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Tumori e nutrizione: in Italia, abbiamo un grosso problema

Secondo il Cipomo, oltre la metà dei pazienti oncologici presenta squilibri nutrizionali, ma quasi il 50% delle strutture non ha un protocollo dedicato. Cresce la consapevolezza, ora serve uniformare le buone pratiche

Tumori e nutrizione

Tumori e nutrizione: in Italia, abbiamo un grosso problema

Una corretta alimentazione non è un elemento accessorio per chi affronta un tumore: è parte integrante del trattamento, un alleato silenzioso ma fondamentale per migliorare la tolleranza alle terapie, rafforzare il sistema immunitario e incidere positivamente sugli esiti clinici. Eppure, in Italia, la nutrizione resta ancora un tassello troppo spesso trascurato nei percorsi oncologici. Lo rivela un’indagine presentata al Congresso nazionale del Cipomo (Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri), in corso a Firenze.

La fotografia scattata coinvolge 100 strutture distribuite su tutto il territorio nazionale e mostra un dato significativo: nel 49% dei centri oncologici non esiste un percorso nutrizionale strutturato. Il risultato è tangibile: secondo la presidente del Cipomo, Luisa Fioretto, oltre il 50% dei pazienti oncologici presenta alterazioni dello stato nutrizionale, con il 9% chiaramente malnutrito e il 42% a rischio già alla prima visita.

Ci sono segni di progresso, ma anche margini di miglioramento evidenti. Dove è previsto, lo screening nutrizionale viene inserito nella cartella clinica informatizzata nel 65% dei casi, mentre nel restante 35% non viene documentato con regolarità. In un terzo dei centri, la valutazione nutrizionale non viene eseguita contestualmente o subito dopo la prima visita oncologica, e in quasi la metà non si rilevano nemmeno le abitudini alimentari del paziente. Una lacuna che può tradursi in ricadute pesanti sul benessere e sull’efficacia delle terapie.

Alimentazione e tumori

Ma il quadro non è del tutto negativo. Il consenso sull'importanza della nutrizione è ormai condiviso dalla stragrande maggioranza dei professionisti: il 98% dei medici intervistati auspica una maggiore integrazione dei percorsi nutrizionali nella cura, mentre il 97% chiede più formazione specifica. Segnali chiari di una sensibilità crescente, che però necessita di strumenti operativi adeguati, formazione costante e standard condivisi.

La nutrizione deve diventare parte integrante del percorso di cura”, ribadisce Fioretto. Un appello che non è polemico, ma costruttivo e realistico. Perché il tempo dell’approssimazione è finito: oggi esistono linee guida, strumenti validati e modelli di eccellenza già applicati in molti ospedali. Il passo successivo è diffonderli, renderli accessibili e replicabili. E trasformare ogni centro oncologico in una rete completa, dove la medicina non si fermi al farmaco, ma abbracci la persona nella sua complessità.

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