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Canavese, il rilancio parte dalle stazioni: sopralluogo di Vignale e Bartoli a Cuorgnè, Pont, Castellamonte e Ozegna

Valorizzare il patrimonio ferroviario e i fondi pubblici per dare nuova vita alle stazioni dismesse: la Regione punta a trasformarle in poli culturali, associativi e turistici

Canavese, il rilancio parte dalle stazioni

Canavese, il rilancio parte dalle stazioni: sopralluogo di Vignale e Bartoli a Cuorgnè, Pont, Castellamonte e Ozegna

Dalle rotaie dismesse può rinascere un nuovo futuro per il Canavese. È questa la visione che ha guidato il sopralluogo di venerdì 9 maggio compiuto dall’Assessore regionale al Patrimonio e ai Fondi Sviluppo e Coesione Gian Luca Vignale e dal Consigliere regionale Sergio Bartoli, presidente della V Commissione Ambiente, in quattro delle stazioni ferroviarie della linea Canavesana: Cuorgnè, Castellamonte, Pont Canavese e Ozegna.

Le strutture, recentemente acquisite al patrimonio della Regione Piemonte, sono ora oggetto di un’importante operazione di mappatura e riqualificazione in collaborazione con le amministrazioni comunali locali. Presenti durante la visita i sindaci Pasquale Mazza (Castellamonte), Giovanna Cresto (Cuorgnè), Paolo Coppo e Raffaele Costa (Pont Canavese) e Federico Pozzo (Ozegna).

L’obiettivo è chiaro: recuperare questi spazi e trasformarli in centri attivi, a servizio delle comunità. Alcune aree sono già utilizzate, altre sono completamente libere, pronte per ospitare attività associative, culturali, ricettive, commerciali o sociali. Ma soprattutto, le stazioni dismesse della Canavesana potranno diventare nodi del futuro Museo Ferroviario Piemontese diffuso, un progetto ambizioso che la Regione sta costruendo attorno ai poli già esistenti di Savigliano e Torino Porta Milano.

Le stazioni che abbiamo visitato oggi – ha dichiarato l’Assessore Vignale – rappresentano beni di pregio, carichi di storia e potenzialità. Con i sindaci abbiamo discusso dell’opportunità di ospitare sedi del Museo Diffuso, un’iniziativa su cui la Regione sta investendo importanti risorse. Si tratta di edifici che possono diventare luoghi di aggregazione sociale e leve per l’economia locale, capaci di attrarre turismo, stimolare iniziative culturali e offrire nuovi servizi alla cittadinanza”.

Il progetto del Museo Diffuso Ferroviario del Piemonte prevede infatti l’utilizzo del patrimonio rotabile storico della Regione, custodito in parte nei depositi e solo raramente esposto al pubblico. La linea Canavesana, per il suo valore simbolico e territoriale, è stata individuata come uno dei tracciati ideali per avviare sperimentazioni sul campo. Un modo per dare nuova vita a un’infrastruttura che un tempo rappresentava la spina dorsale della mobilità locale e che oggi rischia l’oblio.

Accanto alla riflessione sulle stazioni, la giornata ha permesso anche un confronto con i sindaci sui progetti finanziati con i Fondi di Sviluppo e Coesione, che saranno messi a terra nei prossimi mesi: a Pont Canavese si interverrà sulla riqualificazione urbana di Piazza Craveri e via della Lea; a Cuorgnè sarà recuperato l’ex istituto salesiano; a Castellamonte si lavorerà sugli spazi della Rotonda Antonelliana; infine, a Ozegna sorgerà un parco giochi inclusivo e accessibile a tutti.

Trasformare simboli di abbandono in risorse attive per la comunità è il senso del nostro impegno – ha commentato il consigliere Sergio Bartoli –. La ferrovia Canavesana può tornare a essere protagonista di un progetto culturale, turistico ed economico, capace di rilanciare le valli che attraversa. Dobbiamo ridare un’anima a questi luoghi, renderli vivi, utili e integrati nei bisogni del territorio. E farlo ascoltando chi questi territori li conosce e li vive ogni giorno”.

Nel corso della giornata è stata anche visitata la RSA e la Portineria di Comunità di Pont Canavese, esempio virtuoso di welfare di prossimità e cooperazione tra enti.

In un Piemonte che cerca nuove traiettorie di sviluppo, il rilancio del patrimonio ferroviario dismesso può diventare un’opportunità concreta, non solo per preservare la memoria industriale, ma per costruire nuovi spazi di cittadinanza, cultura e impresa.

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