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Scoperto il diabete di tipo 5: colpisce milioni di persone

La Federazione Internazionale del Diabete riconosce una nuova categoria che rivoluziona la mappa globale della malattia: colpisce chi ha sofferto la fame da bambino e cambia radicalmente l’approccio terapeutico nei paesi a basso reddito

Scoperto il diabete di tipo 5

Scoperto il diabete di tipo 5: colpisce milioni di persone

Per decenni ci siamo raccontati che il diabete era una malattia “moderna”: troppo cibo, troppo zucchero, troppo peso. Il nemico numero uno delle società occidentali, dove l’abbondanza genera squilibri metabolici, e la sedentarietà avvelena il sangue. Ma oggi arriva una verità diversa e scomoda, che non nasce nelle metropoli ma nei villaggi dove il cibo non basta, dove i bambini crescono senza proteine, dove l’acqua pulita è un privilegio. La Federazione Internazionale del Diabete (IDF) ha appena riconosciuto il diabete di tipo 5, una nuova forma che colpisce tra i 20 e i 25 milioni di persone nel mondo e che è causata non dall’eccesso, ma dalla carenza.

Il diabete di tipo 5 non ha nulla a che vedere con l’obesità, né con l’autoimmunità. È una condizione che affonda le radici nella malnutrizione infantile. Chi ne è affetto ha spesso un fisico esile, è sottopeso, e non produce abbastanza insulina non perché le cellule pancreatiche siano state attaccate, ma perché non si sono mai sviluppate correttamente. Colpa di un’infanzia trascorsa senza proteine, colpa di una madre malnutrita, colpa di un sistema che lascia intere popolazioni a lottare contro la fame. È una malattia che nasce prima ancora della nascita: durante la gravidanza, se la madre è denutrita, il pancreas del feto non cresce a sufficienza. Oppure durante l’adolescenza, quando lo sviluppo rallenta per carenze nutrizionali croniche.

Diabete di tipo 5

Eppure, fino ad oggi, questi pazienti sono stati curati male, diagnosticati peggio. In molti casi sono stati scambiati per diabetici di tipo 1 o tipo 2. Hanno ricevuto terapie insuliniche standard, senza che nessuno indagasse sulla reale origine del problema. In alcuni casi, addirittura, non hanno ricevuto alcuna cura, perché non rientravano nei parametri noti. Questo riconoscimento ufficiale cambia tutto. Cambia la mappa del diabete nel mondo, che non è più solo la malattia dell’abbondanza ma anche la cicatrice invisibile della povertà.

Le implicazioni sono enormi. Significa che la lotta al diabete non può più essere condotta solo nei laboratori occidentali, ma deve includere programmi nutrizionali di lungo periodo, deve intervenire prima che la malattia nasca, in quei villaggi dimenticati dove una madre incinta non ha accesso nemmeno a una dieta completa. Significa che le campagne sanitarie internazionali devono cambiare paradigma: non solo educazione alimentare per evitare il sovrappeso, ma interventi strutturali per garantire nutrizione di base. E significa anche che la ricerca deve adeguarsi: servono farmaci su misura, protocolli dedicati, formazione per i medici dei paesi in via di sviluppo, che troppo spesso non sanno nemmeno che esista questa variante.

Il diabete di tipo 5 è la malattia delle disuguaglianze. Un’allerta sanitaria, ma anche una denuncia politica. Racconta con precisione chirurgica chi resta indietro quando la scienza corre. Dice che non basta riconoscere un diritto alla salute, se non si garantisce il diritto al cibo. È una scoperta che impone un cambio di rotta nella cooperazione internazionale. E che obbliga tutti, anche chi vive nell’abbondanza, a guardare altrove: non tutti si ammalano perché hanno troppo. Alcuni si ammalano perché non hanno nulla.

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