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Sedili verticali e viaggiatori appesi come in metropolitana: è questa la nuova frontiera del volo low cost?

Ryanair e altri operatori guardano all’ipotesi dei “sedili verticali” per aumentare i posti e abbattere i costi. Ma tra normative stringenti, rischi e comfort sacrificato, il progetto resta per ora a terra

Sedili verticali

Sedili verticali e viaggiatori appesi come in metropolitana: è questa la nuova frontiera del volo low cost?

Immaginate di imbarcarvi su un volo e, al posto del consueto sedile reclinabile, trovare una maniglia da afferrare e una cinghia per reggersi in piedi. Non è uno scherzo né una trovata futuristica da romanzo distopico. È una proposta reale, studiata da compagnie low cost come Ryanair e da produttori specializzati come Aviointeriors, che da anni progettano i cosiddetti “sedili verticali”. Obiettivo dichiarato: aumentare il numero di passeggeri e ridurre i costi.

Quello che potrebbe sembrare un esperimento bizzarro è in realtà una riflessione concreta sulle nuove frontiere del trasporto aereo, specie in un contesto economico in cui l'accessibilità dei voli è sempre più legata alla compressione dei servizi offerti. L’idea è semplice quanto radicale: trasformare l’aereo in una sorta di metropolitana volante, con file di passeggeri in posizione semi-eretta, sorretti da supporti simili a quelli usati nei bus urbani. Il vantaggio? Più posti a bordo, biglietti più economici, e margini di profitto più alti per le compagnie.

Ma a quale prezzo? I dubbi, come le turbolenze, non mancano. Sicurezza, comfort, normativa: i tre nodi che rendono il decollo di questa soluzione ancora lontano. Le autorità regolatrici europee e internazionali (come EASA ed ENAC) hanno finora bloccato ogni approvazione per questi assetti, sollevando questioni fondamentali. Come garantire l’incolumità dei passeggeri durante forti turbolenze, decolli e atterraggi? Come assicurare evacuazioni rapide in caso di emergenza, senza ostacoli o panico causato dall’assenza di sedute convenzionali?

Rayanair e i sedili verticali

Anche dal punto di vista medico, le criticità sono evidenti: viaggiare in piedi per ore può causare stanchezza, gonfiore, problemi circolatori, soprattutto nei soggetti più fragili. E se la proposta può apparire accettabile su voli brevi, i disagi diventano insostenibili già oltre i 60 minuti di percorrenza. In cambio di un risparmio di qualche euro, i passeggeri dovrebbero sacrificare ogni forma di comodità. Una scelta che, anche psicologicamente, trasforma il viaggio in una prestazione di resistenza, più che in un momento di spostamento o vacanza.

Nonostante ciò, il mercato low cost continua a esplorare soluzioni al limite, spinto da una concorrenza feroce e dalla crescente domanda di biglietti economici. La pandemia prima, e il rincaro dei carburanti poi, hanno imposto nuove strategie alle compagnie, che ora cercano di reinventare il concetto stesso di volo. Ma se il modello “tutto in piedi” resta fermo al palo, è anche perché i passeggeri, alla fine, non sono solo numeri: sono persone con diritti, bisogni e limiti fisiologici.

Per ora, l’aereo resta quello che conosciamo: stretto sì, ma con almeno un sedile a cui appoggiarsi. I “posti in piedi” restano una suggestione da manuale di marketing, più provocazione che progetto realizzabile. E mentre le compagnie fanno i conti, i viaggiatori scelgono ancora il compromesso tra prezzo e dignità. Anche nei cieli, la libertà di viaggiare non può valere meno del diritto a viaggiare bene.

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