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Chivasso, il mistero del laghetto mai realizzato: 468mila euro in gioco

Niente pesca e la convenzione sta per scadere: ora che succede?

Chivasso, il mistero del laghetto mai realizzato: 468mila euro in gioco

Chivasso, il mistero del laghetto mai realizzato: 468mila euro in gioco

All’inizio del 2026, fra pochi mesi, scade l’autorizzazione a cavare concessa da Comune e Città Metropolitana alla ditta Allara con validità decennale (2016-2026). Scade anche – il 20 marzo 2026 in base ai nostri calcoli – la convenzione fra il Comune di Chivasso, l’Associazione Pro Boschetto A.S.D e la società escavatrice. La convenzione stabilisce che al termine dei dieci anni di autorizzazione, quindi all’inizio dell’anno prossimo, la ditta cederà gratuitamente al Comune l’area scavata dopo avere realizzato il laghetto per la pesca sportiva e altre opere. A garanzia dell’adempimento degli obblighi la società accende una polizza fideiussoria di 468.000 euro.

Non sappiamo cosa accadrà alla scadenza dell’autorizzazione: la società scavatrice – al momento non sappiamo chi sia perché nel 2020 era subentrata ATIVA e non conosciamo se è rimasta Allara oppure se vi sono stati altri subingressi – dunque la società escavatrice cederà l’area al Comune oppure chiederà una ulteriore proroga?

Ma ci facciamo anche un’altra domanda: la società ha realizzato gli interventi necessari per trasformare l’area in un laghetto per la pesca sportiva bramato da decenni dalla Pro Boschetto, più altre opere necessarie all’esercizio della pesca, più opere di sistemazione delle sponde e di rinaturazione del grande buco?

E IL LAGHETTO PER LA PESCA SPORTIVA?

Infatti nella convenzione firmata da Comune, Allara e Pro Boschetto (Elio Cambursano presidente), sottoscritta il 21 marzo 2016 presso il notaio Forni, la società di escavazione si impegnava ad eseguire le opere per la pesca sportiva entro 12 mesi dalla firma. Cioè entro marzo 2017. Da allora, gli eterni aspiranti pescatori boschettesi avrebbero dovuto poter dedicarsi all’ambito passatempo. Ebbene, queste opere sono state realizzate? Basta dare uno sguardo dentro la cava per avere la risposta, che è no.

Ma se la società non ha eseguito gli obblighi, perché il Comune non ha stracciato la convenzione e chiesto di riscuotere la fideiussione di 468.000 euro? E la Pro Boschetto si è data da fare per sollecitare Comune e società a rispettare gli impegni? Dal sito del Comune risulta che il presidente della Pro Boschetto è oggi Sergio Cordero e il “riferimento” è Domenico Barengo, già assessore ai lavori pubblici e oggi consigliere di maggioranza.

Ci facciamo questa domanda – la società di escavazione ha fatto il laghetto e tutto il resto? – perché non sarebbe la prima volta che il cavatore trascura gli obblighi.

BREVE MA ISTRUTTIVA STORIA DELLA CAVA

La storia della cava di Boschetto comincia almeno nel 1990, quando il Comune concede alla ditta S.I.C.I. l’autorizzazione all’apertura (“coltivazione”) della cava. Nel 1996 il Comune accorda una prima proroga all’attività estrattiva. Nel 1997 la ditta chiede l’autorizzazione all’approfondimento e all’ampliamento della cava. Il Comune accoglie la richiesta e così nel febbraio 1998 il Consiglio comunale autorizza la ditta a cavare per altri dieci anni, fino al gennaio 2008, e ad ampliare l’area di escavazione. L’impresa si impegna a stipulare presso una banca una polizza fideiussoria di 656 milioni di lire. Nel frattempo la S.I.C.I. viene incorporata nella Betonrossi s.p.a. e diventa la Nuova S.I.C.I.

A completamento dell’autorizzazione decennale (1998-2008) viene stipulata una convenzione non solo tra il Comune e la ditta, ma anche con la Libertas Boschettese, che è l’antenata dell’attuale Pro Boschetto. Che c’entra la Libertas? C’entra: infatti, già allora, nella convenzione, l’impresa si impegna a realizzare per la Libertas un laghetto per la pesca sportiva e un fabbricato da adibire a sede dell’associazione e a “ricovero delle attrezzature per la manutenzione del sito”.

