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Guarda chi si rivede! Il gipeto sulle Alpi, è un trionfo per la natura

Nascita di Tajarin nel Parco Nazionale Gran Paradiso segna un successo per la conservazione della fauna selvatica

Il ritorno del gipeto

Guarda chi si rivede: il gipeto sulle Alpi è un trionfo per la natura

Sulle cime selvagge del Parco Nazionale Gran Paradiso, tra le rocce scoscese e le vallate ancora innevate, la natura ha sussurrato un piccolo miracolo. È nato Tajarin, un giovane gipeto, rapace maestoso e schivo che per oltre un secolo era scomparso dalle Alpi italiane. Una rinascita, non solo biologica ma simbolica, che racconta la forza della resilienza ambientale e il peso della responsabilità umana nella protezione della fauna selvatica. Tajarin è figlio della coppia Bucatino e Lasagna, i cui nomi – scelti con un’ironia tutta piemontese – nascondono un impegno scientifico serio, costante e silenzioso: quello dei guardaparco che da anni lavorano per restituire dignità e spazio a una delle specie più minacciate d’Europa.

Il gipeto, o Gypaetus barbatus, è un animale unico nel suo genere. Con un’apertura alare che supera i due metri e mezzo, non ha predatori naturali e non rappresenta un pericolo per l’uomo: si nutre di ossa, che lancia dall’alto su rocce per spezzarle e assorbirne il midollo. Un comportamento tanto spettacolare quanto utile per l’equilibrio ecologico delle montagne. Eppure, proprio per la sua imponenza, è stato oggetto di persecuzioni che lo hanno portato all’estinzione in Italia all’inizio del Novecento. Fantasmi, superstizioni e ignoranza: i nemici più pericolosi della biodiversità.

Il Gipeto

Il ritorno del gipeto è il frutto di anni di lavoro e coordinamento internazionale, che hanno visto il coinvolgimento di parchi, zoologi, volontari e istituzioni. Oggi, il Gran Paradiso ospita cinque coppie stabili, e per la prima volta tutte sono riuscite a portare a termine con successo la schiusa delle loro uova. Una notizia eccezionale, che fa di questo angolo di Alpi un punto nevralgico per la conservazione del rapace.

Ma il percorso è appena iniziato. Tajarin ha davanti a sé quattro mesi critici, in cui i genitori lo nutriranno, lo proteggeranno e lo prepareranno al volo. Intorno a lui, un silenzioso cordone di tutela: i nidi dei gipeti sono sorvegliati 24 ore su 24, perché basta un drone, un’escursione fuori sentiero o un rumore eccessivo per compromettere lo sviluppo del pullo. Il gipeto è un animale timido, la sua presenza è fragile come la neve che lo accoglie. Eppure, ogni battito d’ali è un messaggio: la natura può tornare, se l’uomo impara a fare un passo indietro.

La nascita di Tajarin è un racconto di speranza e rigore, di tenacia e conoscenza. Un invito a guardare oltre le paure e dentro l’equilibrio che ogni specie rappresenta. E mentre lui cresce, tra le rocce del versante piemontese, il suo nome – un omaggio ai sapori della terra – ci ricorda che la protezione dell’ambiente non è un lusso da élite, ma un gesto concreto, quotidiano, che parte dalla consapevolezza e arriva, forse, fino al cielo.

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