Una notte come tante, trasformata in una scena di panico che ha travolto pazienti e operatori sanitari. È successo qualche notte fa all’ospedale di Rivoli, nel Torinese, dove un uomo di 43 anni, italiano e senza fissa dimora, ha dato in escandescenze nel pronto soccorso, colpendo un medico e scagliando un ecografo contro il muro. Un gesto di violenza cieca che ha messo in ginocchio il reparto, costringendo alla chiusura temporanea dei servizi e lasciando un clima di terrore e sgomento tra i presenti.
Il tutto è avvenuto nel cuore della notte, quando l’uomo, in apparente stato di agitazione, si è presentato in pronto soccorso. Le motivazioni che hanno scatenato la sua furia restano ancora poco chiare, ma ciò che è certo è l’escalation improvvisa: prima l’aggressione fisica al medico di turno, poi il gesto distruttivo che ha portato alla distruzione dell’ecografo, uno strumento diagnostico essenziale, il cui danneggiamento ha causato un’interruzione critica del servizio sanitario.
Il caos è stato contenuto solo grazie all’intervento tempestivo dei carabinieri della compagnia di Rivoli, allertati dal personale ospedaliero. I militari hanno bloccato l’aggressore e lo hanno trasferito nel reparto di psichiatria per una valutazione clinica, segno evidente che il suo stato psicofisico meritava un approfondimento. L’uomo è stato denunciato per interruzione di pubblico servizio e minaccia a pubblico ufficiale, capi d’accusa che evidenziano la gravità dell’episodio, pur non essendo scattato il fermo immediato.

Nel frattempo, il pronto soccorso è rimasto fuori servizio per circa quaranta minuti, un tempo che può fare la differenza tra la vita e la morte in medicina d’urgenza. Diversi pazienti hanno dovuto attendere, altri sono stati temporaneamente dirottati verso strutture vicine. Ma al di là dei ritardi, a preoccupare è il senso di vulnerabilità che ha colpito il personale: dottori, infermieri e operatori sanitari che ogni giorno affrontano turni estenuanti, ora anche con il timore di subire aggressioni improvvise e incontrollabili.
Non è un caso isolato. L’episodio di Rivoli si aggiunge a una lunga lista di aggressioni in ambito sanitario, un fenomeno sempre più frequente e che sta erodendo il senso di sicurezza nei presidi ospedalieri italiani. Secondo i dati dell’Inail, le aggressioni segnalate contro personale medico e infermieristico sono in costante aumento, spesso sottovalutate e raramente accompagnate da misure strutturali di prevenzione.
Negli ultimi mesi, numerosi sindacati e ordini professionali hanno chiesto presidi fissi delle forze dell’ordine nei pronto soccorso, soprattutto nelle ore notturne, e l’attivazione di percorsi specifici per la gestione dei pazienti psichiatrici o in stato di alterazione. Ma le risposte tardano ad arrivare, mentre nei reparti resta la paura. “Non siamo eroi, siamo lavoratori che meritano rispetto e protezione”, dicono in coro molti operatori.
A Rivoli, il servizio è ripreso. Ma il segno lasciato da quella notte resta. Un ecografo distrutto si può sostituire, ma la fiducia e la serenità del personale colpito da un’aggressione richiedono tempo, ascolto e interventi reali. Perché non può esserci sanità pubblica senza sicurezza. E non può esserci cura, se chi cura deve temere per la propria incolumità.