Arriviamo al 2008, l’autorizzazione decennale è in scadenza, e la ditta chiede un rinnovo fino al 2013. Il Comune è d’accordo, ma la Libertas Boschettese, spazientita, non vuole più aspettare: acconsente alla proroga a condizione che laghetto e fabbricato siano realizzati al più presto. Il compromesso si trova: la ditta otterrà bensì il rinnovo, ma si impegna a consegnare laghetto e fabbricato alla Libertas entro il 2011. E il rinnovo viene così autorizzato dalla deliberazione del Consiglio comunale n. 4 del 15 febbraio 2010 per altri cinque anni di escavazione (a partire dal 2010, non dal 2008: due anni “dimenticati” e non so perché). E il laghetto? È stato realizzato entro il 2011? Ovviamente NO. No laghetto, no pesca.

Arriviamo così all’inizio del 2016, quando Comune e Città Metropolitana concedono alla società Allara l’autorizzazione a scavare per dieci anni, l’autorizzazione che scade all’inizio del 2026, e dalla quale siamo partiti all’inizio dell’articolo. Subito Comune, Allara, e Libertas firmano la nuova convenzione. Nuovo impegno della società a realizzare laghetto & C. entro dodici mesi, cioè entro marzo 2017: e nuovo impegno disatteso, visto che il laghetto non c’è ancora nemmeno adesso.

CAVE: I COMUNI IN TRAPPOLA

A quel tempo, quando stava per essere firmata l’autorizzazione 2016-2026, chiedemmo all’assessore all’ambiente Gianluca Vitale: “Perché il Comune, invece di concedere la nuova autorizzazione, non chiude la pratica, straccia l’autorizzazione in scadenza, riscuote la fideiussione e rientra in possesso dell’area?”

L’assessore ci rispose di non avere alternative: “Voglio che quel buco scompaia e l’area sia recuperata. Ma l’unico modo è affidare il lavoro a una nuova ditta che si impegni ad effettuare il recupero una volta conclusa l’attività estrattiva. E nessuna ditta si assumerebbe tale impegno senza una proroga”.

“Perché il Comune non lascia scadere l’autorizzazione in modo da finirla con queste continue proroghe?” “Perché il Comune non avrebbe i soldi per provvedere a recupero, bonifica, messa in sicurezza dell’area: i soldi della polizza non bastano. D’altra parte, il Comune non può correre il rischio che quel grande buco resti abbandonato e incustodito”. “Il Comune non potrebbe concedere la proroga ma aumentare l’entità della polizza?” “L’impresa non accetterebbe un aumento degli oneri a suo carico”.

Ora, all’inizio del 2026, quando scadrà l’autorizzazione in corso, il Comune si troverà di nuovo nella medesima difficile situazione nella quale si trovava l’assessore Vitale? Cioè in una condizione di debolezza del Comune? Basta dare uno sguardo all’enorme buco per rendersi conto che con i 468.000 euro di fideiussione il Comune può fare ben poco. Pensiamo a quanto può costare anche solo rifare una recinzione sicura. Al tempo di Vitale nella recinzione c’erano dei buchi, proprio nel lato della strada per Tonengo. Potevano venire usati da incivili per buttarci l’immondizia. Ma ci poteva passare anche un bambino e cadere nello specchio d’acqua affiorante, dato che si scavava sottofalda. Finché c’è una ditta autorizzata a scavare, la responsabilità della eventuale sciagura è della ditta. Ma se la proprietà diventa del Comune, l’amministrazione cosa deve fare? Mandare la polizia municipale tutti i giorni a fare il giro della cava per verificare se ci sono buchi nella recinzione?

Il Comune si trovava, e forse si trova anche oggi, con le mani legate, in cambio dei 36 centesimi al metro cubo scavato (aggiornamento oneri 2018), che è la tariffa che la Regione impone al cavatore di versare al Comune. E il nuovo PRAE (Piano Regionale Attività Estrattive) penalizza ulteriormente i Comuni zeppi di cave, tanto lì ce ne sono già…

ATTENTI ALLE CAVE!

Quali possibilità hanno i Comuni per sfuggire alla trappola delle cave? A Chivasso l’assessore all’ambiente Fabrizio Debernardi meditò di utilizzare la cava di Boschetto come bacino di laminazione, ma ciò è impedito dall’altimetria del luogo. A Tronzano, un piccolo Comune dove l’abitato è circondato da cinque grandi cave (esaurite e di proprietà comunale) che se sbagli a mettere il piede ci caschi dentro, il valoroso sindaco Andrea Chemello trovò la soluzione almeno per una di esse: un imprenditore, con un gesto fra l’imprenditoriale e l’affetto per il paese, vi istallò dei pannelli solari pagando un piccolo canone al Comune. Ma è stato un caso, che non so quanto sia ripetibile.

Insomma: ATTENTI ALLE CAVE!

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