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17 Maggio 2025 - 01:01
Municipio chiuso per ferie
Il Comune di Ivrea chiude gli uffici il venerdì. Ma non per lavori, né per emergenze improvvise. Il motivo è tanto semplice quanto paradossale: troppi dipendenti hanno accumulato ferie mai godute, e adesso l’amministrazione corre ai ripari come può. Da qui a fine settembre, ogni venerdì gli sportelli comunali resteranno chiusi al pubblico. Una scelta che ha del surreale, ma è messa nero su bianco in un decreto firmato dal sindaco Matteo Chiantore. Una risposta d’emergenza a un problema che non nasce oggi, e che affonda le radici in anni di gestione difficile, turnazioni complesse e personale in costante sottodimensionamento.
Secondo i numeri ufficiali, il Comune di Ivrea conta circa 150 dipendenti. Ognuno ha diritto a 28 giorni di ferie all’anno. Fin qui, nulla di strano. Il punto è che in molti non sono riusciti a consumarle nei tempi previsti, vuoi per mancanza di sostituzioni, vuoi per carichi di lavoro mal distribuiti.
L'assessore Fabrizio Dulla
Il risultato? Alcuni si trovano con arretrati che vanno dai 30 ai 130 giorni. Sì, 130 giorni. Più di sei mesi. In certi casi, l’equivalente di un intero semestre scolastico. E allora, come si rimedia? La soluzione trovata è chiara: un giorno a settimana di chiusura, per permettere al personale di recuperare, un po’ alla volta, ciò che per anni non è riuscito a prendersi.
La misura non riguarda tutti i servizi: la biblioteca civica e il Museo Garda rimarranno regolarmente aperti. Per il resto, però, sportelli serrati. L’intenzione, garantiscono da Palazzo civico, è quella di evitare disagi agli utenti.
L’assessore al Bilancio e alle risorse umane, Fabrizio Dulla, spiega che ormai la maggior parte dei cittadini accede ai servizi solo tramite appuntamento. E che il venerdì, già da tempo, è una giornata “alleggerita”, con molti lavoratori in smart working o in orario ridotto. Quindi, per farla breve, si tratterebbe solo di formalizzare una prassi già in atto.
Una sorta di normalizzazione della chiusura, resa necessaria da un arretrato che rischia di esplodere. E che coinvolge, in particolare, anche quei lavoratori prossimi alla pensione, molti dei quali – grazie alle ferie non godute – riescono a staccare dal servizio 4 o 5 mesi prima della data ufficiale di pensionamento. Un vuoto che pesa. E che complica i passaggi di consegne, specie se chi subentra è appena arrivato e deve imparare tutto in fretta, da solo.
Il decreto prevede anche indicazioni per i dirigenti, che dovranno garantire la continuità dei servizi e allo stesso tempo pianificare le ferie in modo da rientrare, entro settembre, nei limiti accettabili. Un esercizio d’equilibrismo non semplice: meno giorni utili, personale assente, e la necessità di non far ricadere tutto sui cittadini. Un obiettivo ambizioso, in una macchina amministrativa che già lavora in condizioni non ottimali.
Va detto che la chiusura settimanale non è una novità assoluta. Già dal 2022, durante i mesi più freddi, alcuni uffici comunali avevano ridotto le aperture settimanali per contenere i costi energetici. Il lunedì o il venerdì gli impianti restavano spenti, gli sportelli venivano accorpati, e i dipendenti lavoravano da remoto. Una misura pensata per abbassare le bollette del gas e della luce, che secondo le stime avrebbe portato un risparmio fino a 200 mila euro. All’epoca si parlava di sostenibilità e di transizione energetica. Oggi, invece, si parla di ferie. Ma il principio resta lo stesso: quando la coperta è corta, si taglia dove si può.
Rimangono sempre operativi, anche il venerdì, l’Ufficio di Stato civile e la Polizia municipale, per garantire le urgenze legate a nascite, decessi e matrimoni.
Tutti gli altri servizi dovranno invece fare i conti con la nuova organizzazione. I cittadini, dal canto loro, potranno continuare a scrivere mail agli uffici, che resteranno raggiungibili per via telematica. Ma se ci sarà bisogno di una presenza fisica o di un confronto diretto, ci si dovrà accontentare degli altri quattro giorni.
È una scelta straordinaria?
Sicuramente. Ma è anche il risultato di un problema strutturale che si trascina da anni. Le ferie non sono un privilegio: sono un diritto. Ma se non vengono gestite per tempo, si trasformano in un peso che rischia di mettere in ginocchio gli uffici. E allora, più che una soluzione, la chiusura del venerdì è il sintomo di un sistema che non riesce più a sostenersi.
A cui si cerca di rimediare con provvedimenti tampone, invece che con una pianificazione seria. Resta la sensazione che a Ivrea si sia scelto di spegnere la luce non tanto per risolvere i problemi, quanto per rimandare il confronto con un problema di organico che non si vuole affrontare fino in fondo.
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