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Casa Chantal e vasche Banna Bendola: il Comune rompe il silenzio

​Consiglio straordinario il 16 aprile per affrontare le preoccupazioni dei cittadini​

L'ex sindaco Maurizio Fariello e il sindaco Vittorio Rocchietti

L'ex sindaco Maurizio Fariello e il sindaco Vittorio Rocchietti

Dopo settimane di voci, tensioni e richieste inevase, il Consiglio comunale straordinario chiesto a gran voce dalle minoranze ha finalmente una data: mercoledì 16 aprile, ore 18.30. Sarà l’occasione – forse l’ultima – per fare chiarezza su due questioni che da mesi agitano la comunità: il destino di Casa Chantal e le controverse vasche di esondazione sul torrente Banna.

Due vicende diverse, ma unite da un filo comune: la mancanza di trasparenza. Da una parte una RSA chiusa da mesi con lavori mai iniziati e un sospetto cambio di destinazione d’uso che nessuno conferma ma tutti temono. Dall’altra, un progetto idraulico spuntato dal passato, che potrebbe cambiare il volto di un’intera area verde. Entrambi i dossier hanno una cosa in comune: la comunità non è stata ascoltata.

La convocazione arriva dopo ventitré giorni dalla richiesta formale presentata dai gruppi “Nuove idee in Comune” e “Mathi – una svolta per il domani”. I firmatari – Maurizio Fariello, Giancarlo Sopetti, Danilo Vottero Viutrella e Danilo Bianco – avevano invocato l’articolo 39 del TUEL, che obbliga il sindaco a convocare l’assemblea entro venti giorni. Un limite superato, secondo il calendario, ma ora almeno c’è una data. E sarà impossibile glissare ancora.

Il punto dolente resta Casa Chantal, ex fiore all’occhiello dell’assistenza agli anziani mathiesi, chiusa “per lavori” che nessuno ha mai visto iniziare. A crescere, invece, è il sospetto – mai smentito con chiarezza – che l’immobile venga trasformato in centro di accoglienza per migranti. Una scelta che ha spaccato la cittadinanza, non per pregiudizi ideologici, ma per il modo in cui è stata (non) comunicata.

Già a dicembre, in Consiglio, il sindaco Vittorio Rocchietti aveva mostrato una lettera della cooperativa Sanitalia, che proponeva un incontro sull’utilizzo futuro della struttura. Da allora, nessuna smentita netta, nessun progetto ufficiale, solo un crescente malessere tra le famiglie degli ex ospiti – trasferiti a Corio – e tra chi, come Roberto Pontelli, ha visto la propria madre “sradicata” dalla comunità: «Sta bene, ma si sente un’esiliata. È lontana dalla sua gente».

A gennaio è nato un comitato cittadino per la salvaguardia di Casa Chantal, che ha raccolto oltre 2.000 firme consegnate in Comune. Una mobilitazione che chiede una sola cosa: trasparenza. Ma ha ottenuto finora solo silenzi, nessun documento pubblico, e nemmeno una conferenza stampa. Un black-out istituzionale, che ha reso ancora più urgente la convocazione del Consiglio.

Nell’interrogazione protocollata il 17 marzo, i consiglieri hanno sollevato quattro nodi:

  1. La mancanza di documentazione integrativa da parte della cooperativa.
  2. Il contratto stipulato con lo Studio Legale Scaparone per assistenza extragiudiziale.
  3. La partecipazione dell’avvocato De Blasio a incontri istituzionali, senza incarico formale agli atti.
  4. Il contenuto – ancora oggi ignoto – dell’incontro in Prefettura del 12 marzo, a cui ha partecipato anche il consigliere regionale Fabrizio Ricca, che si è limitato a dichiarare che “non ci sono rischi”.

«Non ci basta – commenta oggi Fariello –. La comunità ha diritto a sapere. Non si può stravolgere la funzione di una struttura così centrale per la vita del paese senza un confronto pubblico. La convocazione del 16 aprile è solo il primo passo: ora vogliamo risposte concrete».

