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09 Maggio 2025 - 17:04
Grandinata nel Torinese, agricoltura in ginocchio: "Non basta il maltempo, la burocrazia peggiora tutto"
Un cielo nero, poi il rumore sordo della grandine che cade fitta, violenta. E infine, il silenzio rotto solo dalla conta dei danni. È questo lo scenario che si è ripetuto nella serata e nella notte tra l’8 e il 9 maggio in molte zone della provincia di Torino, colpite da una grandinata improvvisa che ha lasciato segni profondi su campi e coltivazioni. Le aree più danneggiate sono quelle del Pinerolese, in particolare tra la fascia collinare e quella di pianura, dove vigneti, piccoli frutti e orticole sono stati colpiti in pieno. In molti casi, il raccolto 2025 è già compromesso. Se non del tutto cancellato.
A dare voce al disagio degli agricoltori è Luigi Andreis, direttore provinciale di Cia Agricoltori delle Alpi, che nelle ultime ore ha raccolto decine di segnalazioni dai produttori della zona. «Siamo a disposizione per valutare le singole situazioni e fornire l’assistenza necessaria, sia tecnica che burocratica», dichiara Andreis, con un tono che lascia intuire preoccupazione ma anche determinazione. Perché i problemi, questa volta, non arrivano solo dal cielo.
«Il maltempo è un rischio che chi lavora la terra conosce bene – spiega – ma oggi ci troviamo davanti a un fenomeno più ampio. La frequenza e l’intensità delle grandinate è in aumento. Le polizze assicurative, quando ci sono, non sempre coprono i reali danni o risultano così costose da disincentivare la stipula. E chi decide di affrontare la burocrazia delle denunce di danno, si scontra con un ulteriore ostacolo: la questione del fascicolo aziendale».
Meteo e agricoltura
Quest’ultimo, strumento indispensabile per accedere agli aiuti e completare le pratiche, non è oggi considerato idoneo, a causa del ritardo nell’approvazione della nuova Carta dei suoli. Tradotto: anche chi ha tutto in regola, rischia di non riuscire a certificare correttamente il danno subito. E così, al gelo della grandine si somma l’impasse amministrativa, che rischia di bloccare rimborsi e sostegni in un momento in cui servirebbero invece risposte tempestive e concrete.
Il quadro che emerge è quello di un’agricoltura sempre più esposta ai cambiamenti climatici, e sempre meno protetta da strumenti adeguati. Non si tratta solo di perdite economiche, ma di interi cicli produttivi spazzati via in pochi minuti, di mesi di lavoro cancellati, di famiglie che vedono svanire la certezza di un reddito.
«Oltre alla grandine, sui campi impatta la burocrazia», denuncia Andreis. Un grido d’allarme che invita non solo a riflettere, ma a intervenire: serve una riforma delle procedure, una maggiore agilità nell’attivare gli aiuti, una politica assicurativa accessibile, e un riconoscimento pieno del ruolo degli agricoltori come custodi del territorio.
Perché se la natura non può essere controllata, la macchina amministrativa sì. E oggi più che mai, la sopravvivenza dell’agricoltura passa anche per lì.
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