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Domani è la "Giornata dell’Infermiere", ma c'è poco da stare allegri: in Piemonte ne mancano 6mila

Il grido del Nursind: “Senza infermieri il sistema sanitario crolla”

Domani è la "Giornata dell’Infermiere", ma c'è poco da stare allegri: in Piemonte ne mancano 6mila

Domani è la "Giornata dell’Infermiere", ma c'è poco da stare allegri: in Piemonte ne mancano 6mila

Domani, 12 maggio, è la Giornata internazionale dell’Infermiere. Ma c’è poco da festeggiare. In Piemonte mancano all’appello almeno seimila infermieri. A denunciarlo, senza giri di parole, è il Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche, che approfitta dell’occasione per ricordare – ancora una volta – come attorno a questa figura ruoti l’intero sistema sanitario. Eppure, lo stesso sistema sembra aver dimenticato i propri pilastri.

Oggi sono 21.504 gli infermieri in servizio nelle 18 aziende sanitarie regionali, ma il numero ideale per garantire assistenza dignitosa e sicurezza sarebbe ben più alto. Una voragine che rischia di diventare ancora più profonda: nel solo 2024, sono attesi oltre mille pensionamenti. Peccato che i nuovi ingressi previsti siano poco più della metà. Tradotto: ogni giorno un pezzo della sanità pubblica piemontese si sbriciola.

Infermiere

Il quadro, già desolante, è reso ancora più cupo dalla scarsa attrattività della professione. A chi verrebbe voglia di fare l’infermiere nel 2025, con stipendi inadeguati, nessuna reale prospettiva di carriera e condizioni di lavoro ai limiti della sopravvivenza? Non è solo una questione economica: il Nursind parla apertamente di burn out, aggressioni fisiche e verbali, compiti impropri che sovraccaricano professionisti già stremati. E con un’età media che supera i 50 anni, il problema non è domani: è oggi.

Tant’è che il sindacato, pur denunciando con forza la deriva in corso, non dimentica di rendere omaggio agli infermieri che – ogni giorno, tra mille difficoltà – mandano avanti la baracca. Sono loro che, con un senso del dovere fuori dal comune, tengono in piedi ospedali, ambulatori, reparti e cure domiciliari. Sono loro a farsi carico – spesso in silenzio – dei bisogni di salute dei cittadini.

Eppure, ancora una volta, saranno costretti a spegnere le candeline da soli.

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