, svuotando i centri storici di residenti”.

E conclude con un avvertimento: “È una trasformazione rapida, accelerata dalla pandemia, che ha spinto commercio e turismo in una fase di evoluzione tumultuosa. Ma è un cambiamento che non stiamo governando: e il prezzo lo pagano i territori, con un’emorragia di iniziativa economica che li impoverisce giorno dopo giorno”.

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