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Terremoto ai Campi Flegrei, scossa di magnitudo 4.4 fa tremare Napoli: scuole e università evacuate

Avvertita distintamente in tutta la città, la scossa ha avuto epicentro nell’area vulcanica dei Campi Flegrei a soli 2,6 km di profondità. Nessun ferito, ma cresce l’ansia per l’intensificarsi dello sciame sismico nella zona

Terremoto ai Campi Flegrei

Terremoto ai Campi Flegrei, scossa di magnitudo 4.4 fa tremare Napoli

Martedì 13 maggio, ore 12:00. Napoli si ferma di colpo. Scrivanie che sobbalzano, lampadari che oscillano, studenti in fuga dai corridoi delle università, bambini portati fuori dalle scuole dai docenti. Una scossa di terremoto di magnitudo 4.4 ha colpito l’area urbana, con epicentro localizzato ai Campi Flegrei, uno dei complessi vulcanici più attivi e monitorati d’Europa. Secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), il sisma è stato superficiale, con una profondità di appena 2,6 chilometri, caratteristica che ha reso l’evento particolarmente percepibile nonostante l’intensità non estrema.

Non si registrano danni a edifici né feriti, ma l’impatto psicologico è stato notevole. L’onda sismica si è propagata rapidamente, causando l’evacuazione di scuole, università e uffici. Nelle zone di Bagnoli, Pozzuoli, Fuorigrotta e anche nel centro cittadino, centinaia di persone sono scese in strada, spaventate da una vibrazione che ha riportato alla mente lo spettro del rischio vulcanico che da secoli incombe sulla zona flegrea.

Terremoto Napoli

L’evento odierno è l’ennesimo episodio in una sequenza sismica che nelle ultime settimane sta tenendo sotto pressione tutta l’area. Il fenomeno è legato al cosiddetto bradisismo, cioè il sollevamento e abbassamento ciclico del suolo dovuto all’attività del sistema magmatico dei Campi Flegrei. Un processo naturale, ben conosciuto dagli scienziati, ma che sta registrando negli ultimi mesi una frequenza e un’intensità anomale, costringendo le autorità a innalzare i livelli di allerta e rivedere i piani di protezione civile.

L’epicentro, ancora una volta, si colloca nell’area compresa tra Solfatara, Agnano e Pisciarelli, zone già note per emissioni gassose, fumarole e micro-scosse quotidiane. Il sisma è stato preceduto e seguito da una serie di eventi minori, segno che lo sciame sismico è ancora in corso. Gli esperti dell’INGV continuano a monitorare la situazione in tempo reale, sottolineando che, pur nella preoccupazione, non ci sono al momento segnali che indichino un’eruzione imminente.

Tuttavia, il tema della prevenzione torna con forza. In molti denunciano la necessità di aggiornare le infrastrutture scolastiche, garantire simulazioni sismiche periodiche, e migliorare la comunicazione istituzionale verso la popolazione. La memoria collettiva della crisi bradisismica del 1983-84 – che portò all’evacuazione di oltre 40.000 persone da Pozzuoli – resta un monito. Oggi, con 500.000 persone residenti nell’area flegrea, il margine d’improvvisazione deve essere zero.

Il Comune di Napoli, la Protezione Civile e la Regione Campania hanno subito attivato le procedure di verifica. Nel pomeriggio, è stato convocato un tavolo tecnico con INGV e Dipartimento nazionale, per valutare l’evoluzione del fenomeno e predisporre eventuali misure preventive.

La città, intanto, prova a riprendere fiato. Ma il messaggio è chiaro: sotto i piedi dei napoletani, qualcosa si muove. E va tenuto sotto controllo, con serietà, trasparenza e preparazione.

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