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13 Maggio 2025 - 15:21
Svelato l’inganno regale: il trono di Napoli fu commissionato dai Savoia
Non era borbonico, come tutti credevano. Il trono del Palazzo Reale di Napoli, emblema del potere della monarchia nel Mezzogiorno, era in realtà sabaudo, voluto dai nuovi sovrani nel 1874, poco dopo l’Unità d’Italia. Lo ha svelato il restauro appena concluso dal Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale, presentato ufficialmente oggi alla Reggia di Venaria, dove il trono resterà esposto fino all'autunno 2025. Poi, nel febbraio 2026, tornerà a casa, a Napoli.
La notizia è di quelle che cambiano il senso della storia. Il trono, con la sua imponenza e raffinatezza, era sempre stato ritenuto una reliquia borbonica, simbolo dell’antico Regno delle Due Sicilie. E invece è frutto di una precisa scelta identitaria dei Savoia, che dopo aver conquistato il Sud vollero legittimarsi anche attraverso gli arredi e la magnificenza di corte. L’attribuzione è stata resa possibile proprio grazie agli studi condotti durante il restauro, nell’ambito della XX edizione di Restituzioni, il prestigioso progetto del Progetto Cultura di Intesa Sanpaolo che da trent’anni sostiene il recupero del patrimonio artistico italiano.
L’esposizione è il frutto della sinergia tra Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, Palazzo Reale di Napoli e il Centro di Restauro, e si inserisce nel più ampio percorso di valorizzazione portato avanti dalla Venaria. “Questo trono è un’occasione preziosa – spiegano Michele Briamonte e Chiara Teolato, presidente e direttrice del Consorzio – per raccontare la magnificenza delle corti, da sempre al centro della nostra programmazione, fatta di mostre, convegni, pubblicazioni”.
Per Massimo Osanna, direttore generale Musei, “l’attribuzione all’età sabauda è una scoperta di grande rilievo, che dimostra quanto Napoli e il suo Palazzo fossero centrali per i nuovi sovrani. E si inserisce nel più ampio progetto di rigenerazione del Palazzo Reale, oggi oggetto di un importante intervento grazie ai fondi del PNRR”. L’obiettivo, aggiunge, è farne un luogo “non solo di conservazione, ma di ricerca e innovazione, accessibile a tutti”.
Una scoperta che invita a rileggere la storia, e che ribadisce il valore delle residenze reali come luoghi in cui il passato torna vivo, rivelando – sotto strati di polvere e ideologia – una verità fatta di scelte politiche, estetiche e simboliche. E di troni che non sempre sono ciò che sembrano.
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