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Casa Chantal: il sindaco passa la palla al Prefetto che avrà l'ultima parola

Il Comune è contrario alla riconversione e pronto a difendere la casa di riposo, ma la decisione finale non spetterà al sindaco

Il sindaco Vittorio Rocchietti (a destra)passa la palla al Prefetto Donato Cafagna (a sinistra)

Il sindaco Vittorio Rocchietti (a destra)passa la palla al Prefetto Donato Cafagna (a sinistra)

A Mathi, nell’edificio che per quarant’anni ha custodito storie, vite, sguardi di anziani e volontari, la pace è finita da mesi. Quel luogo si chiama Casa Chantal, e non è solo un nome: è la memoria di una comunità, il segno tangibile di una vocazione sociale che affonda le radici nel 1982, quando Don Giuseppe Burzio, sacerdote visionario, la volle come casa di riposo per gli ultimi. Da allora, tra lasciti, offerte, opere di bene, si è costruito un presidio di umanità. Ma dal 2022, tutto è cambiato: l’edificio è passato a un privato, la cooperativa Sanitalia Service, operatore nel campo socio-sanitario, che ha comunicato la volontà di trasformarlo in un centro di accoglienza per migranti.

Ed è proprio attorno a questa trasformazione che è esplosa la frattura: cittadini indignati, raccolte firme, opposizioni politiche, scontri istituzionali. Per mesi, il silenzio del Comune ha fatto rumore. Fino a mercoledì 16 aprile 2025, quando il Consiglio comunale ha finalmente rotto gli argini. Il sindaco Vittorio Rocchietti, con voce ferma e un dossier tra le mani, ha scelto di leggere pubblicamente il lungo comunicato che rappresenta la posizione ufficiale dell’Amministrazione comunale di Mathi. Ed è un testo che segna uno spartiacque.

“Il Consiglio Comunale del 16/04/2025 ha consentito alla nostra Amministrazione di fare chiarezza su alcuni argomenti, che purtroppo non hanno permesso a noi ed alla comunità di trascorrere gli ultimi mesi in armonia, come dovrebbe essere sempre pur, nelle difficoltà.”

Con queste parole si apre una comunicazione intensa, politica e personale, nella quale il primo cittadino affronta la questione su tre piani: giuridico, simbolico e umano. Lo studio legale da noi incaricato ha elaborato un parere strutturato e complesso che ci permette oggi di puntualizzare meglio alcuni aspetti, spiega. E quegli aspetti sono tutto fuorché secondari.

Il nodo centrale è quello delle convenzioni urbanistiche: secondo il parere degli avvocati, la convenzione del 2019 – spesso citata da chi sostiene il progetto migranti – è portatrice di confusione, e ancor più, “sarebbe del tutto decaduta e priva di efficacia, quindi non vincolante per l’attuale proprietario”. L’Amministrazione rimette invece al centro le convenzioni del 1998 e del 2002, che definivano chiaramente l’uso dell’edificio come struttura socio-assistenziale per anziani.

Il Comune ha in mano la possibilità di esprimere il proprio parere in modo fondato e giuridicamente rilevante sul tema Casa Chantal”, chiarisce il sindaco. “Mentre l’attuale proprietario, soggetto privato, dovrà, per utilizzare l’immobile in modo diverso rispetto agli accordi tecnici definiti ed approvati nelle convenzioni del 1998 e 2002, procedere con una nuova valutazione urbanistica.

Dunque il progetto migranti non può partire senza passaggi tecnici fondamentali. E qui entra in gioco la Prefettura di Torino, che riceverà a breve il parere non vincolante del Comune, ma che avrà l’ultima parola sulla possibilità di inserire Casa Chantal nel sistema CAS per l’accoglienza dei richiedenti asilo.

Nonostante quanto sopra, non è detto che la partita sia finita, poiché nel momento in cui il Comune trasmetterà il parere di competenza non vincolante alla Prefettura, sarà quest’ultima, in quanto autorità sovracomunale deputata, ad emettere il relativo provvedimento finale sull’idoneità della struttura di Mathi per l’accoglienza migranti.”

Ma il vero cuore del discorso di Rocchietti non sta solo nelle carte. Sta nel senso di appartenenza, nell’idea che Casa Chantal non è una proprietà qualunque, ma un pezzo di Mathi. E lo dice senza giri di parole: “Noi difenderemo in ogni sede, supportati dal rispetto di norme giuridiche, la volontà nel continuare ad avere sul nostro territorio il prezioso servizio portato sin dal 1982 da Casa Chantal, quale casa di riposo per anziani, memoria storica di intere generazioni del nostro Paese.”

Un messaggio rivolto ai cittadini, soprattutto a chi ha firmato in difesa della struttura, a chi ha costruito con fatica quella realtà, a chi ne conosce il valore: “Un sentito ringraziamento a chi ha firmato in difesa di Casa Chantal con sincerità, a chi ha davvero a cuore Mathi e i suoi cittadini. Grazie a chi, attraverso lasciti e opere di bene, ha contribuito a rendere realtà come Casa Chantal e altri luoghi simbolo del nostro paese motivo d’orgoglio anche al di fuori del nostro territorio. Un ringraziamento speciale a chi ha sostenuto Don Burzio, figura centrale per una Mathi laboriosa e coesa.”

Ma non mancano i toni duri verso chi, secondo l’Amministrazione, avrebbe alimentato divisioni e polemiche strumentali, ignorando gli inviti al dialogo: “Dispiace, invece, constatare l’atteggiamento di chi, pur dichiarando di rappresentare la comunità a fasi alterne, ha scelto di non collaborare, nonostante gli inviti e le aperture ricevute.”

Rocchietti accusa esplicitamente una parte dell’opposizione di aver alimentato sospetti, speculazioni e attacchi personali, gettando fango su figure pubbliche e su un tema che avrebbe richiesto, al contrario, coesione e lucidità.

Abbiamo sempre ritenuto e sostenuto che la partita si dovesse giocare insieme. Oggi, mestamente, ci dispiace commentare che questo non è avvenuto e qualcuno pur invitato a collaborare fin da subito… ha seguito altre strade, pensando solo a diffondere la cultura del sospetto…

Poi l’affondo finale, con una presa di posizione netta su come debba agire un’amministrazione pubblica: “Noi pensiamo che prima delle critiche, sempre facili, si debba guardare all’obiettivo, capire come fare per raggiungerlo, come renderlo visibile e non solo ipotizzarlo senza pensare ad altro. Siamo un’Amministrazione Comunale e non giochiamo a Risiko…”

E infine, la frase che chiude l’intervento e che riassume l’intera battaglia: Agiremo con fermezza. Tutti, e sottolineo tutti, vogliamo che Casa Chantal continui a svolgere nel nostro territorio la sua originaria e meritoria funzione.”

La palla ora passa alla Prefettura, ma Mathi ha scelto il suo campo. L’Amministrazione ha gettato la maschera, le carte sono state scoperte, il parere legale è sul tavolo. E Casa Chantal torna ad essere, dopo mesi di voci, sospetti, interviste e volantini, una questione politica, civile, collettiva.

Quel che è certo è che Casa Chantal non è solo un edificio. È la sintesi di una comunità, di una storia, di un’idea di dignità. E a Mathi, oggi più che mai, nessuno sembra disposto a lasciarsela portare via.

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