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08 Maggio 2025 - 22:17
Ivrea affonda ancora: tubo esploso alla Polveriera, traffico in tilt
Ivrea affonda. Non sotto la pioggia, ma sotto i colpi inferti da una rete idrica che più che un’infrastruttura pubblica sembra un reperto archeologico. Oggi, ennesima puntata della telenovela tragicomica che ormai i cittadini conoscono a memoria: tubo di grossa portata esploso in via Lago San Michele, poco prima della Polveriera. Il traffico? In tilt. La strada? Sbarrata. E i vigili? In trincea, a deviare le auto come in una versione idraulica di Risiko. Chi arrivava da Ivrea veniva dirottato su via Monte Marzo, sperando di non imbattersi in un altro cantiere, un’altra crepa, un altro pezzo di città a pezzi.
La riparazione è già partita, ma con quale esito nessuno lo sa. Perché scavare a Ivrea è come grattare un biglietto del Gratta e Vinci: potresti trovare una tubatura marcia, una falda imprevista o, perché no, l’ennesima voragine pronta a inghiottire l’asfalto. Se tutto andrà bene – e qui ci vorrebbe più la benedizione di un santo che l’intervento della SMAT – domattina la strada potrebbe essere riaperta. Ma il condizionale, ormai, è d’obbligo. Perché ogni buco nasconde un incubo. E ogni incubo, a Ivrea, porta dritto all’acquedotto.
E sì, perché quello di oggi è solo l’ultimo di una lista sempre più lunga, una lista che somiglia tanto a un bollettino di guerra. Settembre: due rotture in via Torino nel giro di poche ore, tra il civico 237 e il Terzo Ponte. Asfalto allagato, auto ferme, cittadini esasperati. Novembre: via delle Miniere, boom improvviso e quartiere isolato. Febbraio: via Canton Gabriel, mezza città senza acqua per ore. Marzo: corso Massimo d’Azeglio, un geyser in piena regola con tanto di traffico bloccato e cantieri in corsa.
Ogni volta le stesse parole: "pronto intervento", "tecnici sul posto", "situazione sotto controllo". E ogni volta le stesse conseguenze: acqua ovunque tranne che nei rubinetti, buche ovunque tranne che nei piani di manutenzione. Perché il problema, inutile girarci intorno, è strutturale. La rete idrica di Ivrea è vecchia, fragile, logora. Un sistema che perde più acqua di quanta riesca a trasportarne, rattoppato alla meno peggio e senza uno straccio di visione a lungo termine.
La SMAT, va detto, interviene. Ma non fa miracoli. E del resto, chi può farli con tubi che hanno visto passare più decenni di un impiegato comunale vicino alla pensione?
Nel frattempo, i cittadini si arrangiano. Chi ha l’attività in centro, chi deve accompagnare i bambini a scuola, chi prende ogni giorno quella strada per andare a lavorare. Tutti costretti a convivere con l’ansia di trovarsi di fronte al prossimo sbarramento, alla prossima deviazione, al prossimo lago improvvisato in mezzo alla carreggiata. Una roulette quotidiana, con il volante in mano e lo sconforto in tasca.
A gestire il caos, come sempre, la polizia municipale. Braccia incrociate? Macché. Braccia alzate per indicare deviazioni, tra clacson impazziti e lamentele a pioggia. Sono loro a tenere insieme i pezzi di una viabilità che ogni giorno rischia di sgretolarsi.
Eppure, non serve un ingegnere per capire che il nodo sta lì: nella totale assenza di una strategia. Perché a Ivrea si interviene solo quando il tubo esplode, quando l’acqua invade le strade, quando il danno è fatto. Un copione tristemente noto, degno della migliore commedia italiana. O, più correttamente, della peggiore.
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