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Tra convenzioni, silenzi e lavori misteriosi: Casa Chantal ancora al centro dello scontro politico

In Consiglio approda una nuova interrogazione puntuale e tagliente: “Vogliamo chiarezza, non comunicati”

Maurizio Fariello, ex sindaco di Mathi

Maurizio Fariello, ex sindaco di Mathi

La domanda – anzi, le domande – sono tutte nero su bianco. Ma il vuoto che le circonda pesa più delle parole che le compongono. A Mathi, il gruppo consiliare “Nuove Idee in Comune” ha depositato un’interrogazione dettagliata e tagliente che rimette al centro dell’agenda politica il destino di Casa Chantal, la residenza per anziani su cui, da mesi, si addensano ombre, silenzi e tensioni crescenti.

Il documento, firmato da Maurizio Fariello, Giancarlo Sopetti e Danilo Vottero Viutrella, porta la data del 13 maggio 2025, ma è la somma di un logoramento istituzionale lungo mesi, con interrogativi che si rincorrono dai consigli comunali di dicembre e gennaio, passando per la presentazione ufficiale delle firme raccolte dal Comitato a difesa della struttura e culminando nel Consiglio Comunale Aperto dell’8 febbraio e nella nuova seduta dello scorso 16 aprile.

Quello che i consiglieri contestano, con chiarezza quasi chirurgica, è il muro di gomma alzato dall’amministrazione comunale, incapace – o forse non disposta – a rispondere in modo chiaro alle domande più semplici: quali incontri ci sono stati con la Cooperativa Sanitalia Service (gestore della struttura)? Cosa è emerso da quei colloqui? Qual è la reale natura dei lavori visibili da tempo all’interno dell’edificio? Perché tutto tace, mentre Casa Chantal – da bene pubblico di fatto – rischia di diventare oggetto opaco e indistinto?

Tra i punti più spinosi dell’interrogazione ci sono quelli giuridico-amministrativi. Il gruppo di opposizione chiede copia del parere legale dello Studio Scaparone, della Convenzione Edilizia del 1998 e della sua successiva modifica del 2002, oltre alla registrazione integrale del Consiglio Comunale del 16 aprile scorso. È il cuore documentale della questione: atti che possono chiarire se esistano vincoli reali sull’uso dell’immobile e se l’amministrazione abbia fatto valere questi vincoli con forza sufficiente.

Non meno dura la richiesta al sindaco: ha trasmesso il parere alla Prefettura? E lo ha fatto “con la dovuta incisività”? Il tono non è casuale: la preoccupazione è che il Comune stia abdicando al proprio ruolo di garante dell’interesse pubblico, rifugiandosi dietro formule vaghe e comunicati rassicuranti ma inefficaci.

Ma è forse nella domanda sui lavori in corso all’interno di Casa Chantal che si concentra l’allarme più urgente: «L’Amministrazione ha verificato di che genere di lavori si tratti e a cosa siano propedeutici?». Domanda apparentemente banale, ma che nasconde il sospetto di un cambio d’uso mascherato, magari già avviato senza un confronto pubblico. E la replica “è proprietà privata” non può più bastare: perché la destinazione di quella struttura ha valenza sociale riconosciuta, tanto più in un territorio che da anni soffre la carenza di strutture residenziali per anziani e persone fragili.

L’interrogazione si chiude con una richiesta precisa: risposta scritta, e inserimento del tema nell’ordine del giorno del Consiglio del 19 maggio. Ma la vera urgenza politica è un’altra: fare chiarezza, ora, prima che Casa Chantal diventi un caso emblematico non solo di confusione amministrativa, ma di abbandono del bene comune sotto la copertura della forma privata.

E intanto, mentre i lavori proseguono e i cittadini aspettano, restano le parole del Comitato, più volte rilanciate sui social: “Non possiamo permetterci il lusso del silenzio”. Un silenzio che oggi suona più assordante che mai.

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