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Sanità
15 Maggio 2025 - 12:43
Novara e Bellinzona, nasce CHE-NOBEL: reparti “emozionali” e tecnologie immersive per curare anche l’anima
Una corsia d’ospedale non sarà più solo un corridoio di attesa e dolore. Con il progetto INTERREG CHE-NOBEL, acronimo di Cure ospedaliere emozionali tra Novara e Bellinzona, l’esperienza del paziente entra in una nuova dimensione, fatta di spazi immersivi, supporto psicologico, arte, tecnologia e relazioni. È questa l’ambiziosa frontiera di cura che l’Azienda ospedaliero-universitaria di Novara e l’Istituto Pediatrico della Svizzera Italiana di Bellinzona stanno disegnando grazie al sostegno del programma europeo INTERREG, cofinanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale.
L’obiettivo è chiaro: abbattere l’ansia, migliorare l’aderenza alle terapie e offrire un ambiente di cura realmente accogliente, dove anche i dettagli – luci, suoni, narrazione – aiutino il paziente a stare meglio. In gioco c’è la rivoluzione silenziosa della medicina relazionale, una medicina che non si ferma al farmaco o all’intervento, ma guarda alla persona nella sua totalità, nel momento più vulnerabile della malattia.
Il cuore del progetto sta nella creazione di “reparti emozionali”, spazi ospedalieri riallestiti con tecnologie multimediali e linguaggi artistici, calibrati con rigore medico. Le sale terapia, le aree chirurgiche e persino le zone comuni verranno trasformate in experience immersive, studiate per coinvolgere i pazienti e prepararli alle cure complesse con maggiore serenità e consapevolezza. Una vera “digital therapy”, filtrata da linee guida sanitarie e supervisione scientifica, che renderà l’ospedale un luogo meno ostile, più umano.
Ma CHE-NOBEL non si ferma all’ambiente fisico. Tra le innovazioni più significative c’è lo sviluppo di una App pensata per accompagnare i pazienti nel mondo-ospedale: dalla mappa dei reparti, all’orientamento sui percorsi di cura, fino al supporto informativo personalizzato. L’app sarà uno strumento di empowerment, ma anche un canale diretto tra pazienti e personale sanitario, che potrà condividere aggiornamenti e comunicare in tempo reale. Tutto, ovviamente, in chiave transfrontaliera.
«La vera novità – ha spiegato Stefano Scarpetta, direttore generale dell’Aou di Novara – è che non si tratta di una semplice ristrutturazione, ma di un nuovo modo di intendere la relazione di cura. L’idea è utilizzare il tempo che precede la terapia per creare una predisposizione positiva, capace di migliorare la risposta clinica stessa».
Il progetto, già in fase avanzata di coordinamento scientifico, si basa su un confronto costante tra le due realtà sanitarie, con scambi di esperienze operative, pratiche tecnologiche e modelli organizzativi. Una cooperazione internazionale concreta, non solo teorica, che guarda oltre i confini per disegnare il futuro dell’assistenza sanitaria.
Anche la Regione Piemonte ha abbracciato la filosofia del progetto. L’assessore alla Sanità Federico Riboldi ha parlato di «un modello che ci ispira direttamente. Abbiamo già avviato interventi nei Pronto Soccorso di tutta la regione e vogliamo estendere il paradigma CHE-NOBEL anche agli altri reparti. Perché mettere il paziente al centro non può essere solo uno slogan: deve essere un progetto vero, fatto di spazi, idee e tecnologie».
CHE-NOBEL è un esempio concreto di come la sanità possa tornare ad ascoltare, facendo della cura un percorso che coinvolge il corpo, ma anche la mente, l’emotività, l’identità del paziente. È un invito a riformare l’ospedale senza stravolgerlo, ma riumanizzandolo con intelligenza e visione. Un futuro possibile, che inizia tra Novara e Bellinzona, ma che parla a tutta l’Europa.
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