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Racconti, musica e memoria: la Chiesa di San Giorgio apre le porte al Canavese letterario

Un viaggio tra le parole e le note nella cornice millenaria della Chiesa di San Giorgio

Racconti, musica e memoria

Racconti, musica e memoria: la Chiesa di San Giorgio apre le porte al Canavese letterario

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C'è un Canavese che non ha bisogno di effetti speciali per emozionare. Vive nelle parole antiche, nei sapori contadini, nei gesti semplici, tramandati con pudore da una generazione all’altra. È questo il Canavese che Giuliano Arimondo ha scelto di raccontare nella sua ultima opera, “Zuppa di ajucche e altre storie. 12 racconti attraverso il Canavese”, che sarà presentata domenica 18 maggio alle ore 17:30 nella Chiesa di San Giorgio di Valperga, uno dei più suggestivi scrigni romanici del territorio.

L’appuntamento – a ingresso libero – è promosso dall’associazione Amici di San Giorgio in Valperga – ETS, con il patrocinio del Comune di Valperga, e si inserisce nel calendario di apertura della chiesa ai visitatori, che unisce la tutela del patrimonio artistico alla promozione culturale.

Al centro dell’incontro, i dodici racconti di Arimondo che restituiscono un paesaggio fatto di voci, dialetti, ricordi e piccoli eroismi quotidiani. Una narrazione intensa, ironica e affettuosa che attraversa borghi, usanze, erbe di campo e silenzi pieni di senso. Un viaggio narrativo che sarà valorizzato dalla lettura di brani a cura dell’Avv. Annalisa Baratto e dalla riflessione del relatore Avv. Mauro Bianchetti.

Ma non finisce qui: la serata sarà impreziosita dalla presenza del mezzosoprano Annalisa Garetto, che interpreterà alcune arie d’opera selezionate, con l’accompagnamento al pianoforte del Maestro Eriberto Saulat. Un dialogo inedito tra letteratura e musica, tra memoria orale e lirica, che si fonderà con l’acustica intima della chiesa, trasformando la presentazione in un vero evento corale.

“Zuppa di ajucche” – il titolo è già una dichiarazione d’amore per la cucina povera ma sapiente della montagna – diventa così un pretesto per celebrare il Canavese più autentico, quello che resiste nella voce degli anziani, nei toponimi dimenticati, nei gesti lenti del vivere.

Un’occasione preziosa per ascoltare, condividere, respirare cultura locale in un luogo che da secoli custodisce la storia. E per ricordarci che, a volte, basta una storia ben raccontata per sentirsi a casa.

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