Oltre a Casa Chantal, nell’ordine del giorno figura anche l’interpellanza sulle vasche di esondazione Banna-Bendola, altro tema caldo per la sicurezza idraulica e ambientale del territorio. Anche in questo caso, i cittadini chiedono chiarimenti su tempistiche, impatti e trasparenza degli atti.

In paese, intanto, cresce la sensazione che si sia oltrepassato un limite. Non è (solo) una questione urbanistica, ma di fiducia. La trasformazione di Casa Chantal è già percepita da molti come una decisione presa a porte chiuse, con conseguenze non solo sulla struttura ma sull’intero equilibrio sociale del paese.

«Mathi non è contro nessuno – spiega ancora Pontelli –. Ma non si può distruggere una RSA costruita con le offerte dei fedeli, col sogno di don Burzio, senza dire una parola. Se c’è un nuovo progetto, si presenti. Ma basta mezze frasi e silenzi».

Il 16 aprile, quindi, non sarà un Consiglio comunale come gli altri. Sarà, per molti, la cartina di tornasole della credibilità politica locale. Un appuntamento da cui potranno emergere solo due scenari: o un’inversione di rotta verso la trasparenza, o l’ulteriore conferma di un distacco irreparabile tra amministratori e cittadini.

Perché a Mathi, più della destinazione d’uso di un edificio, è in gioco la dignità di una comunità che chiede solo di essere ascoltata.

Vasche di esondazione: un progetto contestato da anni

Al centro della seconda interrogazione vi è un altro tema cruciale per il territorio: la realizzazione di vasche di esondazione lungo il torrente Banna, a nord-ovest del cimitero. Un progetto risalente addirittura al 1994, riesumato di recente con una riunione tra l’amministrazione e i proprietari dei terreni interessati, svoltasi il 18 febbraio scorso.

I consiglieri del gruppo “Nuove Idee in Comune” – Maurizio Fariello, Giancarlo Sopetti e Danilo Vottero Viutrella – hanno chiesto lumi sull’oggetto dell’incontro, su eventuali comunicazioni pervenute al protocollo comunale, e sulla posizione dell’amministrazione in merito ai progetti in corso.

Non si tratta solo di un’opera idraulica: in gioco c’è un impatto ambientale fortissimo. La precedente amministrazione si era detta contraria, ritenendolo un progetto “costoso, inefficace e ridondante”, vista la presenza del canale scolmatore di Balangero. La posizione attuale della giunta non è ancora nota, ma i firmatari dell’interpellanza hanno già annunciato battaglia: «Contrasteremo in ogni modo le vasche di esondazione come oggi concepite».

Aperti invece, con riserve, alla possibilità di “vasche di laminazione” – strutture a basso impatto ambientale e più armoniche con il territorio – purché non localizzate unicamente su Mathi. «Eventuali interventi devono riguardare l’intera asta del Banna-Bendola – si legge nel testo – e non gravare solo su una porzione limitata di territorio».

La comunità aspetta il confronto

Due interrogazioni, un solo filo rosso: la richiesta di trasparenza. Sul destino di Casa Chantal, così come sulla gestione del rischio idraulico, a Mathi è venuta meno la comunicazione. Nessuna conferenza stampa, nessun documento accessibile, nessuna strategia chiara. E ora, con il Consiglio del 16 aprile, l’amministrazione è chiamata a fare finalmente luce.

«È in gioco la fiducia tra cittadini e istituzioni», avverte Fariello. «E la dignità di una comunità che non può essere tenuta all’oscuro di scelte che la riguardano direttamente».

Il Consiglio comunale sarà pubblico. Il comitato per Casa Chantal ha già annunciato la propria presenza. E molti cittadini, con o senza bandiere, intendono ascoltare. Non si tratta solo del futuro di un edificio o di un argine. Si tratta del diritto di sapere.

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